domenica 23 marzo 2003

Non mi piace, è illegale, si poteva evitare ma a questo punto è necessaria.

Poche parole per esprimere tutto quello che sento in questi difficili momenti in merito alla grave decisione presa dal governo degli Stati Uniti di entrare in guerra con l'Iraq. Ecco alcune considerazioni personali maturate in questi giorni di profonda inquietudine.
-Il diritto alla guerra. In linea di principio sono contrario alla guerra. Riconosco tuttavia che, in casi straordinari, essa possa essere necessaria, ma in tal caso deve essere autorizzata dall’unico organismo internazionale che ha i titoli per farlo, cioè dalle Nazioni Unite. Da questo punto di vista la guerra in corso è illegale. Sono anche convinto che il pacifismo, se rimane una astratta richiesta, non evita la guerra. Con queste premesse sono del parere che i peggiori nemici della pace siano l'inerzia politica e gli egoismi economico-finanziari degli Stati interessati alle vicende nella regione (tanto per non fare nomi USA, Russia, Francia e Germania). Gli Stati Uniti con la guerra preventiva hanno introdotto, nel panorama della politica internazionale, una specie di rottura epistemologica della politica inventando un paradigma mai esplicitato e inquietante sul quale in futuro sarà necessario meditare. Certo è che sembra difficile impedire agli USA di difendersi dopo essere stati attaccati dal terrorismo islamico. Avrei preferito che le cose non fossere evolute in questa maniera ma nello stesso tempo non posso non riconoscere agli americani che hanno anche ragione quando affermano che se non si interveniva subito il mondo avrebbe potuto essere coinvolto in una immane tragedia provocata dal pericoloso fondamentalismo islamico.
-I pericoli per la popolazione. Spero vivamente che il conflitto finisca al più presto in modo da risparmiare sofferenze e vite umane alla popolazione irachena.
-Il ruolo dell'ONU. L'ONU è stato incapace di controllare gli Stati Uniti e i francesi, insieme ai russi, hanno sbagliato a minacciare preventivamente il diritto di veto al Consiglio di sicurezza. A mio giudizio hanno impedito che si potesse arrivare alla ennesima risoluzione finale di dura condanna del regime di Bagdad che da mesi ormai, diciamolo chiaramente, stava prendendo in giro gli Ispettori dell'ONU e l'intera opinione pubblica internazionale. La risoluzione doveva prevedere l'invio di una forza militare consistente di caschi blu sotto l'egida delle Nazioni Unite in grado di prendere in mano la situazione in modo radicale.
-Il pacifismo. Sono dell'avviso che è necessario separare il vero pacifismo dal falso pacifismo per evidenziare le strumentalizzazioni di quest'ultimo, subordinate a meschini interessi ideologici anti-americani. Le manifestazioni dei veri pacifisti sono giuste e necessarie affinché si ricordi a tutti che la guerra provoca sempre danni alle persone, alle coscienze e alle cose, e che aumenta paurosamente l'entropia del pianeta. Viceversa, le manifestazioni dei falsi pacifisti, effettuate usando come strumento sistematico la violenza a simboli e cose, sono da condannare e perseguire perché sviluppano odio, servono a incoraggiare i violenti a usare la forza, sono atti di teppismo e aggiungono gratuitamente violenza a violenza. In più sono controproducenti perché non aiutano a condizionare gli statunitensi a comprendere che hanno preso una decisione sbagliata dichiarando unilateralmente la guerra senza averne il diritto. I falsi pacifisti, che rompono le vetrine, che distruggono le pompe di benzina, che assaltano i negozi di ristorazione di aziende straniere, non fanno altro che incitare all'odio, alla violenza e alla illegalità producendo in negativo turbamenti che deprimono le coscienze e producono amare riflessioni sulla impunità dei violenti.
-Governo e opposizione. Come al solito, governo e opposizione hanno fallito. Il governo non è riuscito a influenzare minimamente gli USA a evitare il conflitto e non è stato in grado di riportare unità nell'Unione Europea; l’opposizione non ha prodotto alcun risultato perché il suo sterile antiamericanismo ha impedito di condizionare il Governo a impegnarsi in un'azione più concreta ed efficace. Anticipo che non prevedo cose buone dal dibattito politico sulla guerra. Conoscendo di che pasta sono fatti i partiti presenti in Parlamento in questa legislatura e la loro propensione alle polemiche di schieramento è molto probabile che le discussioni sulla decisione statunitense di entrare in guerra sarà povera e di scarsa qualità. Conclusioni. Ancora una volta emerge la straordinaria incapacità e inadeguatezza del sistema politico italiano (governo e opposizione) a essere presente in modo adeguato sulla scena politica per contribuire ad aiutare le posizioni più razionali e intelligenti dell’Unione Europea in grado di risolvere i molti problemi che interessano il mondo. Ahi, poveri noi!

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