mercoledì 26 novembre 2008

Cattivi maestri e ... vogliamoci bene.

Vladimir Luxuria vince un premio televisivo e il Vaticano informa che nessun Papa ha mai condannato Galileo. Cos’hanno in comune queste due notizie? Sono entrambe sconvenienti, puzzano di buonismo e nascondono qual è il vero problema. Noi non abbiamo nulla contro l’ex parlamentare di Rifondazione Comunista, né contro lo “scoppio” della pace tra la Chiesa Cattolica e la figura di Galileo Galilei. Ma se le notizie hanno un senso e se non vengono strizzate ben bene per far emergere cosa si nasconde sotto, vuol dire che si fa cattiva informazione o, peggio, si nasconde un pezzo di verità. Caso Luxuria. Il problema non è il personaggio Luxuria in se che, detto tra noi, non interessa per niente. Il vero problema è il tipo di televisione e il modello culturale di TV di Stato che si vuole imporre agli italiani. Vertici RAI nominati da politici da strapazzo di maggioranza e opposizione continuano imperterriti a far sfornare alla televisione di Stato una sbagliatissima e offensiva modalità di fare televisione, che è esattamente il contrario di quella che il servizio pubblico con canone dovrebbe fare. La tv dei reality e dei programmi popolari salottieri, dove si riesce a far emergere il peggio dell’animo umano, con una modalità di comunicazione che è semplicemente vergognosa, sia dal punto di vista del rispetto della lingua, sia sul piano della cultura vera e propria, è una proposta demenziale di televisione che fa un male incredibile alle coscienze degli italiani tutti, giovani e meno giovani. Caso Vaticano. I vertici vaticani hanno probabilmente capito l’errore e il danno di immagine prodotti dalla Chiesa cattolica su se stessa da quasi quattro secoli di testarda politica dello struzzo, tesa a nascondere la grave decisione di incriminare e condannare il grande vecchio della scienza italiana: quel Galileo Galilei che tutto il mondo ci invidia. Mai un solo prete, vescovo, arcivescovo, cardinale e papa ha sostenuto in tutte queste centinaia di anni le ragioni di Galileo. La condanna all’esilio e la detenzione ad Arcetri del vecchio scienziato, comminate dal Tribunale della Chiesa cattolica del tempo, è un macigno che pesa terribilmente sulla testa di una gerarchia che lentamente e faticosamente comincia a prendere atto della impossibilità di continuare a negare l’evento così come si è manifestato. E cosa si inventa il Vaticano? Una dichiarazione ufficiale che nega l’esistenza di un qualsivoglia documento firmato da un Papa che mostri la condanna di Galileo. Come dire, siccome non esiste un documento firmato da un Papa allora vuol dire che non ha senso discutere di un evento “fantasma”. E oplà, risolto l’inghippo. Si vuole dire questo? Ma non è più facile riconoscere l’errore, aprire i segreti contenuti negli archivi, farli consultare dagli storici e prendere atto che il fatto non si deve ripetere più, magari inventandosi un premio alla cattolicissima scienza galileiana da attribuire a uno scienziato che fa con i propri studi il bene dell’umanità?

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