domenica 19 novembre 2017

Serve un cambio di marcia: la scuola così com’è ridotta è arrogante e misera.


È tempo che la scuola smetta di insegnare modelli di apprendimento sbagliati, frutto di scelte post-sessantottine ormai “foglie morte” controproducenti. Ritorni piuttosto a essere protagonista dell’educazione e della formazione dei giovani come lo fu prima del ’68.
Questa premessa non vuole essere il tentativo di giustificare un intervento a gamba tesa nella politica scolastica parlando bene della scuola del primo ventennio post bellico. Semmai è la verità riconoscere i mali della scuola recente che da tempo non fa più il suo mestiere. In ogni caso la nostra, che poi è dei molti, vuole essere un’idea più o meno accettabile relativa al desiderio di chi vorrebbe vedere attuato un modello di scuola molto diverso da quello attuale che ha fallito miseramente e clamorosamente nel suo compito educativo. La situazione è sotto gli occhi di tutti. Qui non si dicono bugie. Semmai si dicono verità che sono scomode e “politicamente scorrette”. Ogni altra interpretazione è fuori dal senso di questo post.
Partiamo dai dati nazionali e internazionali che dicono all’unanimità che l’attuale scuola secondaria italiana (media, liceale e tecnico-professionale) non educa, non forma, non informa e, ciò che è più grave, non civilizza. Si, perché siamo addirittura al concetto elementare di senso civico che la scuola non riesce più a impartire. Troppi errori, troppe scelte politiche errate, ingenue, inefficaci e populiste (diremmo oggi) hanno portato la scuola “più bella del mondo” ad essere un modello diseducativo dovuto a pseudo riforme tutte sbagliate e una peggiore delle altre.
E’ giunto il momento di fare autocritica. Si tratta di avere l’onestà intellettuale di riconoscere che l’unica maniera per evitare il dramma della distruzione di qualsiasi processo educativo è quella di partire non da un ulteriore processo di riforma che si “aggiunga” agli altri ma di una rivoluzione autentica. In poche parole ci vorrebbe una decisione attraverso la quale invece di percorrere sentieri educativi che producono “la peggiore gioventù” in percorsi pensati a produrre “la meglio gioventù”. Questo percorso l’Italia lo ha già avuto e ha funzionato egregiamente.
Ormai non bastano più le “buone scuole”. Ci vuole un ritorno allo spirito e alle norme della scuola degli anni pre-sessantottini. Punto e basta.
La scuola di oggi, ovvero il nulla culturale ha prodotto la peggiore concentrazione di somari per unità di tempo che si iscrivono all’università. La causa è nota: politici, ministri e pseudo-pedagogisti di matrice marxista e cattolica hanno creato una scuola che è un autentico inferno luciferino su tutti i piani educativi. Nei programmi, nei metodi, nella docimologia, nel senso civico e della educazione, nella organizzazione abbiamo una scuola che produce ignoranti, maleducati, bulli e distruttori delle belle cose.
La scuola post-sessantottina produce e coccola bande di studenti che fanno scorribande tutto l’anno per non studiare con una normativa che non solo impedisce gli abusi ma li sollecita. I “cento giorni”, gli assemblearismi mensili, le “autogestioni”, le violenze fisiche e sessuali, il mobbing nei confronti dei più deboli, la droga, le connivenze dei genitori che sono i primi a sollecitare scioperi e "prese della Bastiglia" perché non accettano i voti e gli insuccessi dei propri figli hanno trasformato la scuola nel migliore dei casi in un ring, nel peggiore dei casi in fortini Fort Apache assaltati da bulli, violenti, distruttori che pretendono di fare ciò che le norme vietano solo a parole. Basta. Non se ne può più.
Per essere chiari la prima terapia è la sospensione di tutte le prassi negative che da decenni infestano gli istituti scolastici statali che incidono negativamente sui comportamenti degli studenti e sul loro apprendimento. Zero pseudo diritti e massimo recupero dei doveri significa smetterla con l’oppio dei decreti delegati. Ripristinare la pax relazionale corretta significa che tutte le scuole si devono uniformare a un solo scopo: studiare e insegnare.
Reintrodurre la motivazione allo studio è possibile e dovrebbe costituire lo scopo fondamentale della nuova scuola, con l’obbligo di realizzare saperi mediante la nozione, ovvero conoscenza reale e non superficiale di ciò che si studia. Abrogare tutte le norme legislative dal 1975 in poi e ritornare a prima dei decreti delegati. Reintrodurre la logica del vecchio liceo classico e scientifico adattandolo alle nuove tecnologie e alle vecchie competenze. Altrimenti sarà tutta una illusione: si perderà tempo e denaro.

2 commenti:

Giancarlo ha detto...

Sarà un caso se, vedo, nella foto che pubblica il Virgilio? No , non credo. Qualcuno le potrebbe scrivere che lei è preso da un rigurgito di autoritarismo, sinceramente non credo. Le mie ultime esperienze nel settore sono i professori di mio figlio, per fortuna alcuni di loro, che descrivevano gli studenti come " idioti cretini" oppure come sogetti di difficile recupero, e, questo, veniva detto al sottoscritto come rappresentante dei genitori nel consiglio. Alla domanda, che feci alla titolare di matematica la quale da mesi non si faceva vedere in classe, essa rispose che aveva altri impegni, essendo vice preside, e che non poteva essere presente in due posti.
Però, la foto del Virgilio mi dà lo spunto per parlare, anche, dei genitori, si, anche loro sono il frutto del sessantotto?

Zeno ha detto...

Il nome della scuola è irrilevante mentre il tema dell'autoritarismo e il ruolo dei genitori nella scuola hanno una loro ragion d'essere se è vero come è vero che l'anarchismo scolastico di questi tempi è di moda ed impera.
Si vogliono togliere dagli obiettivi formativi del curricolo gli ultimi elementi rimasti di pedagogia dell'impegno e dello studio? Si può fare, ma ciò che rimane non è più scuola ma luogo di parcheggio dei giovani. In ogni caso rivendico il diritto alla critica in un settote dove il vuoto politico di proposte è indecentemente scadente.

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