sabato 28 aprile 2018

La deriva del principio di autorità.


Ho letto un breve articolo sul quotidiano che leggo abitualmente. Non ha importanza quale quotidiano sia, né chi lo ha scritto. E’ importante che cosa c’è scritto e soprattutto quali riflessioni induce.
Ebbene il tema è di quelli squisitamente sociologici che ha il merito di innescare un ragionamento intorno alle responsabilità della politica nella vita della società italiana. Non ho alcun motivo da nascondere se dico che il valore dell’articolo da solo eguaglia il costo dell’intero abbonamento annuale al giornale.
Il tema è interessante. In breve si tratta di un padre che accompagna il figlio tredicenne ad arbitrare una partita di calcio di ragazzini juniores della sua stessa età. La partita è finita 4-0. In questi casi si dice che non c’è stata storia. Un risultato del genere di solito lascia zitti tutti. Vincitori e vinti capiscono che qualunque critica contro l’arbitro sarebbe fuori luogo, anche perché non ci sono stati né rigori negati, né espulsioni traumatiche. Dunque eventuali critiche non avrebbero avuto senso.
E invece le cose non sono andate così. Particolare stupefacente è che la contestazione che c’è stata è venuta dai vincitori e non dai vinti. Ometto i particolari che aggiungono sconcerto ai motivi della contestazione e che appaiono chiaramente strumentali.
Ed è proprio questo il senso dell’articolo: le contestazioni all’arbitro da chi non te li aspetti, per ragioni peraltro ingiustificabili.
In Italia oggi si contesta tutto, anche l’incontestabile. Ed è qui che scatta la trappola nella quale politici e istituzioni negli ultimi decenni di politica nazionale hanno ingabbiato gli italiani, modificando geneticamente il loro dna e costretto con le loro polemiche e beghe politiche l’intero paese ad essere ostaggio di politiche insulse basate sulla polemica.
I cittadini di questo paese ormai hanno deluso tutte le aspettative sulle quali si sono basati i nostri padri costituenti fondatori della Repubblica e della “più bella Costituzione del mondo”.
Il problema denunciato dal giornalista non è tanto la violenza manifestata dai tifosi di calcio. Il problema gravissimo è che si è perso il senso del rispetto dei ruoli, perché non esiste più la accettazione di un sistema sociale basato sulle regole e sul rispetto del principio di autorità. Il virus del sospetto verso chiunque prenda una decisione, legittimato a prenderla, è ormai diventato prassi quotidiana e visione del mondo. Ormai è stata sdoganata una modalità di considerare l'esistenza della società, in filosofia chiamata Weltanschauung, in cui non si riconoscono più le funzioni, i ruoli, le competenze e le capacità di chi è legittimato a decidere. In una sola parola si è perduto il senso della serietà.
Se qualcuno è curioso di leggere la fonte vada su Il Foglio di oggi scritto da Maurizio Crippa in prima pagina.

Nessun commento:

Support independent publishing: buy this book on Lulu.