sabato 18 aprile 2015

Le contraddizioni del sistema Italia.


Siamo ridotti veramente male. Si elogia in modo esagerato un dirigente scolastico (una volta si chiamavano presidi) di una scuola secondaria altoatesina per aver vietato l’uso dei cellulari in classe mentre migliaia di altri dirigenti scolastici disattendono la regola e nessuno li sanziona. Il dirigente scolastico in questione, a nostro giudizio, non ha fatto nulla di eroico. E lo ha ripetuto ai giornalisti che lo hanno intervistato. Ha semplicemente messo in pratica il buon senso e applicato i regolamenti scolastici. La stampa straparla di questo dirigente scolastico come se avesse fatto chissà quale alto gesto di eroismo e poi al contrario è silenziosa nei confronti delle migliaia di altri dirigenti scolastici che permettono non solo l’uso ma addirittura l’abuso dei cellulari con conseguenze gravi per esempio nella falsificazione dei risultati delle prove scritte, dove "il copia copia" è la prassi. Perché il Ministero della P.I. non invia gli ispettori per sanzionare i migliaia di dirigenti scolastici che non fanno rispettare il regolamento? L’aspetto eclatante sta tutto qua: si elogia un caso unico di dirigente scolastico che fa il proprio dovere e non si sanzionano i moltissimi altri che non lo fanno. In verità la scuola italiana è il vero specchio della realtà italiana. E’ un universo di persone che dovrebbero creare servizi a fronte dell’altro universo costituito da studenti che dovrebbero utilizzare questi servizi. Ma se i servizi sono pessimi come possono essere positivi i risultati dell’apprendimento che, com'è noto, inizia prima di tutto dalle regole e poi dai saperi? Il guaio è che coloro che dovrebbero produrre servizi non li producono se non al ribasso della qualità, sfruttando la connivenza di dirigenti scolastici, docenti e non docenti, tutti concentrati a lavorare al minimo ma coesi in un vincolo delittuoso di do ut des. Questo vincolo poi è diretto e realizzato da una “cupola” formata in tutto da poche persone che “contano”, e cioè da pochi docenti cosiddetti referenti e vicari nominati responsabili di qualcosa (che percepiscono un bonus integrativo di stipendio), naturalmente dal dirigente scolastico capo della cupola, dal direttore dei servizi amministrativi di segreteria e dulcis in fundo dai peggiori, che sono i docenti sindacalisti, capetti che passano il loro tempo a studiare circolari ministeriali che consentano loro di far emanare direttive su come spremere al massimo il limone dei piccoli finanziamenti dati alle scuole. Non estranei a questa cupola c’è un’altra non trascurabile componente fatta dai pochi rappresentanti degli studenti, alcuni dei quali frequentemente pilotati ideologicamente dal vice di turno, invitati ad assumere comportamenti di supporto alla cupola per realizzare piccoli “successi”, tra i quali spicca il diritto all’occupazione della scuola per periodi imprecisati (almeno finchè alcuni loro genitori non si stufano) in cui la scuola viene vandalizzata in modo indecente, l’altro diritto dei “cento giorni”, dai viaggi di istruzione, etc . Ecco, questo è il ritratto più o meno adeguato della scuola italiana nella quale un dirigente scolastico, che si chiama Stefan Keimm, di un liceo della “Autonome Provinz Bozen – Südtirol”, solo ed esclusivamente perché è un dirigente scolastico di quella regione, si permette il lusso di far rispettare una norma con il pieno e convincente ringraziamento dei genitori senza correre rischi di alcun genere . Vi siete chiesti perché un provvedimento del genere è stato preso nella “antipatica e poco importante” Bolzano e non nella “simpatica e più importante” Roma o Milano? La spiegazione è semplice. In quella fredda città, "terra di mezzo" tra la civile e pratica gente germanica caratterizzata dalla consapevolezza del valore delle regole e la calda e mediterranea Roma (ma il discorso si può benissimo riferirsi a qualsiasi città italiana in cui la sua latitudine diminuisce in modo inversamente proporzionale alla confusione e alla incivile abitudine di lasciar perdere rigore e senso delle regole. Complici di questo costume spudorato è una stampa nazionale, corporativa e indecente, che non ammette intrusioni nella informazione distorta e scorretta che fa della “cosa scolastica”. Solo qui in Italia si poteva registrare il “non senso” di elogiare un lavoratore perché fa il suo dovere mentre l'esercito "dei diecimila rimanenti" possono tranquillamente non fare applicare la norma senza che vengano presi provvedimenti disciplinari a loro carico. E’ questa la civiltà giuridico-amministrativa di un “grande” paese democratico che si richiama alla Cultura del Diritto Romano? Se è così, stiamo freschi!

2 commenti:

Giancarlo ha detto...

Al di la della retorica, purtoppo sempre presente in queste rievocazioni. La bellezza del momento, però, è stata assoluta.

Giancarlo ha detto...

Già siamo al punto che aèèlicare una regola con diligenza è considerato un atto eccezionale ! Ma le confesso che ascoltando la notizia ho fatto questa riflessione, chissà come sarebbe stata presa una decisione del genere in una qualunque altra scuola, non ho fatto mensione alla collocazione geografica di questa ipotetica altra !

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