giovedì 19 maggio 2005


Richiesta di dazi e incapacità del “Sistema Italia”.

Sul problema della richiesta di dazi anticoncorrenza da applicare alle merci cinesi vogliamo spendere una parola per chiarire un po’ come stanno veramente le cose. E’ un dato assodato che le merci e i manufatti cinesi sono a basso costo. Sappiamo che la ragione di tutto questo è da ricercare lungo due direttrici. La prima è il basso costo del lavoro in Cina, che è la conseguenza dei minimi salari che gli “industriali” cinesi pagano ai lavoratori di quell’immenso e sterminato paese asiatico. Non c’è ombra di dubbio che questo fatto è un vantaggio notevolissimo per l’industria cinese. Ma i sapientoni di economia e politica ci scusino. Durante il boom italiano degli anni ’50 e ’60 non è stato così anche per l’Italia? Con che tipo di salari venivano retribuiti i lavoratori immigrati meridionali a Milano, Torino, ecc.. per far funzionare a pieno ritmo le industrie milanesi e torinesi? Con salari bassissimi. E nessuno si è mai lamentato. Perché adesso si recrimina gridando allo scandalo per ciò che in quegli anni ci consentì di far gridare al miracolo economico qui in Italia? Dunque, la richiesta di questi dazi è irricevibile, manca totalmente di buon senso e costituisce un elemento di confusione nel panorama economico del paese. Ma vi è una seconda ragione, non inferiore alla prima, che sta permettendo alla Cina di essere un caso eccezionale nelle esportazioni. E questa seconda ragione non ha niente a che vedere con il giudizio, roso dall’invidia, che molti industrialotti e politici nostrani danno delle capacità imprenditoriali dei discendenti degli antichi mandarini. Brevemente, è onesto riconoscere che i cinesi sono diventati bravi. E la bravura che hanno sviluppato nel campo della ricerca, della scienza e della tecnologia, in questo ultimo decennio, costituisce il premio per l’impegno, la serietà e la dedizione con i quali hanno lavorato in tutti questi anni. Praticamente i cinesi hanno sostituito gli europei nel campo dell’utilizzo, per fini industriali, delle conoscenze, competenze e capacità, nonché del know how che erano prima prerogative della società occidentale europea. Molti politici ignoranti, rozzi e approssimativi, di sinistra e di destra, non hanno capito che sono finiti i tempi d’oro della liretta svalutata e a buon mercato. Ma, soprattutto, non hanno capito che è finito il carnevale dell’improvvisazione e dello statalismo, in cui noi italiani abbiamo finora primeggiato. Adesso quello che conta è il saper fare squadra, ricerca, progetti, piani di lavoro di altissimo livello concreti ed efficaci. La scuola cinese, per esempio, in questi ultimi anni sta sfornando centinaia di migliaia di studenti in possesso di altissime capacità scientifiche, in grado di pensare, comunicare e agire con grande determinazione e competenza per produrre progetti di alto profilo, brevetti e modelli che fanno meravigliare il mondo scientifico mondiale. Certo, la scuola cinese non è la nostra. Quella italiana è ormai diventata una scuola assistenziale, che non aiuta più le menti e i cervelli dei nostri giovani ma li appiattisce sul vago, sul nulla, insegnando loro diritti inutili (come per esempio quelli che esaltano il rito vuoto e buono a nulla delle assemblee di Istituto che sono diventate autentiche corse alla vacanza e al perdere giorni di scuola) e doveri inesistenti. E a fronte di un Governo che ha nel suo beffardo Ministro della Pubblica Istruzione il motore dell’abbassamento della qualità della scuola liceale italiana si nota un altro gruppo di responsabili di partito della sinistra che si dimenano in un vuoto di idee pauroso. Mentre in Italia si costringe a far convivere i nostri giovani più promettenti con i mediocri che superano l’anno scolastico con il trucco della promozione virtuale (la famosa promozione con il debito), gli studenti cinesi studiano fisica, chimica, meccanica, biologia, scienze della Terra in modo serio, con impegno e spirito di sacrificio. Dopodiché le Università laureano soggetti prestigiosi dalle mille e una capacità con le quali questo straordinario e vitale paese sta mettendo le economie delle nazioni occidentali alle corde. Dunque, smettiamola con le lagne dei dazi e riconosciamo che siamo nelle mani di politici inetti e incapaci, di maggioranza e di opposizione, che sono coloro che hanno portato il paese alla recessione. Viene bocciato, senza appello, il Sistema Italia, che è da considerare adesso lo specchio della mediocrità di una classe politica inetta e incapace che pensa solo alle poltrone. Altro che dazi!

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