lunedì 24 novembre 2008

Aristotele non ebbe bisogno del computer. Tu che leggi questo post si.

La cultura contemporanea è in crisi. Questo è un dato di fatto. Se si è curiosi non rimane altro che chiedersi perché. Una possibile risposta è che la società contemporanea ha fatto di tutto per perdere il sapere unitario. La vita del mondo agli inizi del XXI secolo è come spaccata in due universi antitetici che fanno di tutto per non riconoscersi l'un l'altro e parlano con vocabolari differenti. I due linguaggi sono quelli relativi all’asse umanistico e all’asse scientifico. Insomma, c’è in atto una ostilità tra umanesimo e scienza che non porta cose buone. In Italia la dicotomia è esasperata di più e sono quotidiani gli attacchi alla scienza che vengono da diverse fonti. Attaccano a testa bassa le Chiese con le loro religioni, la politica, i centri di potere legalizzati e segreti perché temono che se fossero superati gli steccati e le incomprensioni tra le cosiddette due culture, la scientifica e l’umanistica, sarebbero guai per loro e per i loro interessi. Un esempio? Eccolo: i controlli critici ai centri di potere. Saper controllare criticamente i risultati e le metodologie adoperate da chi ci governa, dai politici, dagli industriali e dai centri di potere in generale è fondamentale nella società moderna. La ragione sta nel fatto che la sinergia tra cultura umanistica e cultura scientifica potrebbe creare un forte controllo critico sulle fonti di rischio per la vita sociale e politica delle popolazioni nel mondo. Viceversa, settorializzando il sapere e, soprattutto, fratturandolo si riesce a dividere e a minimizzare i controlli. D’altronde, una delle massime dell’Impero romano per garantire il potere di Roma nel mondo era: “dividi et impera”. Questa analisi impietosa è la conseguenza di due aspetti. La scuola italiana è ormai incapace di formare correttamente e adeguatamente le menti dei nostri giovani non solo perché ci sono deficit di professionalità nei suoi operatori, insegnanti e dirigenti scolastici, ma soprattutto perché è impreparata a una educazione che veda discipline scientifiche e umanistiche concorrere armoniosamente allo sviluppo della personalità dei giovani. Nel mondo della scuola liceale italiana un insegnante di Latino e Greco e un docente di Matematica e Fisica sono degli estranei a tutti i livelli. Non parlano e non si intendono. In secondo luogo manca ancor oggi, dopo decenni di possibili riflessioni, una risposta alla straordinaria domanda che pose alla società mondiale il libro di Charles Snow, Le due culture. Nel maggio del 1970 uscì in Italia, con i tipi di Feltrinelli, il libro con la prefazione di Ludovico Geymonat, il quale diceva che “nessuno può essere, oggi, così cieco da non rendersi conto che l’esistenza di due culture, tanto diverse e lontane una dall’altra quanto la cultura letterario-umanistica e quella scientifico-tecnica, costituisce un grave motivo di crisi della nostra civiltà; essa vi segna una frattura che si inasprisce di giorno in giorno, e minaccia di trasformarsi in un vero muro di incomprensione, più profondo e nefasto di ogni altra suddivisione”. Come uscirne? La separazione delle due culture pone problemi immensi alla società, tra i quali v’è il difficile e complesso problema dell’adeguamento della scuola ai nuovi mezzi di comunicazione, la televisione, internet, la telematica per far si che questi ultimi svolgano coscientemente un ruolo oltre che informativo e d’intrattenimento, anche educativo con l’efficacia delle possibilità comunicative che essi comportano di immediatezza e di presa diretta su chi legge, ascolta e vede. Sfortunatamente, più abbiamo bisogno di integrazione fra le due culture e più i responsabili politici del nostro paese sembrano sordi, totalmente incapaci di mettere mano a progetti di volontà di un sapere unitario e armonico. Pertanto, il futuro che ci attende non è dei migliori. Purtroppo.

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