«Il lupo perde il pelo ma non il vizio». E’ un vecchio ma sempre valido proverbio che definisce bene l’atteggiamento cinico tenuto dal Primo ministro inglese David Cameron che col suo testardo no ha bloccato la modifica dei trattati dell’UE all’ultimo vertice tenuto a Bruxelles dai Capi dei 27 governi europei. In pratica il giovane premier inglese, conservatore fino al midollo, ha posto il veto al piano di modifica proposto dalla Commissione e dal tandem Merkel-Sarkozy. Un vero e proprio schiaffo all’unità europea. Su 27 paesi aderenti all’UE ben 26 hanno accettato il piano, con la sola esclusione di Londra. In pratica la sola Gran Bretagna contro tutti. Dunque, il rapporto di collaborazione verso l’unificazione politica dell’UE è stato bruscamente interrotto per l’intransigenza inglese. Non è stata una bella pagina di alta politica quella del Primo ministro inglese. Noi definiamo il gesto inglese come una specie di “schiaffo di Anagni” che nella sostanza mostra per intero la debolezza della GB in quanto fa emergere, una volta per tutte, le reticenze del Regno Unito e fa uscire allo scoperto la loro ambiguità mostrandone definitivamente il vero volto. La Gran Bretagna ha sempre avversato il sogno europeista dei Grandi Capi di Stato europei. Finora era riuscita, con una politica astuta da “furbetti del quartierino”, a nascondere la sua vera natura. Ha sempre finto di voler collaborare al progetto di unificazione politica dei popoli europei mentre, in realtà, Londra è entrata nell’UE per sorvegliare e controllare dal di dentro il processo di integrazione e costruzione dell’Europa. L’arma adoperata dai fautori dell’Union Jack è sempre stata quella volta a spegnere entusiasmo per l’ideale europeo e frenare il sogno unitario degli Stati europei. Adesso il giochino è finito e a rimanere col cerino in mano sono stati loro, gli “splendidi isolazionisti” inglesi che ancora credono nell’utopia del vecchio retaggio colonialista di essere sempre indispensabili nel mondo. Non hanno capito che contro colossi economici come la Cina e l’India e con molti paesi emergenti in grado di creare ricchezza a ritmi insostenibili per le economie europee, l’ultima cosa intelligente da fare è voler correre da soli. Certo, la lingua inglese e il solido legame con gli USA permette loro di avere qualche vantaggio in più degli altri. Ma adesso tutti parlano inglese e alcuni lo fanno meglio degli inglesi stessi, proprio perché manca loro l’accento di Oxford o di Cambridge. A noi la decisione di Londra ci ha colpiti perché la giustificazione che tutti i media inglesi hanno dato è che Cameron col suo no ha fatto gli “interessi inglesi”. Proprio così: il no per gli euroscettici va decisamente letto come l’unica modalità di tutela degli interessi di Sua Maestà britannica. Piccola domanda: ma gli altri 26 paesi, con il loro si, per caso hanno fatto gli interessi contrari verso i propri cittadini? O forse sono stati più stupidi dell’"intelligente" Prime minister conservatore inglese? Gli Angli stanno giocando una pessima partita a pocker, perché rischiano di veder delocalizzare tutte le ricchezze dei 26 Stati, oggi presenti nella City, a migrare nel Continente. Un piccolo esempio? La Borsa di Londra FTSE, com’è noto, con una operazione discutibile fatta dal perverso governo Berlusconi si è appropriata della Borsa di Milano. E se l’Italia adesso uscisse dalla City e si agganciasse a Francoforte che ne direbbero i sapientoni della finanza inglese? Noi auspichiamo che la GB ci ripensi. Se l’euro si salverà (e noi ne siamo più che convinti) saranno dolori per la sterlinetta. Ah! Dimenticavamo. Mentre Londra nella sala conferenze si rifiutava di firmare, isolandosi dal resto d'Europa, in un'altra sala la Croazia ha firmato con entusiasmo il trattato di adesione all'UE diventando il 28mo paese che aderisce all'Unione. A buon intenditor poche parole.
sabato 10 dicembre 2011
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