Il titolo di questo post è chiaro: ci sono due paesi che tengono in ostaggio la politica estera internazionale. Questi due paesi sono Israele e la Palestina. Puntualmente, ogni volta che decidono di litigare scelgono un tema, si buttano a capofitto infischiandosene delle conseguenze e ci riescono benissimo. L’ultima è di ieri. L’Unesco ha preso la decisione di definire patrimonio culturale una certa zona storico-religiosa di Gerusalemme Est senza citarla nella lingua ebraica. Tutto qui. Leggendo i giornali si trovano due interpretazioni talmente differenti da rimanere sbigottiti. Noi non vogliamo entrare in una diatriba che è funzionale alla polemica esistente in entrambi i paesi. Punto. Nessuno può impedire la nostra libertà e quella di tutti i cittadini del mondo a rifiutarsi di essere impelagati in un conflitto che entrambi i contendenti, in modo disonesto, non vogliono affrontare e risolvere. A nostro giudizio sta tutto qui il problema: questi due paesi tengono in ostaggio l’intero pianeta costringendo tutti i paesi a schierarsi da una parte o dall’altra. Nel mentre è corretto chiedere “chi è contro chi” è totalmente scorretto chiedere la stessa cosa quando entrambi hanno deciso di non fare intenzionalmente la pace. E ciò è confermato dalle dichiarazioni di ieri che lo fanno capire senza ombra di dubbio. La risoluzione è “anti-Israele” dice l’uno. No risponde l’altro: è una dichiarazione “pro-Palestina”. E così prendono in giro non solo tutti i cittadini del mondo ma anche la loro intelligenza perché non si rendono conto che la loro guerra è un insulto alla Pace e alla ragione umana. Le loro dichiarazioni sono piene di bugie perché entrambi alterano la verità: essi non vogliono la pace perché non hanno fiducia in se stessi e negli altri. Questa è la tremenda e agghiacciante verità che emerge osservando i loro comportamenti. Volete un esempio di questa amara verità? Basterebbe indire un referendum consultivo in entrambi i paesi con la domanda: volete che tra Israele e Palestina “scoppi” la pace? Ebbene siamo dell’opinione che la stragrande maggioranza direbbe no. Assolutamente no! Le sistematiche liti da cortile sono inaccettabili al mondo in quanto rendono l’Onu e l’Unesco che è una sua emanazione ostaggio della loro mentalità di persone inadeguate e litigiose. Portano poi ricadute negative perché coinvolgono come è avvenuto tragicamente in passato anche le vite di ostaggi che non hanno colpe e diventano vittime inermi e innocenti della loro collera. In poche parole sono stolti che credono di avere ragione. E dire che sarebbe facilissimo risolvere tutti i loro problemi in maniera rapida e indolore. Basterebbe un po’ di fiducia, un pizzico di generosità e una robusta dose di disponibilità per perseguire - con una attività educativa entusiasmante in grado di renderli amici oltrechè concittadini di uno stesso grande paese, entusiasti di vivere insieme in modo pacifico e gioioso – la pace, quella vera non quella fasulla alla quale attualmente si appellano. Invece per colpa di questo conflitto e dei testardi e inaffidabili politici di entrambi i due paesi che li dirigono, il mondo ha subito, subisce e purtroppo subirà ancora in futuro altre conseguenze nefaste. Lo diciamo con preoccupazione ma anche a chiare lettere: i due contendenti sono responsabili al 50% delle loro liti e e delle loro guerre. Nessuno dei due ha il 100% di ragioni [vedi precedente post]. È una vergogna che non esista un Ente internazionale che li colpisse duramente con delle dure sanzioni per questa squallida vicenda di tenere in ostaggio il mondo intero e di umiliare la ragione umana.
mercoledì 19 ottobre 2016
venerdì 7 ottobre 2016
Chiarezza sul Referendum, please.
Non ci sbilanciamo troppo ma pensiamo che alla prossima consultazione referendaria sulla riforma costituzionale vincerà il si. Possiamo sbagliare ma è un nostro convincimento basato sul fatto che gli italiani non dicono la verità, soprattutto quando davanti a un sondaggista devono sbilanciarsi su come la pensano.
Il Referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre 2016 obbliga chiunque, interpellato a dire la sua, a schierarsi: si o no. Non è ammesso alcun ni. L’obbligo a chiarire di quale idea si è dà tremendamente fastidio all’italiano medio.
Non stiamo parlando qui della pattuglia rumoreggiante di italiani, sia dalla parte del no sia dalla parte del si, che cerca lo scontro. No, qui stiamo parlando della cosiddetta “maggioranza silenziosa”, cioè della enorme fetta della popolazione che non appare sui media, che esiste ma non si nota, che non vuole apparire perché pensa che per cautelarsi sia necessario non solo nascondere il proprio pensiero ma addirittura barare.
Ricordate i famosi sondaggi che alle europee davano Renzi al 31% quando poi stravinse col 41%? Eppure tutti i sondaggi avevano previsto una forchetta di oscillazione di due punti percentuali, cioè (31±2) cioè da un minimo del 29% a un massimo del 33%? Una vera disfatta dei sondaggisti di tutti gli orientamenti. Non si salvò nessuno. Alla fine diedero la colpa a questa fetta degli italiani. E a nostro giudizio non hanno avuto torto. Perché?
Perché la maggioranza degli italiani sono come i fedeli che vanno in chiesa ogni domenica ma seguono poco il Vangelo. Ligi a tutto, seduti sempre allo stesso banco, fedeli come i Carabinieri fanno finta di essere attenti ma in cuor loro pensano a come fare il migliore investimento finanziario per guadagnare di più, oppure a come trovare elusioni e vantaggi scaricando i costi sulla collettività per trarre guadagni più o meno illeciti, a come fare lobby per trarre vantaggi, etc.
Attenzione gli italiani ipocriti non sono solo i cattolici. Sono trasversali. Ricordano la vecchia Democrazia Cristiana che si definiva un partito interclassista. Dunque, italiani comunisti, libertari, progressisti, modernisti ma anche conservatori, tradizionalisti, moderati e conformisti, tutti ipocriti e volti a nascondere le proprie idee nel nome di una privacy che interessa loro per convenienza non certo perché spiriti liberi. Sconoscono l’etica e non si sono mai posti alcuna domanda sull’importanza degli aspetti valoriali della vita.
In conclusione l’idea che ci siamo fatti finora è che il si vincerà con ragionevole sicurezza nonostante tutta l’opposizione sia concorde nel non riconoscere a Renzi alcunché di valido. E che si ritorni al ping pong o che non si sopprima l’inutile Cnel oppure che si lasci inalterato il litigio fra Regioni e Stato centrale (gli altri due motivi sono inefficaci e superflui) a costoro non interessa nulla. In effetti i Brunetta, i Salvini, i Grillo, quelli di SeL/SI e il compatto gruppetto della minoranza Pd hanno ragione di protestare per la formulazione del titolo sulla scheda.
Infatti avrebbero voluto un titolo più chiaro, più sintetico, meno parziale e più comprensibile. Il titolo a loro parere avrebbe dovuto essere il seguente: “Volete che il Presidente del Consiglio, Capo di un governo non votato dai cittadini e illegittimo, sia mandato a casa”?
Ecco come stanno le cose. Purtroppo. Te capì?
mercoledì 5 ottobre 2016
Il primato dei peggiori primati.
In Siria è in atto una delle campagne belliche più spietate e mai viste di macelleria umana di tutta la storia nell'indifferenza mondiale. Su Aleppo stanno piovendo bombe come se fossero confetti sugli sposi in un matrimonio.
I Grandi della Terra, cioè i peggiori individui pieni di sfrenata ambizione che dicono di fare politica per il bene comune delle loro nazioni, sono in prima fila in questa mattanza.
Per inettitudine o per bramosia di potere si stanno macchiando di crimini planetari.
Chi sono costoro? Sono i cosiddetti Capi di governo delle nazioni più “evolute”, a cominciare da USA e Russia, passando per Francia e Gran Bretagna, fino ad arrivare al massimo della follia delinquenziale personificata da tutti i gruppi armati islamisti e musulmani sciiti e sunniti nonché ribelli siriani, Daesh in primis.
Ebbene noi non ci stiamo a far finta di nulla. Siamo arciconvinti che si tratta di personaggi miseri, spregiudicati e criminali che direttamente o indirettamente stanno massacrando inermi e civili, bambini e anziani, ospedali e scuole per puro spirito di potere. Hanno abbandonato qualunque legge e regola internazionale usando addirittura gas chimici e bombe incendiarie sulle abitazioni civili. Che vergogna!
Che un giorno si sappia che costoro con nome e cognome sono stati gli assassini di povere vittime siriane. Il piccolo Aylan è una di queste.
domenica 2 ottobre 2016
Le ragioni dell'uno e i torti dell’altro possono essere discussi con soddisfazione da entrambi.
L’eterno contrasto di idee tra gli uomini è da considerare una tragedia o piuttosto un patrimonio di valore? E’ questa, alla fine della maratona televisiva proposta dal direttore de La7 Mentana, la domanda che mi sono posto con legittima ragione a mezzanotte di ieri l’altro, dopo quattro ore di dibattito. Anticipo la risposta: il contrasto delle idee è da considerare un valore.
Mi rendo conto che la mia idea potrebbe essere intesa in senso contrario come disvaloriale e sciagurata piuttosto che di valore, con la sbrigativa motivazione che “chi non la pensa come me sbaglia”. A mente fredda però le cose stanno in modo diverso da come la possa pensare un soggetto che dà giudizi immediati di convincimenti affrettati e superficiali.
Vediamo brevemente di chiarire perché e soprattutto cerchiamo di capire per quale ragione non si può ridurre il giudizio con il classico paradigma calcistico del 2-0 o al massimo di un 2-1.
Prima di tutto, se proprio dobbiamo individuare un vincitore quello è stato l’arbitro dell’incontro Enrico Mentana. Lui è sicuramente il vero vincitore perché è riuscito nell’impossibile. E’ riuscito a far confrontare per ben quattro ore i due principali attori della campagna referendaria sul no e il si alla riforma costituzionale senza imporre veti oppure orientamenti. Mentana è riuscito a proporre ai cittadini un programma di vera informazione e di cultura.
Un inciso prima di iniziare: perché non alla Rai ma alla tv La7 che è una televisione privata? Forse sarebbe il caso che Presidente e Amministratore Delegato della Rai si nascondessero per il clamorosa disastro della loro penosa gestione della televisione di Stato.
Dico subito che dal loro punto di vista i due partecipanti hanno vinto entrambi. Indipendentemente dalle risposte più o meno veritiere che hanno dato su fatti parziali, un giudizio non può non essere proposto se non globalmente. Non si può spacchettare il dibattito in dieci-venti parti e dare un giudizio finale come somma di 10-20 giudizi parziali da sommare in modo aritmetico o peggio algebrico.
Io ho visto due vincitori e nessun perdente. Capisco che saremo una infima parte a proporre un simile risultato ma la penso così e lo spiegherò tra poco.
Ho visto due vincitori e nessun perdente perché il dibattito, spesso tra sordi, è stato effettuato tra due mondi agli antipodi ed è riuscito nonostante tutto a far arrivare al telespettatore un messaggio pedagogico importante, e cioè che il confronto delle idee anche se abissale può permettere di arricchire chi lo segue se opportunamente condotto. I due mondi portati allo scontro dialettico tra loro sono quello politico e quello tecnico. Ma proprio per questa incomunicabilità il risultato è stato eccellente e paradossalmente vincente per entrambi. In poche parole, la discussione ha permesso al telespettatore di conoscere finalmente i veri motivi dell’altro, nella sua più intima e stringente valenza culturale.
Devo dire che se prima del confronto ero portato a considerare con certezza che una delle due tesi avesse tutte le ragioni per ottenere il mio sostegno adesso dopo la trasmissione non ne sono più sicuro, segno che il senso del dubbio si è insinuato improvvisamente come quando una mattina ci si sveglia col raffreddore senza poterlo allontanare immediatamente. Attenzione. Questa tesi riguarda entrambi i contendenti.
Se fossi renziano dopo la trasmissione non vedrei più Renzi come il possessore della verità del si. Alla stessa maniera se fossi zagrebelskiano alla fine del dibattito non vedrei più il costituzionalista come il vero detentore della verità. Insomma sono diventato dubbioso. Non è una brutta cosa ma è un fatto che sicuramente giova secondo la prospettiva di una maggiore riflessione su fatti così importanti del vivere sociale di un cittadino.
Ecco alcuni motivi dei miei dubbi.
Un governo che duri 5 anni è innaturale e antidemocratico o è necessario e auspicabile per la governabilità del paese?
E’ tirannico e oligarca un paese in cui l’opposizione fa ostruzionismo con milioni di emendamenti su disegni di legge che vogliono dare più diritti ai cittadini o è democratico e libero un paese in cui una minoranza non deve avere la maggioranza schiacciante con la quale si prende “cocuzze e cocuzzaro”? E’ uscito vincente Renzi per la sua velocità e sicurezza delle risposte o è uscito vincente Zagrebelsky per la sua analisi razionale equilibrata e competente? Le vere risposte risolutive dei dubbi sono state quelle che hanno confuso pacatezza e signorilità come elementi di debolezza oppure sono stati quelli che hanno confuso pacatezza e signorilità come elementi di forza? Ha vinto la tartaruga che propone una dotta lezione costituzionale, giuridica e di sintassi del testo del referendum oppure ha vinto la soddisfacente proposta di evitare di rimandare all’infinito le soluzioni della politica in maniera da evitare la palude dove i tempi biblici del potere legislativo sono imposti da cattive lobbies? Ha vinto Renzi il politico che batte il costituzionalista oppure ha vinto Zagrebelsky che ha battuto il politico? Ha vinto colui che ha mostrato più sensibilità e preoccupazione per la caduta del senso giuridico della Costituzione modificata in peggio o colui che si è preoccupato di dare una prospettiva politica più efficace e stabile all’azione di governo? Possono due mondi così differenti e così diversi di linguaggio e sintassi sullo stesso tema adoperare due approcci differenti spiazzanti o è meglio lanciare una monetina in aria e far vincere la tesi di uno dei due? E’ accettabile che ognuno dei due imposti un dibattito in cui vuole costringere l’altro a parlare sul proprio terreno con le proprie categorie e i propri paradigmi?
Queste sono alcune domande che mi sono posto alla fine del dibattito. C’è da rimanere dubbiosi ma soddisfatti di un dibattito incalzante, ricco di spunti politici e giurisprudenziali che ha appassionato.
A mio giudizio è sembrato un dibattito civile e necessario da portare come modello quello che due visioni opposte della società si siano confrontati civilmente proponendo un raffronto sebbene difficile e complesso ma pedagogico e didattico di come ci si dovrebbe confrontare tra persone civili con toni, maniere e soprattutto con argomentazioni in cui sono banditi volgarità e arroganza.
Grazie a Mentana che ha sacrificato il proprio Io come conduttore per evitare appesantimenti e stravolgimenti di senso nella discussione. Nulla è più fastidioso che interrompere l’intervento di un oratore costringendolo a lasciare a metà la sua analisi per rispondere a domande improprie. «Il vero dialogo» disse Zygmunt Bauman «non è parlare con gente che la pensa come te». Evidentemente, dopo questo dibattito, votare no perchè Renzi è antipatico o perchè è del Pd mi fa vergognare. Te capì?
domenica 25 settembre 2016
"Occhio per occhio, dente per dente" nella lotta al lavoro.
In Svizzera il Canton Ticino ha votato il referendum "Prima i nostri", proposta dal partito populista di destra Udc con il 58% dei voti. I cittadini elvetici hanno chiesto e ottenuto che si pongano limiti contro i 60000 lavoratori frontalieri tra i quali la maggioranza è proprio italiana. “Il lavoro prima a noi” è stato lo slogan della campagna referendaria. Adesso ci sarà la contromossa italiana.
"Occhio per occhio dente per dente" sarà la giusta risposta alla decisione svizzera di limitare il lavoro agli italiani. Il Governo Renzi sta passando alle contromisure che si prevedono essere dure e franche. Il progetto sarà quello di far dichiarare la guerra al Canton Ticino dalla Lombardia, che in tema di leghe se ne intende a cominciare dal fatto che anche noi abbiamo una Lega non ticinese ma lombarda.
In poche parole, il Governatore della Regione Lombardia Maroni, farà fare lo stesso referendum a insaputa di Renzi che non interverrà a livello di governo centrale e farà finta di niente (come sempre) perchè distratto dal suo referendum sulla riforma costituzionale.
A referendum vinto i lavoratori svizzeri si vedranno costretti a rimpatriare dalla Lombardia in Canton Ticino perchè al loro posto verranno, per decisione di mafia e 'ndrangheta, i lavoratori siciliani e calabresi che li sostituiranno. La proposta "Prima i Nostri", questa volta con la enne maiuscola, permetterà di beneficiare di ben 6 posti liberi al posto degli analoghi transfrontalieri svizzeri che saranno costretti a lasciare il lavoro a Milano. Ben detto e ben fatto! Così il mondo intero prenderà atto come le cose cambieranno se a decidere sarà la Lega di Salvini. Te capì?
sabato 3 settembre 2016
Scenari M5S non impossibili ma probabili.
La Giunta Raggi al Comune di Roma sta preoccupando molti. Noi siamo tra quelli. Fantasticando sulle possibili conseguenze del corto circuito politico-amministrativo municipale romano abbiamo immaginato il seguito politico nazionale.
Anno 2018. Dopo la bocciatura della Riforma costituzionale voluta da Renzi l’esecutivo, per volere del Presidente della Repubblica, non si è dimesso e con un nuovo voto di fiducia alle Camere ha transitato il Paese alle elezioni nazionali con le proteste di Brunetta.
Dunque si è votato. Dopo una campagna elettorale tiratissima con polemiche al veleno tra Pd e M5S, dalle elezioni è uscito un verdetto favorevole al M5S perché ha conseguito la maggioranza assoluta in entrambe le Camere, sebbene al Senato la maggioranza sia risicata: appena un voto in più dell’intera opposizione. Felicità dei grillini e orecchie tese degli investitori stranieri stanno caratterizzando questa fase della politica italiana.
Dopo due mesi dal voto però il nuovo Presidente del Consiglio incaricato Di Maio non ha ancora potuto portare il nuovo governo in Parlamento per la fiducia perché i suoi propositi sono in contrasto con il Direttorio nazionale formato da quattro Saggi: Grillo, Casaleggio jr, Di Battista e Fico. I quattro contestano al Presidente incaricato la lista dei ministri. Già siamo alla nona modifica dopo che l’ottava proposta di Di Maio al direttorio ha ricevuto il no con conseguenti dimissioni di cinque ministri incaricati.
Le cose si stanno mettendo male per due motivi principali. Il primo è che lo spread ha raggiunto quota 500 e la tendenza è quella del fuggi fuggi gnerale dei capitali stranieri dall’Italia.
Il secondo è che i motivi di litigio sono tali che il direttorio è spaccato a metà: da una parte Grillo e Di Battista e dall’altra Casaleggio e Fico. Non essendoci una maggioranza nel Direttorio si continua a litigare, soprattutto per lo stipendio dei ministri di 19999 euro lordi, che è ritenuto troppo basso e uguale a quello di un ausiliario al catasto di Genova. Gli uscieri del Parlamento hanno dichiarato uno sciopero a oltranza perché si rifiutano di accettare la proposta di uno stipendio da bidello della scuola Elementare di Voghera di 14444 euro lordi.
Intanto gli spagnoli alla sesta elezione hanno votato ancora una volta senza trovare una maggioranza valida. Lo spread della Spagna tuttavia è diminuito fino a raggiungere quota 1, a ridosso di quello tedesco e il Pil spagnolo viaggia su valori cinesi del 9%. Il 90% dei turisti americani, asiatici e del nord Europa fanno le vacanze in Spagna.
Il Presidente della Repubblica Mattarella ha emesso in questi ultimi giorni un comunicato con il quale fa appello alle forze politiche di suggerire al M5S alcuni nomi per i ministri dimissionari ma il movimento grillino si è rifiutato di ascoltare suggerimenti e consigli, forte della maggioranza al Parlamento e dichiarando che le difficoltà incontrate sono frutto dei Poteri forti che ostacolano il cambiamento. La ricerca di sostituti continua al grido : "onestà, onestà". Intanto l’Autorità anticorruzione di Cantone ha informato il Presidente del Consiglio incaricato che è da rivedere al ribasso il prezzo del caffè alla bouvette di Montecitorio che ha raggiunto i 55 centesimi, prezzo troppo costoso e mai visto in 70 anni di vita della Repubblica.
Al Parlamento europeo il capogruppo del Pd Pittella afferma che in Italia non c'è da preoccuparsi perchè Renzi farà una proposta di modifica dell'Italicum per raggiungere la coesione del partito con la sinistra di Bersani.
Da notizie ufficiose si viene a sapere che molto probabilmente Grillo si dimetterà dal Direttorio e al suo posto verrà nominato Dario Fo che ha dichiarato che non accetterà la proposta finchè non avrà ultimato la sua nuova commedia dal titolo “Chiarezza seria”. Travaglio è irritato con il M5S perchè lui si sarebbe aspettato che il prezzo della tazzina di caffè a Montecitorio non avrebbe dovuto essere superiore a 44 centesimi di euro. Si rimane in attesa di un miracolo.
venerdì 26 agosto 2016
Incapacità del “Sistema Italia” a produrre cultura come ponte fra Italia e Paesi del Nord Africa.
Com’è noto in Italia la lingua araba non ha mai avuto quell’interesse che invece è esistito con copioso successo in Francia, in Inghilterra, in Russia, in Germania e in Spagna. In poche parole se non fosse stato per uno sparuto gruppetto di arabisti italiani, tra i quali spicca nitido il nome di Laura Veccia Vaglieri, si potrebbe benissimo affermare che la lingua araba in Italia è stata ed è una perfetta sconosciuta. D’altronde un detto italiano è quello che di una persona che non si capisce cosa dica suona pressappoco così: “che parli arabo”?
L’aspetto più interessante, tuttavia, è il contrario. Nei paesi arabi alcune lingue come il francese e inglese sono talmente conosciute che in alcuni casi si verifica il paradosso che esse hanno sostituito la lingua madre. In Marocco e in Tunisia come anche in tanti altri paesi arabi questo stato di cose è ormai appurato. Lo spagnolo e il tedesco un po’ meno e comunque in forme più o meno adeguate. Per quanto riguarda l’Italia invece stiamo messi molto male perché l’interesse per l’italiano, dopo la caduta del colonialismo e con la nascita della Repubblica, è stato sempre debole ed è attualmente inesistente, nonostante molte università abbiano dipartimenti per la lingua araba e dispongano di finanziamenti.
E delle opere scritte da italiani in Italia e tradotte in arabo come va? Neanche qui va meglio. In teoria dovrebbe andare in modo migliore, in pratica si nota un vuoto linguistico che impedisce qualunque respiro letterario italiano nei paesi arabi.
Parlare delle ragioni ci porterebbe lontano. Piuttosto diciamo che qualche indagine è stata fatta, non da italiani ma da arabi, in genere docenti di arabo in qualche università italiana. Dai pochi elementi conosciuti di questi studi è emerso che sono state tradotte in forme variegate di “minimo di adeguatezza linguistica” circa 200 opere letterarie. Sono molte? A noi sembra di no. Il perché è da ricercare nel fatto che di queste 200 opere circa un centinaio sono inadeguate per diversi motivi quali la non brillantezza della traduzione, la preferenza bizzarra e di difficile comprensione della scelta degli autori tradotti, la distribuzione carente nelle librerie delle città arabe, la mancanza di canali pubblicitari come Premi e Saloni riguardanti esplicitamente questo canale, per non parlare del fatto che la ricerca linguistica araba essendo iperdominata dai due colossi linguistici di Francia e Inghilterra relegano ed emarginano le traduzioni italiane, cosicché le nostre opere di italica bellezza sono come le belle statuine ridotte a rango di copie di qualità inferiore.
A chi dobbiamo, nonostante tutto, il piacere di avere fatto conoscere almeno un minimo accettabile il filone letterario italiano nei paesi arabi? Non certo a centinaia di traduttori. Si tratta di poche unità ai quali il Bel Paese dovrebbe mostrare gratitudine e riconoscenza. E invece nulla di tutto ciò. La letteratura italiana è purtroppo ai margini della cultura araba e come tale non credo che potrà cambiare molto nel futuro, a causa di una forma di inadeguatezza della politica estera culturale italiana.
Tutti i governi italiani di questi ultimi decenni non hanno fatto assolutamente nulla per permettere a studenti arabi di conoscere la nostra identità letteraria e pochissimo hanno fatto per gli studenti italiani, peccando di una atavica avarizia e penalizzando il rapporto diretto con il sistema scolastico arabo. Si tratta del solito andazzo superficiale ed effimero tipico dei mediocri politici italiani che non hanno contezza nemmeno dell’idea che l’Italia si trovi al centro del Mediterraneo dal quale si ha a due passi una fascia di paesi arabi che va dall’Oceano Atlantico a partire dalla Mauritania e dal Marocco fino all’Egitto escluso, passando dall’Algeria, dalla Tunisia e dalla Libia.
Una serie considerevole di errori di sottovalutazione dei governi e delle istituzioni hanno portato l’italiano ad essere emarginato nella realtà letteraria e culturale araba. Dobbiamo a due libici e a un giordano se tra quelle 200 opere letterarie circa esiste una specificità culturale che è possibile leggere nella lingua coranica. Chi sono stati questi signori da onorare? Presto detto: Khalifa Muhammad al-Tillisi e Hassan Osman della Libia e Issa al-Naouri della Giordania. Poco. Molto poco. Se si pensa che la Lega Araba (una specie di Unione Europea) conta 22 membri capirete subito che è troppo poco il fatto che due soli paesi abbaino espresso interesse per la traduzione. E poi di queste 200 opere ad essere veramente letti sono pochissimi autori del panorama letterario italiano: Pirandello, Verga, Calvino, Moravia, Eco, Pavese, Vittorini e qualcun altro. Nulla che possa eguagliare francesi e inglesi e anche tedeschi e spagnoli che spadroneggiano in qualità e quantità con i loro autori nelle librerie arabe.
Per colorire un po’ questo scritto ci viene da pensare che il sistema italiano spreca denaro della collettività nei trattamenti pensionistici di ex dirigenti andati in pensione, i quali con furbi accorgimenti da Azzeccagarbugli fra le pieghe della normativa esistente sono riusciti a trovare cavilli giuridici che hanno fatto loro percepire da decenni enormi risorse prelevati dai bilanci pubblici dell’Inps. Il danno è duplice: da una parte si tolgono risorse al paese e dall’altro non si possono finanziare attività linguistiche e progetti reciproci tra Italia e paesi arabi. Come vogliamo chiamare questi politici che accettano la politica del “fatto compiuto”? Capaci? Intelligenti? Brillanti? Fate voi.
Ci permettiamo per concludere facendo la scelta di un solo nome tra i tre traduttori arabi in grado di riassumere notevoli doti di umanità e grande cultura dello stesso. Si tratta del libico Khalifa Muhammad al-Tillisi uno dei più grandi scrittori, poeti e uomini di cultura della Libia moderna. In particolare fino a qualche anno fa il suo vocabolario italiano-arabo fu una delle opere di divulgazione più importanti fra le due lingue. Questo Signore fu uno dei pochi uomini che cercò sempre di salvaguardare il bene comune della letteratura dei due paesi: da una parte come protagonista di opere prime in arabo e dall’altra come ottimo traduttore dall’italiano all’arabo.
Ai nostri governanti, ai nostri primi ministri, ai ministri della P.I. e ai più o meno magnifici Rettori delle nostre università vorremmo dire con chiarezza che a nostro giudizio essi non sono stati all’altezza del compito. Piuttosto, dovrebbero vergognarsi per la loro cecità e inerzia in un campo così delicato e importante come quello delle lingue e pertanto della comunicazione in una zona geografica strategica qual è quella del Mediterraneo.