domenica 4 dicembre 2011

Bollette Acea, prese in giro ed errori a ripetizione.

Abbiamo ricevuto l’ultima bolletta di pagamento che “Acea energia” ci ha inviato, informandoci che è in atto il rinnovamento della veste grafica. Memori del detto romano del Senatore Andreotti, vera icona della romanità, che afferma che “a pensare male ci si azzecca sempre” e arciconvinti di correre il serio rischio di essere presi in giro dalle Aziende comunali romane che spesso “fanno cassa” in modo poco trasparente ci siamo subito preoccupati delle conseguenze. Non per nulla il primo controllo che abbiamo effettuato sulla nostra bolletta è stato il totale da pagare che è risultato, non ne avevamo dubbi, il maggior importo di sempre. Scopriamo così che Acea prevede in questa fase disservizi producendo in noi un aumento del livello di allerta. Scopriamo altresì che la bolletta contiene, nonostante ci sia stato installato un contatore elettronico “superspaziale” a lettura intelligente e automatica del numero di kWh, un valore di consumo superiore al bimestre previsto dal contratto. Abbiamo tentato di decifrare la nuova veste grafica la quale, lungi dal migliorare la leggibilità dei dati, complica ulteriormente lo sforzo di interpretazione dei consumatori. Viene infatti proposto un quadro di dettaglio costituito da una miriade di voci che prevedono il prezzo dell’energia elettrica secondo «fasce orarie», «prezzo di dispacciamento», «componenti di dispacciamento», «componenti di perequazione», «quota potenza», «quota fissa», «quota variabile», «imposta erariale», «quota variabile» e dulcis in fundo «addizionale» degli enti locali. Insomma, si tratta del più terribile ammasso di numeri che mente umana abbia mai potuto ideare che frastornano gli ignari consumatori. A una più attenta lettura dei dati scopriamo che il prospetto consumi non è stato conteggiato come” lettura effettiva” del contatore elettronico-telematico ma con una imprecisata “lettura stimata”. A questo punto il livello di preoccupazione è entrato nella “zona rossa”, come si fa nei rari casi di rischio esplosione di una centrale nucleare. Escludendo la prima parte riassuntiva della bolletta, nel solo quadro di dettaglio - costituito da una serie di tabelle relative alle varie voci su accennate - abbiamo contato ben 74 righe, in caratteri microscopici, ognuna delle quali aventi 9 colonne che portano il totale dei numeri, presenti nelle 74x9 celle della tabella, alla stratosferica cifra di 666 che è, come è noto, un numero satanico! Meno male che noi non siamo superstiziosi, altrimenti ci saremmo trovati nei guai. Ci siamo chiesti e chiediamo ai “capoccioni” degli ingegneri che hanno progettato una simile diavoleria perché hanno fatto questo cambiamento così eccessivamente complesso? Non potevano trovare una formula più semplice? Nella lettera di accompagnamento si asserisce che il “restyling” è stato effettuato per “facilitare” la lettura di tutte le informazioni. Hanno scritto proprio così, usando il verbo facilitare. In realtà hanno conseguito l’obiettivo opposto. Invece di facilitare hanno complicato. Il controllo è un’impresa di difficoltà colossale. In fondo alla lettera di accompagnamento si informano i clienti che per maggiori informazioni c’è la “modulistica” nel sito web dell’azienda. Con la speranza di trovare informazioni più semplici e chiare relative alla legenda ci siamo collegati in rete e grande è stata la sorpresa nell’avere constatato che il “Glossario Acea: per saperne di più”, relativo alla terminologia adoperata nella bolletta, contiene degli errori. Si tratta di errori gravi, inaccettabili, che lasciano trasparire una certa trascuratezza e superficialità nell’uso allegro di termini che in linguaggio scientifico sono, viceversa, rigorosi e severamente disciplinati. In particolare sono presenti gravi errori relativi alle unità di misura che non seguono gli obblighi previsti dalla normativa vigente (leggi dello Stato pubblicate sulla G.U. e terminologia standard del Sistema Internazionale). E’ grave che ingegneri, probabilmente super pagati dall’Acea, non conoscano le norme obbligatorie in materia di unità di misura del SI relative all’uso formale dei simboli delle grandezze fisiche elettriche (e non) previste dall’organo mondiale di controllo metrologico. Ecco alcune perle.
• “Differenza di potenziale elettrico misurato in Volt” [c’è un errore]
• “1 TJ = 1012 Joule” [ci sono due errori]
• “Volt Unità di misura della tensione elettrica” [un errore e una imprecisione]
• “ChiloWatt (kW) Unità di misura pari a mille Watt” [tre errori, di cui uno ripetuto due volte]
• “1 kWh corrisponde a circa 3,6 x 106 Joule” (3,6 MJoule) [tre errori, di cui uno ripetuto due volte]
• “Gigawatt (GW) L’unità di misura pari a un miliardo di Watt (1.000 Megawatts)” [due errori e una imprecisione]
• “109 Joule (1 GJoule) corrispondono a circa 277,7 kWh” [tre errori]
• "Chilovolt (KV)" [due errori]
• "GigaWatt (GW)" [un errore]
• "MegaWatt (MW)" [un errore]
• "MegaVoltAmpere" [un errore ripetuto]
• "Potenza generalmente misurata in cavalli vapore (simbolo CV), Watt (W) o multipli del Watt come il chiloWatt (kW) o il megaWatt (MW)" [quattro errori].
Come si noterà c’è una inconcepibile concentrazione di errori per m2 tale da far rabbrividire qualunque insegnante di matematica e fisica di qualunque scuola media superiore e di Università.
In realtà, ci sono da fare anche osservazioni critiche relative al linguaggio adoperato, che mostra una scarsa capacità di rigore nella terminologia adoperata. Si veda per esempio l’uso improprio del termine “tensione elettrica” laddove si dovrebbe dire sempre, e non alcune volte, “differenza di potenziale elettrico”. Oppure laddove si parla di definizione di unità di misura intesa come “energia elettrica prodotta o consumata[…]” mentre si dovrebbe dire “energia elettrica prodotta o trasformata […]” evitando termini scorretti come “creazione” o “distruzione” perché l’energia di qualunque tipo non si crea né si distrugge ma si trasforma da una forma a un’altra. E così via.
La conclusione è amara, perché qui “al danno si aggiunge la beffa”. Non solo non si spiegano con semplicità i numeri presenti nella bolletta in modo adeguato a un pubblico in generale poco abituato al linguaggio chiuso della scienza ma, addirittura, si propongono glossari contenenti errori macroscopici da segnare con la matita blu. Che fiducia possiamo avere come consumatori in un’Azienda che mostra di non conoscere nemmeno le più banali unità di misura delle grandezze fisiche dalle quali e con le quali “fa cassa” in modo sbalorditivo? Adesso pretendiamo che almeno si correggano gli errori presenti nel glossario in Internet. C’è il serio pericolo che vengano individuati all’estero da veri esperti del settore e che ci facciano le pernacchie come faceva nei suoi film il grande Totò! Sul sito dell'Acea non sono presenti indirizzi di posta elettronica ai quali comunicare suggerimenti per la rimozione degli errori. La blindatura delle pagine web è completa e non aiuta a migliorare la collaborazione. Non c'è peggior sordo di chi non vuole ascoltare.

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