venerdì 29 maggio 2015

Narcisismo e politica della vacuità.


In un programma televisivo si sono alternati il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Al di là dei contenuti proposti vogliamo dire la nostra su questa squallida esibizione. Chiariamo subito che i due hanno rifiutato il confronto diretto. Fatto gravissimo in democrazia. Non ci interessano le loro ragioni per il semplice motivo che si è trattato comunque di uno sgarbo. Sgarbo all'idea di democrazia ma anche sgarbo nei confronti dei cittadini, i quali hanno il diritto di conoscere i punti di vista dei due politici messi a confronto diretto e non in un libero spot ad usum Delphini. La gente è stufa di comunicati e/o conferenze pubblicitarie in cui un politico dice quello che vuole senza che ci sia contraddittorio. Così non è stato. E’ ormai a tutti noto che costoro stanno scadendo sempre di più nel cinismo e nel volgare menefreghismo. A parole parlano di cambiamento mentre nella realtà sono dei conservatori tra i peggiori mai visti. E veniamo al dunque. Desideriamo proporre la nostra pagella ai due soggetti. In un periodo della storia della nostra società che avremmo voluto evitare di vivere per la presunzione e la sfacciataggine con la quale tutti propongono ricette sbagliate e inutili, emergono dalla loro performance televisiva alcune caratteristiche negative che oscurano completamente le poche cose positive che li riguardano. Intanto i due personaggi non potrebbero essere più diversi. Ma la diversità è solo apparente perchè sono accomunati da una vera e propria malattia del peggiore narcisismo. Sono due regine del varietà. Uno è una giovane ballerina che fa volteggi acrobatici che le riescono a metà, l'altro è una vecchia teatrante che recita parti che ci ricordano il film noir di Billy Wilder in cui Gloria Swanson appare come un’attrice sul viale del tramonto che cerca disperatamente di apparire come se il tempo non passasse mai. La giovane attricetta ha ragione quando paragona l'avversaria a un “biglietto scaduto”. È tuttavia vero però che i suoi movimenti sul palcoscenico ricordano più quelli di una immatura debuttante che quelli di una prima ballerina del teatro Bolshoi. Sobrietà, linguaggio semplice e conciso, equità, senso di giustizia, interpretazione etica della politica e altro ancora sembrano concetti non solo sgraditi ai due ma addirittura inimmaginabili, sebbene sulla giovane ballerina si possa ancora sperare in una sua trasformazione positiva sull'altra, viceversa, rimane solo il retrogusto lasciato da un sorso di pessimo aceto. In un mondo che va alla rovescia, in cui il padre e la madre vengono proposti per legge di chiamarsi “genitore 1” e “genitore 2”, in cui studenti e professori chiedono insieme di non lasciare compiti per casa anche durante le vacanze estive, in cui mille sigle sindacali ogni venerdì danno ordini ai lavoratori dei trasporti a scioperare per agganciare squallidamente la giornata al fine settimana, viene voglia di buttare tutto all'aria e ritirarsi a vivere in un piccolo e sperduto villaggio di montagna. Fortunatamente però abbiamo ancora risorse psicologiche e fisiche adeguate per continuare a criticare chi ci governa, tentando di falsificare ciò che essi tentano di spacciarci per il bene comune dei cittadini. Finchè noi non vedremo una politica finalmente liberata dagli sporchi giochi della peggiore malvivenza con i colletti bianchi e fino a che la magistratura, finalmente, la finisca con le sottigliezze giuridiche del peggior Azzeccagarbugli conservando ai corrotti politici l’immunità, noi continueremo a criticare. Solo la critica ci può liberare da costoro.

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