mercoledì 9 novembre 2016

Elezioni americane e prospettive politiche.


In Italia quando qualcosa è indigeribile si dice che sono “cavoli amari”. L’amarezza è sempre associata a qualcosa di sgradevole. Gli statunitensi in questi casi esprimono incredulità, dicendo “oh my God”.
In effetti con l’elezione di Donald Trump a Presidente Usa entra a gamba tesa nello scenario mondiale qualcosa di nuovo e di imprevisto. “È la democrazia bellezza!” Da oggi la politica mondiale non sarà più la stessa. È da vedere però se sarà meglio o peggio di prima perché il bello della democrazia è che chiunque in essa può diventare qualcuno, anche Presidente degli Stati Uniti.
Che succederà adesso? Probabilmente nulla, forse cambierà molto. Non lo sappiamo. Certo nessuno si aspetta che non ci saranno novità. Vedremo se le novità miglioreranno la vita dei cittadini del mondo intero o meno. L’accoppiata brexit-Trump può diventare una tempesta in grado di cambiare gli equilibri e gli scenari della politica europea e mondiale. Ma siamo proprio sicuri che sarà un fatto negativo?
Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel romanzo Il Gattopardo fa dire a Tancredi “cambiare tutto per non cambiare nulla”. Sarà così oppure il contrario? E se addirittura cambiasse in meglio tutto?
Noi facciamo un solo auspicio: se con l’elezione di Trump migliorassero le relazioni internazionali e ci si incamminasse per un mondo più in pace sarebbe già un elemento positivo in grado da solo di dare fiducia al mondo intero. Aspettiamo di saperne di più.

martedì 8 novembre 2016

Elezioni statunitensi pessime.


Il titolo dice tutto. Ci ricorda la massima virgiliana “lucani boni, apuli mali, siculi pessimi”. Alla fine anche i lucani alla luce dei cattivi diventano scarsi. Certo se partiamo dall’ipotesi che alcune volte nella vita è meglio accontentarsi allora tra i due contendenti si sceglie non il migliore ma il minore dei mali. Hillary Clinton è tra questi mali minori ma gli Stati Uniti d’America dovevano e potevano portare in finale due soggetti migliori. Non ci sono mai piaciuti gli spacconi. Abbiamo provato sempre sensazioni sgradevoli quando abbiamo pensato a certi cattivi compagni di scuola che in modo odioso hanno voluto sempre imporci una visione estremista delle cose.
A quel tempo si trattò di volere manifestare la propria superiorità fisica oppure la propria capacità a comandare o a imporre modelli di relazioni inaccettabili. Adesso si tratta mutatis mutandis di imporre strategie politiche e sociali aggressive come lo furono le reiterate imposizioni a spartire la merenda del cestino con i bulletti di scuola, veicola idee favorevoli alla lobby delle armi, incoraggia atteggiamenti razzisti, e tante altre cose simili.
Se noi fossimo un cittadino statunitense voteremmo Clinton, sebbene come già detto siamo dell’idea che la candidata democratica sia a nostro parere inadeguata al ruolo di Capo del governo Usa a causa di una personalità non certo spiccata e consona alla causa.
Ma noi non votiamo e dunque non siamo preoccupati di noi ma dai cittadini americani che potrebbero eleggere, come Berlusconi in Italia tanto per intenderci, un soggetto millantatore e pericoloso. Non riusciamo a comprendere come si possa rischiare di dare i codici nucleari a un soggetto del genere.
Accanto alle spacconate Trump aggiunge una miscela pericolosa di provocazioni e di idee estremistiche che potrebbero portare a una deriva autoritaria grave. Speriamo che perda.

sabato 5 novembre 2016

Un paese sull’orlo di una crisi irreversibile.


USA ovvero United States of America. Da sempre un simbolo di libertà e di democrazia. Un simbolo e un potente stimolo di possibilità dati a tutti i cittadini di qualunque tipologia di questo grande paese per realizzare se stessi in modo completo, anche sul piano economico. Anche, non solamente come purtroppo è diventato oggi.
Decenni fa gli States erano considerati un modello non solo economico per tutto il pianeta. Oggi non è più così e probabilmente non lo sarà in futuro. Lo Stato più influente del mondo che salvò l’Europa dal nazismo, che fu il salvatore della guerra fredda con l’Urss, che permise la rinascita di istituzioni come l’Onu, che permise a un uomo di colore di diventare Presidente Usa per due mandati consecutivi ormai è su una china inarrestabile di crisi generale.
Lo strumento che ha permesso di chiarire questa svolta sono le imminenti elezioni politiche statunitensi. Durante la campagna elettorale si sta assistendo allo sgretolamento sistematico dell’immagine degli Usa ben più di quanto possa essere stato lecito pensarlo e soprattutto ben al di là di quanto possa essere definito “fisiologico”.
L’entrata in scena a gamba tesa di Donald Trump ha scoperchiato questo gigantesco pentolone in cui ribollono stati d’animo che di positivo non hanno nulla. Scandali, finanza ai limiti dell’inaccettabile, salvezza delle banche e condanna degli uomini, la riproposizione di atteggiamenti razzisti nei confronti dei poveri di colore, la caccia ai terroristi islamici, la contrapposizione politica tra i due candidati alla carica di Presidente e tanto altro hanno ormai convinto il mondo intero che gli Usa non sono più il faro della democrazia mondiale.
"C’è del marcio in Danimarca" avrebbe detto il nostro Totò. E il marcio sta uscendo fuori nei dibattiti e nelle contrapposizioni della campagna elettorale. Intendiamoci lo è anche in Italia per il referendum costituzionale. I due paesi durante questa campagna elettorale stanno dando il peggio di sé.
La campagna politica di Trump è tutta una corsa sorprendente di dichiarazioni che fanno emergere sempre di più i mali della società statunitense che finora, per diversi motivi, erano rimasti nascosti. La stessa dichiarazione del candidato repubblicano che se perderà non riconoscerà la vittoria della sua avversaria la dice lunga sulla crisi ormai strutturale del paese.
Nella politica estera ci sono tutti i motivi di questa crisi. Dalla contrapposizione con la Russia di Putin, dagli errori della gestione della politica mediorientale, dalla cecità di aver permesso l’espandersi del terrorismo islamico del Daesh nei paesi dell’area siro-irachena emerge una costante che è l’aumento incontrollato di errori di gestione della politica mondiale degli Usa. Se aggiungiamo i fattori endogeni interni il risultato è una perdita di credibilità gigantesca nel riconoscimento dello status di primo della classe che non c’è più.
La crisi economica e finanziaria di tutti i paesi cosiddetti ricchi e la imponente incapacità di gestire le politiche migratorie hanno determinato un allargamento della forbice tra le classi sociali tra ricchi e poveri. Il problema è tristemente noto in Italia ma dagli Usa non ci aspettavamo una così forte sottovalutazione.

mercoledì 19 ottobre 2016

L’Unesco e la risoluzione del litigio israelo-palestinese.


Il titolo di questo post è chiaro: ci sono due paesi che tengono in ostaggio la politica estera internazionale. Questi due paesi sono Israele e la Palestina. Puntualmente, ogni volta che decidono di litigare scelgono un tema, si buttano a capofitto infischiandosene delle conseguenze e ci riescono benissimo. L’ultima è di ieri. L’Unesco ha preso la decisione di definire patrimonio culturale una certa zona storico-religiosa di Gerusalemme Est senza citarla nella lingua ebraica. Tutto qui. Leggendo i giornali si trovano due interpretazioni talmente differenti da rimanere sbigottiti. Noi non vogliamo entrare in una diatriba che è funzionale alla polemica esistente in entrambi i paesi. Punto. Nessuno può impedire la nostra libertà e quella di tutti i cittadini del mondo a rifiutarsi di essere impelagati in un conflitto che entrambi i contendenti, in modo disonesto, non vogliono affrontare e risolvere. A nostro giudizio sta tutto qui il problema: questi due paesi tengono in ostaggio l’intero pianeta costringendo tutti i paesi a schierarsi da una parte o dall’altra. Nel mentre è corretto chiedere “chi è contro chi” è totalmente scorretto chiedere la stessa cosa quando entrambi hanno deciso di non fare intenzionalmente la pace. E ciò è confermato dalle dichiarazioni di ieri che lo fanno capire senza ombra di dubbio. La risoluzione è “anti-Israele” dice l’uno. No risponde l’altro: è una dichiarazione “pro-Palestina”. E così prendono in giro non solo tutti i cittadini del mondo ma anche la loro intelligenza perché non si rendono conto che la loro guerra è un insulto alla Pace e alla ragione umana. Le loro dichiarazioni sono piene di bugie perché entrambi alterano la verità: essi non vogliono la pace perché non hanno fiducia in se stessi e negli altri. Questa è la tremenda e agghiacciante verità che emerge osservando i loro comportamenti. Volete un esempio di questa amara verità? Basterebbe indire un referendum consultivo in entrambi i paesi con la domanda: volete che tra Israele e Palestina “scoppi” la pace? Ebbene siamo dell’opinione che la stragrande maggioranza direbbe no. Assolutamente no! Le sistematiche liti da cortile sono inaccettabili al mondo in quanto rendono l’Onu e l’Unesco che è una sua emanazione ostaggio della loro mentalità di persone inadeguate e litigiose. Portano poi ricadute negative perché coinvolgono come è avvenuto tragicamente in passato anche le vite di ostaggi che non hanno colpe e diventano vittime inermi e innocenti della loro collera. In poche parole sono stolti che credono di avere ragione. E dire che sarebbe facilissimo risolvere tutti i loro problemi in maniera rapida e indolore. Basterebbe un po’ di fiducia, un pizzico di generosità e una robusta dose di disponibilità per perseguire - con una attività educativa entusiasmante in grado di renderli amici oltrechè concittadini di uno stesso grande paese, entusiasti di vivere insieme in modo pacifico e gioioso – la pace, quella vera non quella fasulla alla quale attualmente si appellano. Invece per colpa di questo conflitto e dei testardi e inaffidabili politici di entrambi i due paesi che li dirigono, il mondo ha subito, subisce e purtroppo subirà ancora in futuro altre conseguenze nefaste. Lo diciamo con preoccupazione ma anche a chiare lettere: i due contendenti sono responsabili al 50% delle loro liti e e delle loro guerre. Nessuno dei due ha il 100% di ragioni [vedi precedente post]. È una vergogna che non esista un Ente internazionale che li colpisse duramente con delle dure sanzioni per questa squallida vicenda di tenere in ostaggio il mondo intero e di umiliare la ragione umana.

venerdì 7 ottobre 2016

Chiarezza sul Referendum, please.


Non ci sbilanciamo troppo ma pensiamo che alla prossima consultazione referendaria sulla riforma costituzionale vincerà il si. Possiamo sbagliare ma è un nostro convincimento basato sul fatto che gli italiani non dicono la verità, soprattutto quando davanti a un sondaggista devono sbilanciarsi su come la pensano. Il Referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre 2016 obbliga chiunque, interpellato a dire la sua, a schierarsi: si o no. Non è ammesso alcun ni. L’obbligo a chiarire di quale idea si è dà tremendamente fastidio all’italiano medio.
Non stiamo parlando qui della pattuglia rumoreggiante di italiani, sia dalla parte del no sia dalla parte del si, che cerca lo scontro. No, qui stiamo parlando della cosiddetta “maggioranza silenziosa”, cioè della enorme fetta della popolazione che non appare sui media, che esiste ma non si nota, che non vuole apparire perché pensa che per cautelarsi sia necessario non solo nascondere il proprio pensiero ma addirittura barare.
Ricordate i famosi sondaggi che alle europee davano Renzi al 31% quando poi stravinse col 41%? Eppure tutti i sondaggi avevano previsto una forchetta di oscillazione di due punti percentuali, cioè (31±2) cioè da un minimo del 29% a un massimo del 33%? Una vera disfatta dei sondaggisti di tutti gli orientamenti. Non si salvò nessuno. Alla fine diedero la colpa a questa fetta degli italiani. E a nostro giudizio non hanno avuto torto. Perché?
Perché la maggioranza degli italiani sono come i fedeli che vanno in chiesa ogni domenica ma seguono poco il Vangelo. Ligi a tutto, seduti sempre allo stesso banco, fedeli come i Carabinieri fanno finta di essere attenti ma in cuor loro pensano a come fare il migliore investimento finanziario per guadagnare di più, oppure a come trovare elusioni e vantaggi scaricando i costi sulla collettività per trarre guadagni più o meno illeciti, a come fare lobby per trarre vantaggi, etc.
Attenzione gli italiani ipocriti non sono solo i cattolici. Sono trasversali. Ricordano la vecchia Democrazia Cristiana che si definiva un partito interclassista. Dunque, italiani comunisti, libertari, progressisti, modernisti ma anche conservatori, tradizionalisti, moderati e conformisti, tutti ipocriti e volti a nascondere le proprie idee nel nome di una privacy che interessa loro per convenienza non certo perché spiriti liberi. Sconoscono l’etica e non si sono mai posti alcuna domanda sull’importanza degli aspetti valoriali della vita.
In conclusione l’idea che ci siamo fatti finora è che il si vincerà con ragionevole sicurezza nonostante tutta l’opposizione sia concorde nel non riconoscere a Renzi alcunché di valido. E che si ritorni al ping pong o che non si sopprima l’inutile Cnel oppure che si lasci inalterato il litigio fra Regioni e Stato centrale (gli altri due motivi sono inefficaci e superflui) a costoro non interessa nulla. In effetti i Brunetta, i Salvini, i Grillo, quelli di SeL/SI e il compatto gruppetto della minoranza Pd hanno ragione di protestare per la formulazione del titolo sulla scheda.
Infatti avrebbero voluto un titolo più chiaro, più sintetico, meno parziale e più comprensibile. Il titolo a loro parere avrebbe dovuto essere il seguente: “Volete che il Presidente del Consiglio, Capo di un governo non votato dai cittadini e illegittimo, sia mandato a casa”?
Ecco come stanno le cose. Purtroppo. Te capì?

mercoledì 5 ottobre 2016

Il primato dei peggiori primati.


In Siria è in atto una delle campagne belliche più spietate e mai viste di macelleria umana di tutta la storia nell'indifferenza mondiale. Su Aleppo stanno piovendo bombe come se fossero confetti sugli sposi in un matrimonio.
I Grandi della Terra, cioè i peggiori individui pieni di sfrenata ambizione che dicono di fare politica per il bene comune delle loro nazioni, sono in prima fila in questa mattanza. Per inettitudine o per bramosia di potere si stanno macchiando di crimini planetari.
Chi sono costoro? Sono i cosiddetti Capi di governo delle nazioni più “evolute”, a cominciare da USA e Russia, passando per Francia e Gran Bretagna, fino ad arrivare al massimo della follia delinquenziale personificata da tutti i gruppi armati islamisti e musulmani sciiti e sunniti nonché ribelli siriani, Daesh in primis.
Ebbene noi non ci stiamo a far finta di nulla. Siamo arciconvinti che si tratta di personaggi miseri, spregiudicati e criminali che direttamente o indirettamente stanno massacrando inermi e civili, bambini e anziani, ospedali e scuole per puro spirito di potere. Hanno abbandonato qualunque legge e regola internazionale usando addirittura gas chimici e bombe incendiarie sulle abitazioni civili. Che vergogna!
Che un giorno si sappia che costoro con nome e cognome sono stati gli assassini di povere vittime siriane. Il piccolo Aylan è una di queste.

domenica 2 ottobre 2016

Le ragioni dell'uno e i torti dell’altro possono essere discussi con soddisfazione da entrambi.


L’eterno contrasto di idee tra gli uomini è da considerare una tragedia o piuttosto un patrimonio di valore? E’ questa, alla fine della maratona televisiva proposta dal direttore de La7 Mentana, la domanda che mi sono posto con legittima ragione a mezzanotte di ieri l’altro, dopo quattro ore di dibattito. Anticipo la risposta: il contrasto delle idee è da considerare un valore.
Mi rendo conto che la mia idea potrebbe essere intesa in senso contrario come disvaloriale e sciagurata piuttosto che di valore, con la sbrigativa motivazione che “chi non la pensa come me sbaglia”. A mente fredda però le cose stanno in modo diverso da come la possa pensare un soggetto che dà giudizi immediati di convincimenti affrettati e superficiali.
Vediamo brevemente di chiarire perché e soprattutto cerchiamo di capire per quale ragione non si può ridurre il giudizio con il classico paradigma calcistico del 2-0 o al massimo di un 2-1.
Prima di tutto, se proprio dobbiamo individuare un vincitore quello è stato l’arbitro dell’incontro Enrico Mentana. Lui è sicuramente il vero vincitore perché è riuscito nell’impossibile. E’ riuscito a far confrontare per ben quattro ore i due principali attori della campagna referendaria sul no e il si alla riforma costituzionale senza imporre veti oppure orientamenti. Mentana è riuscito a proporre ai cittadini un programma di vera informazione e di cultura.
Un inciso prima di iniziare: perché non alla Rai ma alla tv La7 che è una televisione privata? Forse sarebbe il caso che Presidente e Amministratore Delegato della Rai si nascondessero per il clamorosa disastro della loro penosa gestione della televisione di Stato.
Dico subito che dal loro punto di vista i due partecipanti hanno vinto entrambi. Indipendentemente dalle risposte più o meno veritiere che hanno dato su fatti parziali, un giudizio non può non essere proposto se non globalmente. Non si può spacchettare il dibattito in dieci-venti parti e dare un giudizio finale come somma di 10-20 giudizi parziali da sommare in modo aritmetico o peggio algebrico.
Io ho visto due vincitori e nessun perdente. Capisco che saremo una infima parte a proporre un simile risultato ma la penso così e lo spiegherò tra poco. Ho visto due vincitori e nessun perdente perché il dibattito, spesso tra sordi, è stato effettuato tra due mondi agli antipodi ed è riuscito nonostante tutto a far arrivare al telespettatore un messaggio pedagogico importante, e cioè che il confronto delle idee anche se abissale può permettere di arricchire chi lo segue se opportunamente condotto. I due mondi portati allo scontro dialettico tra loro sono quello politico e quello tecnico. Ma proprio per questa incomunicabilità il risultato è stato eccellente e paradossalmente vincente per entrambi. In poche parole, la discussione ha permesso al telespettatore di conoscere finalmente i veri motivi dell’altro, nella sua più intima e stringente valenza culturale.
Devo dire che se prima del confronto ero portato a considerare con certezza che una delle due tesi avesse tutte le ragioni per ottenere il mio sostegno adesso dopo la trasmissione non ne sono più sicuro, segno che il senso del dubbio si è insinuato improvvisamente come quando una mattina ci si sveglia col raffreddore senza poterlo allontanare immediatamente. Attenzione. Questa tesi riguarda entrambi i contendenti.
Se fossi renziano dopo la trasmissione non vedrei più Renzi come il possessore della verità del si. Alla stessa maniera se fossi zagrebelskiano alla fine del dibattito non vedrei più il costituzionalista come il vero detentore della verità. Insomma sono diventato dubbioso. Non è una brutta cosa ma è un fatto che sicuramente giova secondo la prospettiva di una maggiore riflessione su fatti così importanti del vivere sociale di un cittadino. Ecco alcuni motivi dei miei dubbi.
Un governo che duri 5 anni è innaturale e antidemocratico o è necessario e auspicabile per la governabilità del paese? E’ tirannico e oligarca un paese in cui l’opposizione fa ostruzionismo con milioni di emendamenti su disegni di legge che vogliono dare più diritti ai cittadini o è democratico e libero un paese in cui una minoranza non deve avere la maggioranza schiacciante con la quale si prende “cocuzze e cocuzzaro”? E’ uscito vincente Renzi per la sua velocità e sicurezza delle risposte o è uscito vincente Zagrebelsky per la sua analisi razionale equilibrata e competente? Le vere risposte risolutive dei dubbi sono state quelle che hanno confuso pacatezza e signorilità come elementi di debolezza oppure sono stati quelli che hanno confuso pacatezza e signorilità come elementi di forza? Ha vinto la tartaruga che propone una dotta lezione costituzionale, giuridica e di sintassi del testo del referendum oppure ha vinto la soddisfacente proposta di evitare di rimandare all’infinito le soluzioni della politica in maniera da evitare la palude dove i tempi biblici del potere legislativo sono imposti da cattive lobbies? Ha vinto Renzi il politico che batte il costituzionalista oppure ha vinto Zagrebelsky che ha battuto il politico? Ha vinto colui che ha mostrato più sensibilità e preoccupazione per la caduta del senso giuridico della Costituzione modificata in peggio o colui che si è preoccupato di dare una prospettiva politica più efficace e stabile all’azione di governo? Possono due mondi così differenti e così diversi di linguaggio e sintassi sullo stesso tema adoperare due approcci differenti spiazzanti o è meglio lanciare una monetina in aria e far vincere la tesi di uno dei due? E’ accettabile che ognuno dei due imposti un dibattito in cui vuole costringere l’altro a parlare sul proprio terreno con le proprie categorie e i propri paradigmi?
Queste sono alcune domande che mi sono posto alla fine del dibattito. C’è da rimanere dubbiosi ma soddisfatti di un dibattito incalzante, ricco di spunti politici e giurisprudenziali che ha appassionato.
A mio giudizio è sembrato un dibattito civile e necessario da portare come modello quello che due visioni opposte della società si siano confrontati civilmente proponendo un raffronto sebbene difficile e complesso ma pedagogico e didattico di come ci si dovrebbe confrontare tra persone civili con toni, maniere e soprattutto con argomentazioni in cui sono banditi volgarità e arroganza.
Grazie a Mentana che ha sacrificato il proprio Io come conduttore per evitare appesantimenti e stravolgimenti di senso nella discussione. Nulla è più fastidioso che interrompere l’intervento di un oratore costringendolo a lasciare a metà la sua analisi per rispondere a domande improprie. «Il vero dialogo» disse Zygmunt Bauman «non è parlare con gente che la pensa come te». Evidentemente, dopo questo dibattito, votare no perchè Renzi è antipatico o perchè è del Pd mi fa vergognare. Te capì?

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