venerdì 29 agosto 2003

Le "nuove scelte" della politica scolastica di sinistra.

Per ben due volte consecutive il Corriere della Sera del 28 e 29 Agosto 2003 ha pubblicato due articoli nei quali si parla negativamente di una scuola media romana che ha cambiato nome. Non c'è nulla di strano nel fatto che una scuola cambi il proprio nome. Esempi del genere se ne trovano in tutte le città e a tutte le latitudini. Dunque, si può benissimo cambiare il nome di una scuola. Non c'è nulla di male. In genere, ciò si verifica quando la nuova denominazione vuole ricordare alla memoria della gente le gesta, la vita, i risultati ottenuti da una grande figura, non importa se italiana o straniera, che operò nei più svariati campi del sapere, della cultura, della storia, della scienza, della solidarietà per fini nobili e umanitari. Mosso da curiosità ho letto entrambi gli articoli: prima un breve trafiletto e poi un articolo più completo. Sono rimasto perplesso. Il perchè riguarda i nomi dei due soggetti coinvolti, entrambi deceduti per ragioni diverse. La scuola media era dedicata al generale Licio Giorgeri ucciso dalle brigate rosse nel 1987 e il nuovo nome è quello di Fabrizio De Andrè, il cantante morto invece nel 1999. Leggo inoltre che la scelta ha prodotto delle polemiche a causa del fatto che non è facile per molti accettare di vedere sostituito il nome di un servitore dello Stato, che diede la vita per combattere il terrorismo e difendere la democrazia, col nome di un cantante che è morto per altri motivi, non certamente altrettanto nobili. Diciamo la verità: di una tale scelta non se ne avvertiva proprio il bisogno. Ho dato uno sguardo al sito web della scuola interessata e nel piano dell'offerta formativa non vi è alcun riscontro relativo ai motivi del cambiamento di intitolazione. Invece, ho letto esplicitamente che gli insegnanti della scuola sono "trasmettitori di valori animalisti". L'argomento merita una breve riflessione non foss'altro che per precisare alcuni aspetti che sembrano importanti ai fini di una migliore comprensione della realtà sociale e politica che attualmente viviamo.
Cominciamo col dire che non ho nulla contro il De Andrè. In vita sarà stato prima un bravo giovane anticonformista che fece della buona musica e, successivamente, un onest'uomo. Il mio problema non è il cantante e le circostanze della sua morte ma coloro che hanno effettuato la sostituzione del nome della scuola. Come dire che il problema non è Giufà ma coloro che hanno sfruttato Giufà. Chiariamo il concetto. Riconosco agli organi collegiali delle scuole tutto il diritto e l'autonomia decisionale necessari al cambiamento. Però a precise condizioni: che si spieghino i veri motivi e si assumano conseguenzialmente le responsabilità della decisione. Nel caso specifico ritengo che sia sconcertante aver preso questa decisione perchè non sono chiari nè i motivi, nè i presupposti. Chiudo qui la riflessione con il caso in questione e amplio il ragionamento sfiorando il tema più generale della politica. Io penso che molte decisioni che vengono prese nelle scuole statali soffrono di una forte parzialità. Spesso, le vere ragioni di certe decisioni sono da ricercare altrove, in fatti cioè di carattere politico che stanno al di fuori del contesto scolastico o del territorio in cui opera la scuola. Penso che certe scelte incomprensibili riguardino più la tecnica del camuffare le vere ragioni di una decisione scandalosa piuttosto che la decisione stessa. Nella generale confusione di programmi, di idee, di metodi e di serietà della scuola di oggi (si veda il nuovo esame di stato che è diventato una pagliacciata) convivono in essa figure docenti che di insegnanti hanno poco, ma che per ragioni "politico-sindacali" operano secondo criteri estremamente personali e in omaggio a una concezione libertaria della scuola in grado di permettere loro di spacciare idee non proprio educative. Esistono cioè operatori, cosiddetti "culturali", che mettono in opera tecniche sofisticate di persuasione politica pseudo-educativa in grado di cambiare negativamente la logica dell'educazione. Si tratta di frange di estremisti di sinistra che si riconoscono nelle posizioni più radicali dell'estrema sinistra, spesso in contiguità con l'area sfumata dell'anarchismo, dei centri sociali e dell'animalismo, che operano secondo lo slogan, molto efficace a dire il vero, senza se senza ma per cercare di concretizzare il disegno politico di essere contro questo Stato, da loro definito servo degli americani e neo-capitalista. Sebbene posso sbagliare, non vedo altra ragione per giustificare l'esclusione del nome di un valoroso uomo, coraggioso, che ha dato la vita per perseguire i vili mascalzoni incappucciati che tentarono di sovvertire l'ordine costituzionale del paese attraverso l'assassinio. La cosa più grave è tuttavia un'altra. Che gli stessi autori, con una precisa e astuta strategia, stanno facendo passare l'idea che il cambiamento è dovuto a una scelta progressista. Come dire che con una fava hanno preso due piccioni. In un primo caso, per avere buttato dalla finestra un nome ingombrante che dava loro fastidio. Una seconda volta, perchè sono riusciti a camuffare un'azione politica di parte con una presa di posizione che, a loro dire, esalta gli ideali di chi operò contro e non a favore. E poi dicono che la scuola non produce scelte. Peccato che siano sbagliate!

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