venerdì 23 dicembre 2011

«Realismi socialisti». La pittura al servizio della politica.

Roma. Palazzo delle Esposizioni. 11 ottobre 2011 - 8 gennaio 2012. Titolo della mostra: “Realismi socialisti. Grande pittura sovietica 1920-1970. Aleksander Rodčenko”. Avevamo visto in Via Nazionale il titolo di questa mostra. Ci era sembrato non valesse la pena di sciupare tempo e fatica per vederla. Troppo lunga, troppo scontata, troppo discussa, troppo di tutto. Qualcosa però ci aveva colpiti. Quel plurale l’avevamo trovato originale. L’aggettivo “socialisti” è stato molto usato (e abusato) dalla stampa e dalla televisione, ma il sostantivo “realismi” no. Questa voce al plurale era nel nostro immaginario una novità. Così alla prima possibilità abbiamo scelto di andare a vederla. D'altronde di visita a una mostra museale “non è mai morto nessuno” ci siamo detti. Qualcosa di interessante ci sarà. E così abbiamo affrontato due ore e mezza di passeggiata museale per le sette sale della mostra con spirito di servizio. All'interno di ogni galleria abbiamo visto da vicino un numero sufficiente di tele che hanno mostrato una varietà di temi e di approcci formali all'arte di ciascun periodo in cui è stata suddivisa la mostra particolarmente affascinanti. In particolare abbiamo notato soluzioni pittoriche prevedibili nel contenuto ma assolutamente nuove nel metodo con cui gli artisti reagirono alla sfida del Realismo socialista. Ammirevole ed esemplare ci sembrano due aggettivi possibili per definire questa straordinaria mostra della pittura sovietica del ‘900. La realtà ha superato qualunque fantasia. Sono capolavori di pittura veramente interessanti e pregevoli. Colori, soggetti, sfondi, apparenze, sensazioni, sono alcune degli aspetti che ci hanno colpiti in questa mostra. Più di tutti ci ha colpiti "La cerimonia di apertura della Terza Internazionale" (1921-24) di Isaak Brodskij. Da notare il particolare della scena, accanto al cartello in francese, quello in italiano contiene un errore di grammatica. Una considerazione a margine della visita. Diciamo la verità: ci ha impressionati vedere il Realismo Socialista celebrato a Roma, la capitale del fascismo di quel tempo. Chi, in quegli anni, avrebbe mai potuto immaginare che la città eterna sede dell’allora governo Mussolini avrebbe celebrato le opere e gli artisti della potenza che fu invasa dall’esercito italiano ma inesorabilmente battuta?

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