mercoledì 3 settembre 2003

Finalmente. Arrivano i soldi per la scuola privata.

*E' un fatto di equità*. E' questa la sintetica dichiarazione del Ministro della Pubblica Istruzione ascoltata la sera del 3 Settembre 2003 al telegiornale subito dopo l'emissione del Decreto con il quale il Governo ha stanziato dei fondi a favore delle famiglie che intendono iscrivere i loro figli alla scuola privata piuttosto che a quella statale. Il caso merita alcune riflessioni per permettere di capire meglio e criticamente del perchè questo paese si trova cosi’ malridotto sul piano dei diritti, della giustizia e dell’uguaglianza. La prima osservazione che mi sento di proporre riguarda il fatto che di per sè il caso non dovrebbe scandalizzare nessuno. Non è la prima volta che un governo decide di privilegiare una categoria di persone. Quante volte i governi di centro-sinistra del passato hanno emanato leggi, decreti, ordinanze, circolari e bozze normative piu' o meno ufficiali piene di agevolazioni in favore di determinate categorie di lavoratori alla luce di un'impostazione politica che aiuta certe classi sociali piuttosto che altre. Dunque, la prima reazione che emerge da una prima lettura del decreto è di legittimità del provvedimento, almeno dal punto di vista politico. Non posso entrare nel merito della legittimità giuridica perchè non conosco il testo del decreto e non so come procederà la successiva discussione in Parlamento. Mi attengo pertanto ai dati in mio possesso affermando a chiare lettere che il Governo è legittimato a emanare il provvedimento. Non ha senso dichiarare illegittimo un provvedimento che merita una valutazione che è politica e solo politica. Dunque, da questo punto di vista non trovo scandaloso regalare alla scuola privata dei finanziamenti. Certo, comincio a essere perplesso quando vedo il metodo con il quale il Governo ha emanato il provvedimento. Di grazia, perchè un decreto? E' cosi' maledettamente urgente far entrare subito in funzione la norma? E perchè? Non si capiscono le ragioni. Possibile che altri provvedimenti più urgenti subiscono un iter parlamentare paralizzante mentre quello della scuola merita tanta urgenza? Francamente non trovo motivazioni di nessun genere per legittimare il metodo scelto dal Governo. In secondo luogo, non si comprende perchè ai genitori che intendono iscrivere i propri figli alla scuola privata si danno dei contributi mentre ai genitori che intendono iscrivere i propri figli alla scuola statale no. Penso che il provvedimento pecca di parzialità perchè fa una scelta da *due pesi e due misure*. E poi per quale ragione si danno i finanziamenti a tutti, senza tenere conto del limite di reddito percepito? Francamente, se fossi un industriale ricco e senza problemi economici mi sentirei offeso se un Governo mi dicesse che vuole pagarmi la retta scolastica di mio figlio come se fossi un qualunque anonimo impiegato del catasto. Dunque, non si capisce perchè il decreto si rivolge indistintamente a tutti i cittadini, ricchi e poveri, nessuno escluso. Queste perplessità, aumentano nel momento in cui si nota che il provvedimento non riesce a difendere per niente la sfera della libertà dei genitori di alunni della scuola statale di pretendere dallo Stato per i propri figli un'educazione decisa da loro. In altre parole sono del parere che il decreto sia stato fatto più per ingraziarsi l'elettorato di centro-destra e della Chiesa cattolica che per un'autentica vocazione di libertà delle famiglie a decidere della educazione da dare ai propri figli. Quali conclusioni trarre da questa decisione? Semplice, continuano le conferme della inadeguatezza della classe politica attuale. La ragione è dovuta al fatto che da un lato, si effettuano interventi normativi al limite della scorrettezza costituzionale, in modo confuso e velleitario. Dall'altra, la decisione presa acquista la sua giustificazione alla luce del clima culturale che si respira nelle scuole statali dove la sinistra, egemonizzando gli organi collegiali e gli organi istituzionali, impedisce illegittimamente alle famiglie di vedere i propri figli ricevere una educazione coerente con le loro scelte educative. E come al solito emerge che sono perdenti entrambe le posizioni di chi, cioè, da un lato, in modo scaltro e astuto, tira fuori dal cappello a cilindro soluzioni pasticciate e illusorie (non si risolvono i problemi della scuola privata con un finanziamento inadeguato sia sul piano finanziario, sia sul piano dei principi e della uguaglianza) e dall'altro di chi finora ha impedito nella scuola statale una educazione svincolata dai condizionamenti politici di tipo marxista e viceversa ha sempre privilegiato l'opzione dell'assemblearismo (vedi occupazioni violente delle scuole da parte dei gruppi militanti della sinistra) e della distruzione del sistema educativo preesistente senza averlo prima sostituito con un altro adeguato. Come al solito chi perde sempre in questa contesa è la società tutta, che vede sempre piu' allontanarsi dall’orizzonte una scuola al servizio dell'uomo nella sua piu' totale libertà.

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