giovedì 9 aprile 2020

Virus e società.


Per la prima volta nella sua storia l’Italia sperimenta la democrazia autentica, sebbene parziale, in cui tutti sono costretti a realizzare la famosa Égalité francese: tutti i cittadini sono uguali nel rispettare l’obbligo degli “arresti domiciliari”. Niente differenze fra italiani ma uguali diritti e soprattutto doveri.
In verità questo principio c’è già da più di 70 anni nei tribunali, in cui si dice che tutti davanti alla legge sono uguali. In realtà non è così. Il ricco soprattutto se premier ha stuoli di avvocati che lo difendono egregiamente finendo per non pagare mentre il povero con l’avvocato d’ufficio paga subito e spesso severamente. È dovuto apparire un male, un terribile virus, che imponendo a tutti alcuni obblighi, ha permesso di realizzare la massima francese della uguaglianza.
Penso che questa conseguenza della pandemia del covid-19 sia una delle piccole cose che gli italiani assoceranno ai ricordi di questo terribile male. La fila ai supermercati o all’ufficio postale rende uguali tutti, ricchi e poveri, professori e operai, avvocati e nullatenenti. Nessuno è privilegiato, né può sentirsi tale.
Certo dal punto di vista economico le differenze rimangono. Il ricco con la sua quotidiana spesa online si fa portare a casa le bottiglie di champagne e mangia pasti cucinati da cuochi costosi mentre il salariato in cassa integrazione stenta a comprare pane e companatico. Mi piacerebbe che le forze dell’ordine fossero severi anche dopo la fine della attuale restrizione della libertà.

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