giovedì 6 novembre 2008

Il Diritto: una scienza o un mito?

Non offendere mai i sentimenti più profondi degli altri. E’ questa una massima che abbiamo sempre rispettato. Pensiamo che tutti gli esseri umani del mondo possono e debbono essere criticati, ma che essi hanno anche l’analogo diritto di essere rispettati, soprattutto nelle convinzioni personali più profonde. Per questo non abbiamo mai offeso chicchessia. Non abbiamo mai offeso i credenti di qualunque fede religiosa, non abbiamo mai offeso i cittadini che votano qualunque partito politico, né coloro i quali hanno il colore della pelle differente o appartengano a razze e/o sessi differenti. Questo però non significa che noi non abbiamo il diritto di critica. Anzi. In questo blog, per esempio, il Vaticano e la Religione cattolica sono state alcune volte un bersaglio politico in cui abbiamo esercitato il nostro diritto di critica. Lo stesso per il partito di Berlusconi e di quello di Veltroni. Oggi vogliamo promuovere una critica (facile in verità) contro la magistratura o, meglio, contro la cosiddetta “scienza giuridica” che a nostro parere di scienza ha veramente poco, almeno nel senso classico del termine. La ragione è che la casta dei magistrati ha enormi responsabilità nel “fare” giustizia e spesso ha preso provvedimenti al limite della sopportazione umana. Ecco una perla che vogliamo raccontare e che la dice lunga sull’idea che il Diritto è una scienza. I giornali hanno dato rilievo a un fatto curioso avvenuto negli Stati Uniti che mette in luce un’idea balzana della giurisprudenza. Qualche mese fa un Signore, certo Ernie Chambers, senatore del Nebraska, voleva portare Dio in tribunale per ragioni che a suo parere attengono alla diffusione sulla Terra da parte divina di paure, guerre, terrore, etc. Il giudice ha respinto la richiesta di avvio di un procedimento con la singolare motivazione che ”l’Onnipotente” non ha indirizzo. Cioè, la ragione giuridica per la quale non si può processare Dio da un tribunale umano è che “è impossibile notificare l’atto di accusa perché non esiste un indirizzo ufficiale dell’accusato”. Lasciamo perdere gli sviluppi della singolare e bizzarra richiesta, sostenuta dall’avvocato difensore del senatore statunitense che ha tentato di fare appello perché se Dio è, come dicono, onnisciente allora è inutile avere o meno l’indirizzo di residenza e passiamo alle conclusioni che, come al solito, sono basate sulle nostre opinioni. La scienza giuridica ha chiuso il problema sopra citato non con la motivazione che ci si sarebbe aspettati dicendo che essendo il Diritto una cosa seria il querelante non aveva il “diritto” di far perdere tempo alla giustizia. Perché di questo si tratta. In migliaia di cause nei tribunali, soprattutto in Italia, si impiegano anni per decretare se un querelante può querelare o meno la controparte perdendo tempo prezioso, sprecando energie e deridendo l’idea stessa di “scienza giuridica” a causa di processi che durano anni e anni. La poca serietà sta nella incapacità della giustizia di tutelare i più deboli nei processi perchè non delibera in tempi brevi. L'unica Scienza che consideriamo tale è quella il cui metodo è stato inventato da Galileo agli inizi del '600. Per essere chiamata tale la scienza galileiana deve soddisfare tre requisiti: essere quantitativa (contano solo i numeri), esplicativa (contano solo le spiegazioni che utilizzano la Logica e la Matematica) e predittiva (debbono essere possibili le previsioni) altrimenti non è scienza. L’idea che il processo a Dio non si possa fare perché non si conosce il suo indirizzo è la peggiore delle idee possibili per far passare il messaggio che il Diritto è una scienza. E’ solo esercizio inutile di distruzione di intelligenza umana, di inutile perdita di tempo e fattore di perenne ingiustizia a favore dei più potenti e dei più ricchi. Nella giurisprudenza i tre fattori epistemologici sopra riportati non hanno diritto di cittadinanza perchè l'anarchia delle sentenze manda all'aria il concetto stesso di scienza. Dov’è andata a finire la saggezza di un Salomone che in pochi minuti riusciva a convincere le parti della bontà della sua sentenza? Almeno quella di Salomone aveva il pregio di essere saggia. Quella attuale non ha neanche questo. Ahi, Giustizia, sei madre non di fatti ma di miti. Altro che scienza.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

caro zeno,trovo un pò semplicistico e riduttivo da un uomo di scienza come lei che utilizza la logica come esame della realtà, ritenere la giurisprudenza un mero artifizio,quasi un sofisma social-politico fuori dalla logica,come si evince dalle sue parole, di cui faremmo volentieri a meno, e di cui non ci sarebbe bisogno o addirittura paradossalmente,da riformare in senso biblico visto il suo richiamo a salomone.prima di tutto il passo di salomone evince piu che un senso di giustiza,l'amore di una madre per un figlio che va oltre le controversie umane.pensi lei se per una causa relativa ad un affidamento o a un riconoscimento di un figlio si rendesse la vita di un uomo disponibile.sarebbe assurdo è chiaro.quindi fermo restando che la giustizia processuale di oggi andrebbe riformata in senso minimalista,abrogando quindi modalità e tempi di leggi processuali sia civilistiche che penalistiche ipergarantistiche che contrastano con lo scopo della cetezza del diritto e dell'eventuale pena non per questo noi consociati, dobbiamo rinunciare al processo come garante della risoluzione delle controversie umane visto che la giustizia fai da te è molto molto pericolosa.

Anonimo ha detto...

Caro Marco,
intanto grazie per il suo commento critico. Ho sempre sostenuto che è meglio ricevere una forte critica che cento adulazioni. Dunque, le sono grato per il suo interesse al post da me scritto e veniamo al contenuto della sua critica. Sono d'accordo che il mio post possa sembrare un po' riduttivo e semplicistico. In effetti l’intento era quello di portare all'attenzione dei miei cinque lettori tutto lo sconcerto e l’incredulità dei cittadini di questo paese a proposito di alcune sentenze della nostra magistratura che con decisioni spesso incomprensibili, ripetutamente inspiegabili e al limite provocatorie disorientano il cittadino facendogli perdere la fiducia riposta in questo potere costituzionalmente protetto. Dunque, se un messaggio riduttivo e semplicistico può conseguire lo scopo di far venire alla luce alcune contraddizioni e più in generale fare chiarezza sulle ragioni dei perché di una situazione di questo genere allora ben vengano la semplificazione e la riduzione delle idee. “Il fine giustifica i mezzi” diceva il buon Niccolò Macchiavelli. In verità il mio messaggio è più complesso di quel che sembra a una prima analisi superficiale, perché c’è tra le righe il desiderio di vedere realizzata la finalità della Giustizia (con la G maiuscola) che, molto spesso, non coincide con quella della giurisprudenza, la quale non ha come referente i bisogni del cittadino ma la il sapere come tale, che pomposamente si fa chiamare “scienza giuridica”. Sul significato da attribuire al sostantivo “scienza” forse lei e io non concordiamo. La ragione può essere dovuta al fatto che mentre io attribuisco al termine scienza l’idea di un sapere fondato sui canoni galileiani della predittività, della esplicatività e della quantità matematicamente sempre esatto e giusto lei molto probabilmente si adegua ai canoni della “filosofia giuridica” che com’è noto nel tentativo di introdurre scientificità e logica è costretta a soddisfare l’esigenza dovuta alla particolare struttura interna della disciplina che la allontana dalla precisione. Questo fa si che molte sentenze giurisprudenziali dovendosi sintonizzare artificiosamente a canoni logici e scientifici artificiosi che tengano conto dei cambiamenti delle società e dei sistemi sociali perdano di vista il cosiddetto “sociale”, cioè la vita comune dei cittadini e siano pertanto anni luce distanti dai desiderata della gente. Mi scuserà se sono costretto a sintetizzare in pochi periodi una querelle che probabilmente esperti del diritto affronterebbero con spazi e tempi di tutt’altra consistenza. Un esempio per tutti. Si verifica spesso che sullo stesso tema giudiziario due tribunali diversi, con collegi giudicanti composti da giudici differenti, arrivino a conclusioni e sentenze differenti. Com’è possibile che si possa verificare una situazione del genere quando si sottintende che la matrice teorica della disciplina in esame sia una scienza? Se fosse realmente una scienza, con matrici, procedimenti, protocolli e metodologie di tipo scientifico un paradosso del genere non si dovrebbe mai verificare. E invece si verifica e spesso. Certo, sono al corrente che nel tempo gli studiosi di giurisprudenza abbiano creato un sapere molto convincente sul piano della struttura interna e della sintassi disciplinare, ma poco esplicativo sul piano dei bisogni della gente. Non dimentichiamo mai che il referente di ogni processo è “Il Popolo Italiano” e non un vago soggetto di “La Scienza Giuridica”. Non discuto che i libri, le discipline, gli insegnamenti dei corsi universitari a giurisprudenza siano, come si suol dire dal punto di vista dei curricoli, a prova di bomba. Io discuto i risultati, che spesso sono fuori logica, ingiusti e, fatto più grave, incoerenti. Non è colpa mia se questa magistratura, con questo sistema giuridico non è in grado di dare al paese giustizia, con sentenze adeguate alle finalità. Mi permetta poi di dissentire su alcune sue affermazioni gratuite. Io non ho mai detto che ritengo la giurisprudenza “un mero artifizio social-politico”. Così come io non ho mai detto da alcuna parte che “dovremmo rinunciare al processo come garante delle controversie umane”. Addirittura lei afferma che “la giustizia del fai da te è molto pericolosa” facendo intendere subdolamente e goffamente che io abbia fatto capire da qualche parte che sarei un Robespierre della ghigliottina. Non è corretto da parte sua adoperare la deduzione in maniera molto allegra. Manipolare il vero senso e i limiti dei ragionamenti degli altri è cosa scorretta. La verità è che oggi in Italia non c’è un solo cittadino contento dei propri giudici e del proprio sistema giuridico. Molta gente preferisce accollarsi spese personali, nonostante sappia di essere nel giusto, pur di non adire le vie legali. Ci deve essere un motivo, o no? Si faccia la domanda e poi risponda da sé.
Cordialmente.

Anonimo ha detto...

carissimo zeno mi dispiace molto che le mie parole siano apparse provocatorie ed offensive visto che tutt'altro era il mio intento.la stima che nutro per un uomo di scienza come lei che accetta di mettersi in discussione con noi amici del blog mi ha spinto a scriverle con veemenza ad una posizione che io non ritenevo soddisfacente per chi come lei insegna scienza.proprio su quest'ultimo punto volevo soltanto specificare che a mio avviso le incoerenze o le anomalie che puo avere un sistema giuridico deriva dal fatto che il legislatore fa scelte sulla base di criteri che naturalmente evadono il campo da lei circoscritto.proprio perchè parliamo di leggi storiche, quindi contingenti ,quindi fondate sulle esigenze sociali in continua evoluzione.la matematica e la fisica descrivono il mondo cosi com e: non è il mondo che analizza l'uomo ma è l'uomo che analizza il mondo.il diritto invece analizza l'uomo va incontro a lui e pone le leggi a suo favore per esplicare al meglio la sua personalità.da questo si evincono i disagi le intuizioni le anomalie le incertezze del diritto da lei criticato.la saluto cordialmente rinnovando se cosi le è parso le mie scuse.

Anonimo ha detto...

Carissimo Marco,

le scuse non doveva porle lei a me, ma io a lei per essermi fatto prendere dall'irritazione di non essere stato in grado di farmi comprendere. Detto questo, sono consapevole che il Diritto e la Scienza hanno aspetti in comune e aspetti che li separano. Nel mondo della scienza dominano incontrastate le Leggi Fisiche che, dal punto di vista classico, sono deterministiche e causali nel senso che SODDISFANO SEMPRE il nesso causa-effetto. Noi non vedremo mai un fenomeno di fisica classica che evolve secondo anomalie o, peggio, stranezze. E’ bello sapere prevedere con certezza che il pianeta Terra orbiterà sempre alla stessa maniera intorno al Sole e ogni anno in un certo periodo la notte si vedranno sempre le stesse costellazioni. Qui nessun Giudice potrà mai farci vedere in inverno la costellazione estiva della Lira con la stella Vega luminosissima nel vertice del triangolo estivo, mentre è facile vedere un giudice che assolve un delinquente con una motivazione diametralmente opposta a quella di un altro giudice che ha condannato un analogo lestofante. Nel mondo del Diritto dominano in teoria le Leggi Giuridiche che pur essendo deterministiche e causali NON SODDISFANO SEMPRE lo stesso nesso causale. Dunque, i due aspetti dell’indagine della realtà non sono equivalenti perché alla base della loro filosofia della conoscenza ci sono due idee di scienza che sono dissimili. Tutto qui. Questo è quello che penso. Comprendo che il non essere accettati nell’alcova della scienza possa non far dormire sonni tranquilli non significa che il Diritto perde qualcosa. La sua importanza è evidente nella vita degli esseri umani. L’alternativa sarebbe l’anarchia e la legge della jungla, che sono inammissibili e inaccettabili. Anche l’Astrologia fa polemiche perché pretende che vuole essere chiamata Scienza Astrologica. Ma di galileiano non ha proprio nulla. La polemica con questi ultimi è sempre di attualità. Diritto e Scienza hanno anche analogie come per esempio il concetto di Legge, di logica deduttiva e induttiva e altro ancora. Un caro saluto e si faccia sentire quando vuole.

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