lunedì 30 marzo 2020

Fine del globalismo e inizio del glocalismo.


Il titolo non è uno sciogli lingua né un gioco di parole. È una bozza del futuro. Addio al mondo in perenne movimento da un continente all'altro e da un paese all'altro. Addio aerei in coda sulle piste aeroportuali di partenza e di arrivo. Addio al lavoro ovunque, da chiunque. Quando finirà la carneficina il mondo e noi stessi non saremo più quelli di prima. Certo ci saranno molti che tenteranno di fare "come prima". Ripetere abitudini acquisite e utilizzate non significherà tuttavia ritornare "come prima". Piuttosto significherà qualcosa che ha a che vedere con il famoso proverbio che recita testualmente: "l'amicizia ripigliata è come la minestra riscaldata". Si. Ripeteremo gesti antichi ma il risultato non cambierà. Al ristorante non troveremo più quelli "di prima", né si apprezzeranno più le pietanze di prima "come prima". In vacanza non si andrà più "come prima". All'estero non si viaggerà più "come prima". I rapporti fra i cittadini dell'unione europea non saranno più gli stessi "di prima". Ognuno penserà per se stesso e al diavolo gli altri, specie se stranieri. Il first America di Trump o il prima gli italiani di Salvini cosa sono se non il tentativo autarchico di richiudersi su se stessi? Mangia italiano, compra italiano, spendi solo per il made in Italy, significa rifiuto del globalismo e certezze solo sul locale, sul km zero, ovvero sulla fattoria che produce i formaggi e il vigneto del contadino che produce il vinello di borgata. Scusate chi di noi dopo il messaggio cinico del governo olandese che con disprezzo ha chiuso la richiesta di bond europei formulata da una decina di premier europei, compreso il nostro Conte, comprerà più al supermercato il formaggio leerdammer o il maasdammer? Nella storia ci sono stati sempre cambiamenti epocali dopo epidemie e guerre. Temo che ci saranno anche domani. Per adesso è necessario sopravvivere e stare e casa. In attesa del ragazzo che ci porta la spesa acquistata online.

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