A proposito dei prevaricatori che perorano le cause sbagliate.
In data 20 agosto 2003 è stato emesso un comunicato, chiamato precisazione della Presidenza della Repubblica sul caso Sofri, con il quale il Presidente della Repubblica, a proposito di alcune dichiarazioni dell'Onorevole Marco Pannella sul caso Sofri, ha precisato che "gli Uffici del Quirinale non hanno mai sostenuto che, ai fini della concessione della grazia, sia indispensabile la domanda del soggetto interessato o degli altri soggetti abilitati: infatti, l'art. 681, comma quarto, del C.P.P. prevede espressamente che la grazia può essere concessa anche in assenza di domanda o di proposta (dell'ufficio del magistrato di sorveglianza)".
Vero. Effettivamente le cose stanno così. Sono d'accordo con il Presidente della Repubblica. Tuttavia, vi è a tal proposito da evidenziare una piccola riflessioncina che dovrebbe essere portata a conoscenza di tutti, e cioè che se è vero che per avere la grazia non è necessaria la domanda dell'interessato, non si è mai visto in nessun posto dell'intero sistema planetario che venga concessa la grazia a chi si rifiuta di fare la domanda. Desidererei che fosse chiaro il fatto che una cosa è che un condannato non presenti la domanda e faccia silenzio (magari perchè si vergogna di che cosa ha fatto), un'altra cosa è che lo stesso condannato rifiuti esplicitamente di presentare la domanda e che faccia di questo rifiuto una bandiera affermando che lui rigetta categoricamente l'idea di presentare la domanda e ritiene che debba essere lo Stato a dargli la grazia senza che lui la chieda.
Per persone normali che pensano e ragionano in maniera normale la polemichetta potrebbe chiudersi qui. E invece no. Cosa succede infatti a questo punto? Da parte dei prevaricatori si monta ad arte un chiasso assordante, con scioperi della fame e della sete, dicendo che chi non la pensa con il pensiero unico di dare la grazia comunque e in ogni caso, come se la avesse prescritto il medico, allora o è fascista oppure è un forcaiolo. Complimenti a tutti quelli che la pensano così. Avrei voluto vedere come si sarebbero comportati gli stessi individui che vogliono a tutti i costi liberare il detenuto condannato con sentenza definitiva se avessero avuto un familiare ucciso come il Commissario Calabresi. Sono convinto che l'ipocrisia che caratterizza i loro comportamenti si sarebbe sbriciolata subito mettendo in evidenza una sete di vendetta al cui confronto la richiesta dei familiari delle vittime sarebbe considerata altruismo. Invece i familiari del Commissario Calabresi hanno dato una vera lezione di stile, di dignità e di umanità. Si può ben dire che sono persone eccezionali, mentre il pensiero unico di sinistra, come al solito, sta facendo la figura del pirla, in quanto se ne infischia del giudizio delle vittime. Complimenti per la lezione di moralità e per la solidarietà mostrata ai più deboli, cioè agli assassinati. Tanto, diciamo come stanno veramente le cose, a costoro interessa salvare chi ha ucciso e non chi è stato ucciso.
mercoledì 14 aprile 2004
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