domenica 30 agosto 2009

Logica e giornalismo sempre più distanti negli articoli dei direttori dei giornali pro-Berlusconi.

La singolare logica del direttore del Giornale Vittorio Feltri, in relazione alla polemica giornalistica nata da un suo articolo scritto contro il suo collega direttore del giornale cattolico l’Avvenire, merita un commento. Infatti, a nostro avviso, il suo duro articolo non calza né con la logica, né con il buon senso. Ecco perché ci permettiamo di criticare il Sig. Feltri, un abile professionista della polemica e nulla più. Abbiamo letto l’articolo di Feltri e siamo rimasti di stucco per il modo di ragionare dell’aggressivo neo-direttore del Giornale. Siamo dell’opinione che egli vive di polemiche e riesce bene a portarle all’estremo limite, con una prosa sorprendente nel merito e nel metodo. A noi questo genere di giornalismo non piace. Peccato poi che il suo modo di comunicare idee e concetti presenta delle “stonature” sul piano della Logica che, com’è noto, non è una disciplina politica (dove Feltri può eccellere) ma è Matematica pura, in cui il combattente ardimentoso Feltri a quanto pare difetta. Vediamo di dimostrarlo. Ecco il suo ragionamento. Dopo avere accusato il direttore dell’Avvenire di avere avuto una relazione omosessuale con un altro uomo, Feltri afferma che Boffo “non ha smentito una riga di quanto scritto; già, non poteva farlo, perché la notizia che lo riguarda è vera, e purtroppo per lui non è una sciocchezza irrilevante. Detto questo, nessuno, tantomeno al Giornale, si sarebbe occupato di una cosa simile se lui, il Principe dei moralisti, non avesse fatto certe prediche dal pulpito del foglio CEI per condannare le presunte dissolutezze del Cavaliere. Adesso i cittadini sanno che il lapidatore non ha le carte in regola per lapidare alcuno”.
Dunque, secondo Feltri il Direttore dell’Avvenire non ha le carte in regola per scrivere articoli contro Berlusconi. In altre parole, siccome egli ha avuto noie con la giustizia, per questo fatto perde il diritto di fare il giornalista. Vale a dire, secondo Feltri, che chi ha avuto un problema giudiziario perde il diritto giornalistico di essere preso in considerazione e, soprattutto, deve stare zitto perché non può da quel pulpito criticare il Presidente del Consiglio Berlusconi. Te capì? Feltri ci ricorda il ritornello della canzone che dice “No, tu no! E perché? Perché no”. Singolare ragionamento quello di Feltri che, se portato alle estreme conseguenze, alla fine afferma che ciò che conta nel giornalismo non è il contenuto di un articolo ma la fedina penale di chi scrive. Se ci si permette un parallelo è come dire che siccome Galileo ha avuto noie con il Tribunale dell’Inquisizione per questo fatto le cose che ha scritto nelle sue opere non hanno valore e, soprattutto, Galileo dopo la sentenza di condanna non avrebbe dovuto più sostenere le sue idee relative al metodo scientifico e al sistema copernicano, perché aveva perduto la sua “verginità” di scienziato. Ammazza che fior fiore di ragionamento. Sappiamo come è finita la storia di Galileo in cui dopo quattrocento anni un Papa polacco dovette chiedere scusa dopo che la Chiesa Cattolica si è coperta di ridicolo per quella sentenza. Un’ultima chiosa. Ma come fa Feltri a conoscere vita, morte e miracoli dei destinatari delle sue polemiche? Per caso ha al suo servizio il fior fiore degli investigatori privati e, forse anche, qualche soggetto dei servizi deviati che gli passano le notizie riservate? E questo sarebbe giornalismo serio? Ma mi faccia il piacere avrebbe detto Totò. Il fatto è che dopo gli scandali berlusconiani di questi ultimi mesi, nel mondo del giornalismo italiano tutti hanno perduto la testa. Dal momento in cui Berlusconi ha forzatamente introdotto nel paese un regime sciagurato al suo servizio, al Gruppo Repubblica-Espresso non è rimasta altra strada che insistere sulle “debolezze” del Cavaliere, preso atto che c’è stato un attacco alla libertà dell’informazione portato dalla stampa e dalle televisioni del Premier, compresa la pilatesca RAI che è diventata la pessima fotocopia dei programmi televisivi di Mediaset. Noi pensiamo che la Chiesa Cattolica si sia svegliata tardi per protestare contro lo strapotere berlusconiano e adesso paga pegno perché si è messa contro tutti i lacchè del regime, soprattutto quello della carta stampata che ha nel Giornale di Paolo Berlusconi il suo massimo guerrafondaio.

Nessun commento:

Support independent publishing: buy this book on Lulu.