sabato 31 ottobre 2015

La congiura di Roma e la sconfitta della democrazia.


La maggioranza dei Consiglieri comunali di Roma ha presentato le dimissioni determinando automaticamente lo scioglimento dello stesso Consiglio e la decadenza del Sindaco dalla carica di primo cittadino che adesso commenteremo. Questo il fatto singolare di ieri sera.
Non entriamo nel merito di chi ha ragione o torto. Prendiamo atto, viceversa, del metodo scelto per conseguire il risultato dello scioglimento del Consiglio comunale in una forma che dire non istituzionale è il minimo.
Noi siamo convinti che ieri sera la politica romana abbia toccato il fondo. Mai si era visto un caso come quello delle dimissioni della maggioranza dei Consiglieri comunali di Roma per mandare a casa un Sindaco. Mai. In tutta la nostra Galassia mai si era verificato il caso del Sindaco di una capitale che viene estromesso contro la volontà popolare dalla sua carica. Né su Marte, da dove sembra sia venuto Marino, né su Urano o alcun altro pianeta del Sistema Solare. A Roma invece si. Come si dice a Roma “se po fa'”.
Far entrare il notaio, che ha autenticato le firme di 26 Consiglieri per far decadere il Sindaco, in una vicenda politica è la fine della democrazia. I 19 Sigg. Consiglieri del Pd romano e altri 7 di altri partiti di destra, che si sono accodati ai primi sul totale di 48 consiglieri, è il più colossale e vergognoso inciucio tra politici e partiti di differente schieramento che si sia mai visto in Italia dall’età del bronzo.
Alla democrazia, basata sul confronto delle idee e nelle sedi istituzionali di fronte a una assemblea di eletti, si è scelta la soluzione di una sede privata utilizzata da estranei che decidono senza confronto in modo massone. A una politica che discute e decide dentro un’aula assembleare si è preferita una “non politica” che di nascosto in luoghi bui impone decisioni antidemocratiche.
L'«accoltellamento» politico del Sindaco è stato premeditato. Nelle segrete stanze di una squallida saletta di partito è stato deciso di copiare Bruto e Cassio. Qui a Roma gli indigeni se ne intendono di estromissione violenta dal potere. Diciamo che ci sanno fare e riescono ad essere efficaci. Dunque, si è trattato di un delitto. A morire però non è stato Marino ma, fatto più grave, la Democrazia. D'ora in poi tutto sarà diverso. Non si potrà più parlare di democrazia dopo averla ammazzata. Se questo non è stato un atto di arroganza politica del Pd diteci quando si ha un atto di arroganza.
Naturalmente per rendere l’evento possibile c’è stata la connivenza di altri per giunta di avversari politici. Grande intesa tra sinistra e destra sull’accoltellamento per poi accapigliarsi sull’eredità. E’ mancata solo la mortadella per concludere la vicenda in una farsa.
Attenzione. Non vorremmo essere fraintesi. Noi non siamo né sostenitori di Marino che abbiamo criticato pesantemente più volte né, a maggior ragione, del Pd romano o della destra fascista romana. Al contrario. Noi pensiamo che il vero male della politica romana siano proprio le Signore Consigliere e i Signori Consiglieri del Pd che, sommati al vuoto politico ed etico dell’intera destra politica romana, producono da sempre il virus di quelli che Cantone ha chiamato anticorpi. E questi “anticorpi”, ormai famosi e introvabili in grado di far diventare Roma come Milano, se ci sono, si trovano nascosti da qualche parte o meglio sono scappati via per il pericolo dei “corpi”, quelli contundenti e appuntiti come solo gli autocrati prevaricatori sanno maneggiare con cura. Dunque, non siamo più a Roma ma ad Ankara. Bene a sapersi. Ce lo ricorderemo quando si voterà la prossima volta.

1 commento:

Demetrio ha detto...

Fa pena vedere una classe politica italiana di qualsiasi colore, arrabattarsi in tanta sporcizia che tutto il mondo osserva con curiosità.
E' probabile che questa gente crede di esere la massima espressione della democrazia, ma fino a quando si usano sistemi come rapinare il potere senza elezioni, praticare inciucio e corruzione, accoltellamenti, sotterfugi come presentare milioni di emendamenti per fare ostruzione, praticare senza vergogna familismo e nepotismo spendere milioni di euro per opere inutili o, peggio ancora che crollano dopo qualche mese il tutto a danno della comunità, non credo sia apprezzabile.
Questo è il modo di governare dei nostri, non molto amati politici, dalla faccia di bronzo.
Marino non è certo il miglior sindaco per Roma, ma chi l' ha sponsorizzato alle elezioni non è certo senza colpe.
Chiudo pensando alle mamme italiane nella speranza che possano partorire a breve uomini giusti, ma è una speranza flebile, sapendo che la società italiana è attenta alla corruzione e al non rispetto delle regole.

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