giovedì 10 gennaio 2008

No-global, disobbedienti e rapporto "etica-piazza" nelle sentenze inquietanti di alcuni giudici.

Ogni volta che ci interessiamo a Luca Casarini e ai suoi Colleghi no-global disobbedienti pensiamo e speriamo che sia l'ultima. Ci dà un certo fastidio parlarne ancora, ma il caso di cui ci occupiamo oggi è troppo importante per lasciarlo nell'ombra. E' noto ai lettori di questo blog che in queste pagine i no-global e i loro referenti politici sono mal visti. Il perchè è dovuto alla loro attività, che di pacifico non ha assolutamente niente, alle loro farneticanti dichiarazioni anti-sistema e alla concezione distruttiva che hanno in merito alla proprietà privata e a quella statale. Richiamiamo l'attenzione su questo ultimo aspetto perchè qualche giorno fa è uscita la sentenza di un giudice padovano, in merito all'accusa al disobbediente veneto di "blocco ferroviario dei treni, devastazione e violenza" da lui compiuti per una delle sue tante manifestazioni contro la politica americana in Iraq. Il giudice di Padova lo ha assolto dalle accuse. L'aspetto più paradossale della sentenza è tuttavia un altro, che la dice lunga sul modo di interpretare la giustizia dei nostri imparziali giudici italiani. In pratica il no-global veneto "pacifista" è stato assolto perchè, afferma la sentenza, "agì per motivi sociali", ottenendo così un gigantesco sconto che l'ha portato prima ad avere il minimo della pena (venti giorni) e poi a tramutare il tutto in una multa di poche centinaia di euro. Dunque, sembra che valga in questi casi l'equazione assurda: rompo per un milione di euro e pago con lo sconto solo 500 euro. Con questo ennesimo colpo alla fiducia dei cittadini nella giustizia, la magistratura entra nei "dettagli" della sentenza, introducendo il rapporto etica-piazza, nel senso che una violenza di piazza se è etica a giudizio del giudice non è più violenza ma tutela il libero pensiero politico del dissidente pacifista. La querelle potrebbe chiudersi qui ma è stupefacente la contemporaneità di un'altra sentenza a Roma di un tribunale che assolve l'ex consigliere comunale Nunzio D'Erme di Action (una associazione messa in piedi dal no-global laziale per occupare impunemente le case) dall'imputazione di associazione a delinquere per avere occupato ventisei immobili (ripetiamo ven-ti-se-i case, non un solo mezzanino) "per non avere commesso il fatto", dopo che il fatto è stato, naturalmente, commesso, e come! L'aspetto tragicomico di questa seconda sentenza è che l'associazione Action è stata presentata in Tribunale come una associazione lecita che tutela i bisogni e i diritti dei più deboli e che compie "azioni di solidarietà" per strappare dall'indigenza le vittime di speculatori e palazzinari. Conclusione. Abbiamo più di una volta rilevato che se si vuole rientrare nel novero dei paesi cosiddetti normali la prima azione politica di riforma che è necessario fare in Parlamento è la revisione del codice penale. Una volta di più siamo convinti che è urgente modificare in modo drastico le procedure penali per impedire ai giudici "buonisti" di fare scempio del senso comune. A nostro giudizio i violenti che impediscono il normale andamento dei pubblici servizi come le ferrovie e che requisiscono case private per darle ai loro fans politici sono da considerare rei di gravi delitti, sanzionabili con pene di molti anni di carcere. Perchè qui, la libertà di pensiero non ha proprio niente a che vedere. Semmai, hanno a che vedere gli atti di delinquenza che non vengono sanzionati! Altro che.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sono perfettamente d'accordo con Lei, caro Sig. Zeno. Queste sentenze creano smarrimento e senso di sfiducia nelle istituzioni e noi cittadini ci sentiamo sempre più vulnerabili e impotenti di fronte agli arroganti. Complimenti per il blog. Lucia

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