martedì 17 maggio 2005


Referendum e voto.

Questo referendum sta diventando sempre più complicato e inizia a innervosirci. Non ne sentivamo proprio il bisogno. Non si doveva fare. Sarebbe stato molto meglio che non fosse mai stato proposto. A noi ci basta il Parlamento, perché è li che i nostri parlamentari devono esercitare il mandato, legiferando con consapevolezza. E invece no! Un gruppo di scocciatori inopportuni, chiamati radicali, ci hanno incastrato, costringendoci a prendere una decisione che nel migliore dei casi non sarà indolore. Come se in questo paese non ci fossero altri problemi, altrettanto se non addirittura più importanti, come la disoccupazione, la recessione, la delinquenza, il futuro non proprio rosa, ecc.. A complicare la situazione, poi, si sono messi da una parte le ideologie laiciste e dall’altra i dogmi cattolici. E noi, terzi, poveretti, stretti tra incudine e martello, ne stiamo subendo le pressioni, e che pressioni! Ne sta uscendo una miscela esplosiva in cui tutti non sono d'accordo con nessuno. Si ripete la solita musica, tipica di questo paese: sinistra contro destra, laici contro cattolici, cambiamento contro tradizione, guelfi contro ghibellini. Dunque, mettiamo un po’ d’ordine nella faccenda e tiriamo le somme una volta per tutte, naturalmente "in our opinions". Sebbene con molti dubbi e tante incertezze, abbiamo deciso la nostra posizione. In primo luogo andremo a votare. E’ un segnale chiaro di assunzione di responsabilità politica che non ammette ripensamenti. Finora non abbiamo mai perduto una sola elezione e ne siamo orgogliosi. In secondo luogo, nell’urna metteremo quattro schede, tutte con un no sofferto, perché siamo dell’opinione che qualche si ci poteva stare e che sarebbe stato anche opportuno. Con molti dubbi e tanta incertezza abbiamo così stabilito che questa decisione è la meno peggio. Se non altro, lascia la strada alla possibilità futura di cambiare la legge in Parlamento, con i dovuti miglioramenti, in modo da evitare traumi di irreversibilità dovuti a una eventuale bocciatura referandaria della legge. Perché quattro no? Il discorso sarebbe lungo e non abbiamo intenzione di tediare nessuno. Brevemente, diciamo che questo paese non può permettersi di intraprendere la strada spagnola del laicismo esasperato, perché questo paese non è maturo a queste decisioni. Un paese che vive all’insegna della violenza negli stadi, che subisce manifestazioni violente da una larga fetta del suo elettorato, un paese che è caratterizzato da una delinquenza istituzionale che non si riesce nemmeno a scalfire (mafia, camorra, ecc..), in cui la serietà è considerata un bersaglio da lapidare con sistematicità e piacere trasgressivo di tutti, bocciare l’attuale legge, imperfetta, sarebbe dare corda alla politica del far west, della deregulation, del fai da te, dell’ordinazione dei figli in provetta da ritirare al supermercato. E questo non ci piace. In modo più analitico diciamo che per ogni referendum esistono pro e contro. Ognuno si orienta come vuole. A noi l’idea di inseminare nostra moglie con un seme proveniente da terzi, magari da un biondo svedese o da un macho cubano, non ci piace. E a maggior ragione non ci piace se a subire la decisione sono i nascituri che non hanno la possibilità di opporsi perchè sono i più deboli. E poi, con tutti quegli sventurati bambini soli, poveri, affamati che esistono nel terzo e quarto mondo ci sembra un delitto ricercare il figlio “eterologo” con gli occhi azzurri. No! Proprio non ci siamo. Voteremo quattro no. E basta.

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