Mancano meno di quattro giorni all'allargamento dell'Unione Europea. Fra 96 ore si passerà da 15 a 25 Paesi. Un sogno! Una meraviglia della storia. Uno straordinario momento di soddisfazione e di entusiamo per l'obiettivo di unità che si riesce a cogliere nell'avvenimento. Personalmente sono coinvolto con profonda e intensa emozione all'evento, che ritengo costituisca, come è scritto sul portale dell'Unione Europea, "una delle opportunità più importanti dall'inizio del 21° secolo". Ed è vero. E' palesemente vero. E' straordinariamente vero. Mi rende felice. Molte sono le ragioni per essere contento di tutto questo. Ragioni storiche, politiche, geografiche, economiche, culturali. Ragioni che rafforzano la memoria, aggregano le aspirazioni dei vari cittadini, consolidano le radici comuni, richiamano le tradizioni, i profondi legami che esistono tra tutti gli abitanti di questo importantissimo e straordinario posto geografico del pianeta che è l'Europa.
Fin da piccolo mi piaceva vedere sulle automobili, nella parte posteriore del veicolo, quell'adesivo di colore blu sul quale vi erano scritte quelle due magiche vocali EU. Europa Unita. E subito quell’auto mi sembrava improvvisamente amica, simpatica. I suoi passeggeri li guardavo con piacere, come quando si vedono vecchi amici con i quali si condividono aspirazioni, ideali, progetti, sogni. E mi sentivo pervadere da una corrente di amicizia, da una tensione affettiva intensa. E mi sentivo bene. Il perché lo scoprii più tardi, quando con coscienza più critica, con gli studi storici e politici mi resi conto di quanto noi italiani eravamo legati da una prospettiva di unità con tutti i popoli europei, anche di “quelli dell’Est” di “Oltrecortina”. Li chiamavamo così in passato. Nonostante tutto, nella diversità apparente degli stili di vita, dell’abbigliamento, delle lingue vi erano momenti di unità in cui li ammiravo. Quando vi erano le gare olimpiche e potevo osservare con meraviglia le straordinarie abilità degli atleti del Patto di Varsavia, Vera Caslavska, Irina Rodnina, ecc.. quando ascoltavo i loro inni ufficiali, quando li vedevo disponibili alle domande dei telecronisti allora vedevo delle belle persone, semplici, facce pulite, oneste, che non avevavo nulla della cattiveria imposta loro dal ‘sistema comunista’ e pensavo come potesse essere bello se un giorno tutti saremmo stati insieme, uniti, orgogliosi di essere europei anche se cechi, irlandesi, ungheresi, lussemburghesi, polacchi, tedeschi, sloveni, belgi, slovacchi. E quando ascoltavo gli inni di questi paesi, la loro straordinaria musica mi commuoveva tanto, e scoprivo nei miei occhi la presenza di qualche lacrima. Allora pensavo come sarebbe stato bello se un giorno tutti fossimo stati uniti, insieme, spagnoli e lituani, portoghesi ed estoni, olandesi e lettoni. I greci e i ciprioti, i maltesi e i francesi, gli inglesi e gli austriaci, i danesi e i finnici insieme agli svedesi mi sembravano più vicini, perché più ‘occidentali’. Sono consapevole che quello del 1° Maggio 2004 è un evento straordinario, memorabile, per niente diverso da quando un popolo nella sua storia conquista la propria unità nazionale. Ho la speranza che l'Unione Europea possa diventare un giorno uno stato vero, come gli USA, in cui le nazioni siano concepite semplicemente come regioni. Mi piace ricordare i cosiddetti "criteri di Copenhagen", secondo i quali si può diventare membri dell'Unione Europea a condizione che il possibile membro deve:
-essere una democrazia stabile, che rispetta i diritti umani, il principio di legalita' e i diritti delle minoranze;
-adottare un'economia di mercato funzionante;
-adottare le regole, le norme e le politiche comuni che costituiscono il corpo della legislazione dell'UE.
Che straordinario fatto è codesto. Richiamare a tutti i cittadini e ai loro governi che essere membro dell'Unione significa lavorare per la democrazia, rafforzare i diritti umani, rispettare i principi della legalità e della dignità umana, condividere i valori dei sistemi parlamentari, il rispetto dei diritti delle minoranze facendole sentire a casa propria sebbene in una comunità più vasta che aggrega e unisce e non disperde e divide è un sogno. Un sogno lungo una vita. Ricordo da bambino quando avevo dieci anni che sentii parlare dei fatti di Ungheria e della repressione sovietica in quel paese che oggi aderisce a pieno titolo all'Unione Europea. Mi sembrò una nota stonata. Avevo dieci anni e non capivo la politica, ma avvertivo che non doveva essere una bella cosa. Quali brutte sensazioni provai nel 1968, quando in una mattinata di Agosto, da studente universitario, sentii parlare di carri armati sovietici che avevano represso nel sangue a Praga la rivoluzione di velluto cecoslovacca. In quei giorni mi sentii pieno di sconforto, di sfiducia, di avvilimento. Vedevo il contrario di quello che avrei voluto vedere. E quando Jan Palach si dette fuoco vivo mi sentii piccolo piccolo, triste, demoralizzato per la perdita di prospettiva e di separazione che tutto questo produceva. Ma oggi è diverso. Oggi sono felice. Questo è il momento dell'allegria, della gioia, della festa. Il 1° Maggio comprerò una bella bottiglia di vino siciliano, rosso, forte, come quello di Carone, e berrò alla salute di tutti i cittadini della Nuova Unione. E nel vino vedrò le radici della civiltà che mi ha visto crescere nella consapevolezza che essere cittadino europeo significa per me una delle cose più belle della mia vita. Grazie Europa. Non ti dimenticherò mai. Ciao.
martedì 27 aprile 2004
Meno quattro all'allargamento per un'Unione Europea più grande.
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