martedì 3 gennaio 2006

Quando si dice che si predica bene ma si razzola male.

Le cronache di questi giorni evocano uno spettro che preoccupa non poco il mondo politico-sindacale. Su di esso è infatti calata una coltre di silenzio che, in una società dell’infomazione confusionaria e conflittuale com'è quella italiana, ha dell’inammissibile. Si tratta dell’enorme ingiustizia che in questi giorni è stata messa in pratica ai danni prima di tutto dei lavoratori di tutto il pubblico impiego e, successivamente, dell’intelligenza umana. Gravissimi e lacunosi articoli di giornali narrano che il Ministero del Tesoro e dell’Economia, guidato da quel pericoloso Ministro del Tesoro che risponde al nome di Giulio Tremonti, abbia approvato l'assegnazione di ben quattrocentoventiseimilioni di euro per "incentivazione" ai sessantunomila dipendenti di quel Ministero. Si tratta di una cifra enorme, stratosferica, circa settemila euro medie a cranio, elargite in barba a leggi che lo vietavano e all’insufficiente senso di giustizia che avrebbe dovuto indirizzare l’azione di Governo onde evitare un simile provvedimento discriminatorio nei confronti del resto del personale della P.A. Ci piace ricordare qui chi è questo Ministro del Tesoro. Si tratta, ricordiamolo, di quello stesso Ministro che qualche anno fa si rimangiò l’impegno di retribuire gli insegnanti con la misera somma di quarantadue euro a testa, a condizione che questi lavoratori della scuola avessero comprato e letto dei libri di aggiornamento professionale. Passata la festa, gabbato lo Santo. Il Ministro Tremonti, con un piccolo comma alla finanziaria del 2003, annullò i precedenti impegni presi con la finanziaria dell'anno precedente. Dunque, lasciamo perdere questo Ministro del Tesoro, avventuriero e inventore di quella finanza creativa che ha fatto ridere mezza Europa, che non ha mai avuto chiara la distinzione fra correttezza e violazione degli impegni sottoscritti, e passiamo all'altro grande attore della faccenda. Quello che lascia stupiti è l’assordante silenzio di quella CGIL del Nostro Grande Segretario Generale Epifani che, in precedenza, ha indetto scioperi per mille sciocchezze, che ha sempre visto la pagliuzza nell’occhio degli altri ma che, in questo caso, ha fatto finta di non vedere la trave nel proprio occhio. Lascia interdetti l’amoralità dei nostri vertici sindacali che a chiacchiere predicano l’equità fiscale e retributiva di tutti i lavoratori, nonché la difesa degli interessi “generali”, ma che in concreto razzolano male realizzando, come in questo caso, una connivenza silenziosa e imbarazzante con un potere politico maldestro che lascia interdetti. Ecco di cosa si tratta. C’è una cappa di silenzio intorno a questa storia che fa letteralmente disgustare anche i coccodrilli dopo aver mangiato la loro preda. Al danno la beffa. Almeno i settemila euro fossero stati dati a chi veramente li meritava, come i militari italiani che in Iraq e in Afganistan rischiano quotidianamente la vita. Gli impiegati del Ministero del Tesoro e dell'Economia, invece, al massimo rischiano il cappuccino al bar. In condizioni di normalità gli stessi impiegati sono sempre f.s. (fuori stanza). Che pena.

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