domenica 2 ottobre 2016

Le ragioni dell'uno e i torti dell’altro possono essere discussi con soddisfazione da entrambi.


L’eterno contrasto di idee tra gli uomini è da considerare una tragedia o piuttosto un patrimonio di valore? E’ questa, alla fine della maratona televisiva proposta dal direttore de La7 Mentana, la domanda che mi sono posto con legittima ragione a mezzanotte di ieri l’altro, dopo quattro ore di dibattito. Anticipo la risposta: il contrasto delle idee è da considerare un valore.
Mi rendo conto che la mia idea potrebbe essere intesa in senso contrario come disvaloriale e sciagurata piuttosto che di valore, con la sbrigativa motivazione che “chi non la pensa come me sbaglia”. A mente fredda però le cose stanno in modo diverso da come la possa pensare un soggetto che dà giudizi immediati di convincimenti affrettati e superficiali.
Vediamo brevemente di chiarire perché e soprattutto cerchiamo di capire per quale ragione non si può ridurre il giudizio con il classico paradigma calcistico del 2-0 o al massimo di un 2-1.
Prima di tutto, se proprio dobbiamo individuare un vincitore quello è stato l’arbitro dell’incontro Enrico Mentana. Lui è sicuramente il vero vincitore perché è riuscito nell’impossibile. E’ riuscito a far confrontare per ben quattro ore i due principali attori della campagna referendaria sul no e il si alla riforma costituzionale senza imporre veti oppure orientamenti. Mentana è riuscito a proporre ai cittadini un programma di vera informazione e di cultura.
Un inciso prima di iniziare: perché non alla Rai ma alla tv La7 che è una televisione privata? Forse sarebbe il caso che Presidente e Amministratore Delegato della Rai si nascondessero per il clamorosa disastro della loro penosa gestione della televisione di Stato.
Dico subito che dal loro punto di vista i due partecipanti hanno vinto entrambi. Indipendentemente dalle risposte più o meno veritiere che hanno dato su fatti parziali, un giudizio non può non essere proposto se non globalmente. Non si può spacchettare il dibattito in dieci-venti parti e dare un giudizio finale come somma di 10-20 giudizi parziali da sommare in modo aritmetico o peggio algebrico.
Io ho visto due vincitori e nessun perdente. Capisco che saremo una infima parte a proporre un simile risultato ma la penso così e lo spiegherò tra poco. Ho visto due vincitori e nessun perdente perché il dibattito, spesso tra sordi, è stato effettuato tra due mondi agli antipodi ed è riuscito nonostante tutto a far arrivare al telespettatore un messaggio pedagogico importante, e cioè che il confronto delle idee anche se abissale può permettere di arricchire chi lo segue se opportunamente condotto. I due mondi portati allo scontro dialettico tra loro sono quello politico e quello tecnico. Ma proprio per questa incomunicabilità il risultato è stato eccellente e paradossalmente vincente per entrambi. In poche parole, la discussione ha permesso al telespettatore di conoscere finalmente i veri motivi dell’altro, nella sua più intima e stringente valenza culturale.
Devo dire che se prima del confronto ero portato a considerare con certezza che una delle due tesi avesse tutte le ragioni per ottenere il mio sostegno adesso dopo la trasmissione non ne sono più sicuro, segno che il senso del dubbio si è insinuato improvvisamente come quando una mattina ci si sveglia col raffreddore senza poterlo allontanare immediatamente. Attenzione. Questa tesi riguarda entrambi i contendenti.
Se fossi renziano dopo la trasmissione non vedrei più Renzi come il possessore della verità del si. Alla stessa maniera se fossi zagrebelskiano alla fine del dibattito non vedrei più il costituzionalista come il vero detentore della verità. Insomma sono diventato dubbioso. Non è una brutta cosa ma è un fatto che sicuramente giova secondo la prospettiva di una maggiore riflessione su fatti così importanti del vivere sociale di un cittadino. Ecco alcuni motivi dei miei dubbi.
Un governo che duri 5 anni è innaturale e antidemocratico o è necessario e auspicabile per la governabilità del paese? E’ tirannico e oligarca un paese in cui l’opposizione fa ostruzionismo con milioni di emendamenti su disegni di legge che vogliono dare più diritti ai cittadini o è democratico e libero un paese in cui una minoranza non deve avere la maggioranza schiacciante con la quale si prende “cocuzze e cocuzzaro”? E’ uscito vincente Renzi per la sua velocità e sicurezza delle risposte o è uscito vincente Zagrebelsky per la sua analisi razionale equilibrata e competente? Le vere risposte risolutive dei dubbi sono state quelle che hanno confuso pacatezza e signorilità come elementi di debolezza oppure sono stati quelli che hanno confuso pacatezza e signorilità come elementi di forza? Ha vinto la tartaruga che propone una dotta lezione costituzionale, giuridica e di sintassi del testo del referendum oppure ha vinto la soddisfacente proposta di evitare di rimandare all’infinito le soluzioni della politica in maniera da evitare la palude dove i tempi biblici del potere legislativo sono imposti da cattive lobbies? Ha vinto Renzi il politico che batte il costituzionalista oppure ha vinto Zagrebelsky che ha battuto il politico? Ha vinto colui che ha mostrato più sensibilità e preoccupazione per la caduta del senso giuridico della Costituzione modificata in peggio o colui che si è preoccupato di dare una prospettiva politica più efficace e stabile all’azione di governo? Possono due mondi così differenti e così diversi di linguaggio e sintassi sullo stesso tema adoperare due approcci differenti spiazzanti o è meglio lanciare una monetina in aria e far vincere la tesi di uno dei due? E’ accettabile che ognuno dei due imposti un dibattito in cui vuole costringere l’altro a parlare sul proprio terreno con le proprie categorie e i propri paradigmi?
Queste sono alcune domande che mi sono posto alla fine del dibattito. C’è da rimanere dubbiosi ma soddisfatti di un dibattito incalzante, ricco di spunti politici e giurisprudenziali che ha appassionato.
A mio giudizio è sembrato un dibattito civile e necessario da portare come modello quello che due visioni opposte della società si siano confrontati civilmente proponendo un raffronto sebbene difficile e complesso ma pedagogico e didattico di come ci si dovrebbe confrontare tra persone civili con toni, maniere e soprattutto con argomentazioni in cui sono banditi volgarità e arroganza.
Grazie a Mentana che ha sacrificato il proprio Io come conduttore per evitare appesantimenti e stravolgimenti di senso nella discussione. Nulla è più fastidioso che interrompere l’intervento di un oratore costringendolo a lasciare a metà la sua analisi per rispondere a domande improprie. «Il vero dialogo» disse Zygmunt Bauman «non è parlare con gente che la pensa come te». Evidentemente, dopo questo dibattito, votare no perchè Renzi è antipatico o perchè è del Pd mi fa vergognare. Te capì?

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