mercoledì 28 dicembre 2011

Per favore non fateci rimpiangere Craxi: non lo meritiamo.

(PD+TerzoPolo+PDL) + Presidente della Repubblica = Governo Monti. Sembra essere questa l'equazione che ha risolto il problema della serietà del governo della Repubblica italiana quando ancora manca più di un anno alla fine della legislatura. E poi? Chi ci garantisce che alle prossime elezioni le cose non ritorneranno come prima o più di prima? Abbiamo sentito fare questa analisi a molti commentatori politici e alcuni di questi hanno detto più o meno che era meglio quando si stava peggio. Non siamo d'accordo. Noi non siamo tra quelli che rimpiangono Craxi. Non abbiamo mai avuto paura di dire con chiarezza che non abbiamo sbagliato nulla nel criminalizzare la pratica di partito di Bettino Craxi. L’errore è stato un altro e l’hanno commesso tutti coloro che hanno infierito contro la sua memoria. Ma questa è un’altra storia che non ci riguarda perché noi non abbiamo mai confuso la lotta alle idee politiche, che è contesa culturale, con la lotta al politico nemico e avversario, che è lotta personale. Chiariamo pertanto un fatto: noi non apparteniamo alla cultura di coloro che si sono appropriati del potere con il gioco del comunismo e del socialismo. Vogliamo dire con franchezza che siamo stati, viceversa, tra coloro che hanno considerato giusto e doveroso condannare l’opacità politica e morale del compagno Craxi. Lo abbiamo fatto in buona fede, visto che non abbiamo mai voluto accettare che l’etica venisse messa sotto le scarpe da lui e da tutto il gruppo dirigente socialista del tempo che, lo ricordiamo per i distratti, è diventato poi e lo è tuttora, l'asse portante del berlusconismo catto-leghista. Noi giovani di quel tempo siamo usciti dolorosamente dal PSI di allora perché a un certo punto abbiamo capito quale fosse il gioco immorale del craxismo che si praticava nelle federazioni socialiste a favore della compravendita di voti congressuali e non solo. Nelle federazioni pullulavano più i procacciatori di voti e gli "appaltatori" di favori che normali iscritti che avvertivano l'esigenza di dibattere temi e prospettive politiche di partito. Un sottobosco di professionisti inutili e strapagati che vivevano di politica e che non sapevano fare altro. Questa autentica lobby, in cui primeggiavano per qualità e quantità più i profittatori che gli indifferenti, faceva gli interessi non solo del partito ma anche dei suoi dirigenti. Quando abbiamo capito l’imbroglio che questa teppaglia di piccoli burocrati e di acclamati e applauditi capipartito, che si chiamavano tra di loro con solennità «compagni», stava perpetrando ai danni delle coscienze di tanti giovani ignari militanti della giovanile socialista, ci siamo dimessi dalle cariche e dal partito. Questi sbarazzini, tra i quali ci riconosciamo, avevano aderito negli anni ’60 al credo socialista con spinta ideale e valoriale. Essi non erano a conoscenza del vermicaio di compagni che affollavano le sezioni e che brillando per ipocrisia e cinismo tenevano nella mano scoperta i volantini di partito e nell'altra, nascosta in tasca, le banconote con le quali avevano effettuato la compravendita dei voti congressuali. Noi abbiamo avuto la sfortuna di essere tra coloro che sono stati imbrogliati da Craxi e dai craxiani, perché tutta questa gentaglia che ruotava intorno al potere delle federazioni ci ha rubato in gioventù il fascino dell’etica e la grazia della morale. E’ passato molto tempo da allora ma ricordiamo nitidamente due episodi che ci hanno marchiato a vita la memoria, perché siamo stati testimoni di fatti disonesti che la dicono lunga su chi sono stati Craxi, il craxismo e quella cloaca che fu il sottobosco politico in cui hanno sguazzato bene gli arrivisti di partito di allora e i berlusconiani delle cricche di affari di oggi. Vogliamo ricordare il fatto affinché rimanga traccia dell’accaduto. Nel periodo in cui Craxi prese “confidenza” col potere siamo stati studenti universitari prima e salariati dopo e, alla luce delle politiche conservatrici della DC del tempo, abbiamo creduto bene di aderire al PSI (ma non al PCI) perché ritenuto da noi un partito le cui idee erano centrate sui paradigmi fondanti della libertà, del riformismo e dell'europeismo. A nostro avviso c’era un abisso di differenze tra il PSI e il PCI di allora e noi, nenniani dell’ultima ora, abbiamo seguito con entusiasmo e interesse la politica del partito che fu di Filippo Turati. In realtà sul piano ideologico avremmo dovuto iscriverci al PSDI di Saragat o al PRI di La Malfa, ma un sistema malvagio di condizionamenti psicologici e di fattori pragmatici ce l'hanno impedito. Ci riunivamo nelle sezioni e ci riconoscevamo nella federazione giovanile socialista di cui noi eravamo segretari di una sezione. Militavamo accanto ai dirigenti di sezione e di federazione e imparavamo l’arte di amare la politica riformista. Dopo un decennio di politica giovanile, nel 1976 all'Hotel Midas di Roma, Bettino Craxi diventa Segretario nazionale del Partito Socialista Italiano. Nel 1981 si doveva svolgere a Palermo il 42° Congresso del PSI. Durante i mesi che lo precedettero siamo stati avvicinati da alcuni maggiorenti del partito che ci proposero di scambiare 5000 lire di allora per ogni voto dei giovani che erano iscritti alla sezione. Al nostro stupore per la proposta indecente ci dissero che “così facevano tutti”. Rifiutammo sdegnati la proposta e togliemmo la parola ai miserabili. Ma la querelle non finì a quel punto. Quasi subito dopo, prima del Congresso, fummo nominati Presidente del seggio elettorale della intera sezione nella quale militavamo, col compito di garantire la correttezza delle votazioni. Mezz’ora prima della chiusura del seggio il Segretario della Sezione, insieme al Delegato Provinciale della Federazione, ci chiesero di far comparire nel registro del verbale, a fronte dei 33 votanti effettivi, ben 62 falsi votanti in più sul totale di 103. Ci dissero che questa “circostanza” era di vitale importanza perché avrebbe permesso alla delegazione di congressisti della nostra amata Sezione di ingrossare il proprio pacchetto di voti per aumentare il loro potere di condizionamento e favorire la maggioranza alla elezione del Segretario nazionale al Congresso. Alla nostra netta opposizione fummo rimpiazzati in tronco da altri soggetti. L’indomani inviammo la lettera di dimissioni dal partito. Fu un momento terribile della nostra esistenza che ci segnò per tutta la vita. Non ci iscrivemmo più ad alcun partito e non votammo mai più quel movimento politico che di riformismo, di democrazia e senso di giustizia non aveva proprio nulla da insegnare. Ecco perché consideriamo Craxi il principale responsabile di quel modo di operare. Non che fosse il solo ma certamente fu in buona compagnia con gli altri. Le conseguenze si videro in seguito quando quindici anni dopo la stagione del lungo dopoguerra e della partitocrazia dominatrice, con le inchieste di "Mani pulite", Craxi fu costretto all’esilio in Tunisia perché indagato dalla magistratura per corruzione che ne chiese l’arresto. Se si osserva attentamente la foto in alto, si può tranquillamente affermare che tra i due soggetti c'è stato un vero e proprio passaggio di testimone in politica. Ecco perché siamo sempre stati fieri oppositori di Silvio Berlusconi e del berlusconismo. Ha fatto più male alla Repubblica Italiana la continuità tra i due che una guerra perduta.

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