domenica 19 agosto 2007


Lo sciopero fiscale di Bossi: metodo o merito?


Il sindaco di Roma ha commentato bene la proposta lanciata da Umberto Bossi e ripresa da Silvio Berlusconi a proposito del cosiddetto sciopero fiscale. Ecco le parole del candidato leader del Partito democratico: «Dire che si fa uno sciopero fiscale per far cadere un governo, qualunque esso sia, equivale a dire che non c’è nulla che ci tiene insieme. Se passa questo principio, questo paese ha finito di esistere, oltre a farsi coprire dalle risate di tutto il mondo».
Ed è appunto l'aspetto ridicolo della faccenda che non può essere taciuto in questa circostanza. Non c'è alcun senso politico valido nella dichiarazione dell'ormai "andato" vecchio leader della ex-lega lombarda se non quello della provocazione. Quello che i leghisti non capiranno mai è l'aspetto comico e stravagante delle loro proposte. Dopo avere ricevuto una sonora batosta con il referendum sulla riforma costituzionale il leghismo lombardo si è buttato sul grottesco e sulla sfida provocatoria. E come al solito il "cagnolino" Berlusconi si è accodato all'amico lombardo. I due vogliono riportarci all'età dei Comuni, costringendo gli italiani a scegliere tra Guelfi e Ghibellini, e a creare tante republichette delle banane. La morale è che, purtroppo, a coprirsi di ridicolo non sono solo i due della "banda Bassotti" ma è un intero paese che ha tra i suoi abitanti tante persone serie. Povera politica italiana!

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