martedì 20 gennaio 2015

Non è solo questione di erre moscia.


La dichiarazione del sindaco di Milano Giuliano Pisapia, relativa al non aver ottemperato alla richiesta del Prefetto circa la cancellazione delle registrazioni di alcuni matrimoni gay, non ci meraviglia. Anzi, siamo sorpresi che la “tirata d’orecchi” non l'abbia avuta prima. Qui non è in gioco la libertà di satira. Qui è in gioco il principio delle regole, che impone a un responsabile delle Istituzioni di obbedire alla legge. E' perfettamente inutile che Pisapia si arrampichi sugli specchi cercando di mascherare una vera e propria disobbedienza con il principio che la politica non può essere sottoposta a ordini prefettizi. A parte che c'è da rimanere stupiti del fatto che un sindaco si ribelli a un ordine del governo, affaire peraltro previsto dalle norme di legge, quello che più colpisce in questa squallida vicenda è che Pisapia è un avvocato, cioè un uomo di legge, di quella legge che viene chiamata pomposamente “Scienza del Diritto”. Se i trasgressori cominciano a essere i sindaci, per giunta uomini di legge, vuol dire che siamo messi proprio male. Dove andremo a finire? Al manzoniano avvocato Azzeccagarbugli? Una semplice e logica considerazione. Pisapia è stato eletto sindaco di Milano dalla coalizione politica capitanata dal Pd. L’attuale Segretario del Pd è proprio il Presidente del Consiglio, che è Capo del governo e che impartisce le direttive ai prefetti attraverso il Ministro dell'Interno. Questo significa che Pisapia non solo non riconosce valore fondante all’ordine del Prefetto, ma addirittura non riconosce alcun ruolo politico al governo Renzi? Vuol dire che l’anarchia politica è ormai la norma per Pisapia? E poi, a parte la legge che impone ai Sindaci di eseguire le richieste dei prefetti, giuste o sbagliate che siano, è mai possibile che l'eletto Pisapia reagisca così provocatoriamente con un carica di trasgressione e di ribellismo da estremista? Noi pensiamo che la ragione per cui sta emergendo un “Pisapia anarchico” è più profonda e spiega il perché del suo irriducibile tono di sfida. E cioè che molti politici postcomunisti stiano cercando di costruire, al di dentro e al di fuori del Pd, un raggruppamento contrario al premier Renzi perchè non accettano le regole e soprattutto mostrano un deficit di democrazia sconvolgente. Siamo convinti che ci sia un profondo legame tra i casi Civati, Chiti, Mineo, Gotor, Fassina, Cuperlo & C, nonché con l’ultimo Cofferati e con i residui della vecchia Ditta Bersani. Questo raggruppamento si rifiuta di essere rottamato e vuole ricattare il premier affinché possa essere sfiduciato. Insomma, una vera e propria congiura di palazzo. Noi non siamo convinti dell'operato di Renzi. Lo abbiamo detto tante volte. Ma da questa combriccola di neofurbetti del quartierino Dio ci salvi! Accetteremmo mille Renzi piuttosto che questa brigata di sfocati rancorosi. Se poi l’avv. Piasapia, mostrando realmente il suo vero volto trasgressivo, tenta di nascondere la pericolosità di questi soggetti anarcoidi della sinistra massimalista volta alla conservazione reazionaria della vecchia guardia rancorosa, a maggior ragione il progetto renziano di azzerare i congiurati mostra valore e necessità. Che poi emerga più convincentemente che è necessario mettere mano a un progetto legislativo di legge sui matrimoni gay questo è anche vero. Ma forzare e tirare la corda più del dovuto si rischia di spezzarla. In questa vicenda è necessario che ci sia un equilibrio tra le esigenze della laicità dello Stato e i bisogni della tradizione cattolica del paese. Negare l’una o l’altra equivale a essere insopportabilmente settari. Te capì?

1 commento:

Giancarlo ha detto...

A volte. forse ci si fa prendere, a volte, malgrado il titolo di studio, che dimostra non certo la raggiunta maturità intellettuale ma la raggiunta conoscenza scolastica o universitaria, ci si fa prendere la mano. Di certo a volte si dicono e fanno cose che se dette o fatte da altri ci farebbero inalberare o, gridare allo scandalo. èn si possono fare leggi o alterare quelle che ci sono a nostro piacimento, anche se quelle che ci sono non sono gradite. Questa è la differenza tra una società fondata sul diritto ed una società che altera o peggio usa lo stesso a proprio piacimento. Mi dispiace ma cosa è stato nel fu Stato della Chiesa, dove le regole valide per tutti erano "meno"è valide per i potenti del tempo, nelle monarchie assolutiste ed infine nelle dittature, da quelle del proletariato alle altre, le regole venivano o semplicemente ignorate o altrettanto semplicemente non esistevano, almeno in questo caso si poteva anche dire che senza regola non esiste vulnus alla regola.Il punto è questo, se per propria, lecita, convinzione si altera una regola allora ci si deve attendere lo stesso comportamento, ovviamente opposto, dagli altri, allora si potrà anche vedere o approvare il velo per le signore oppure la cintura di castità , se uno può violare le regole perchè gli altri non sulla stessa base che esse sono poco civili ? In quest, cade l'asina, come si dice volgarmente, se tu puoi nel ripsetto delle tue convinzioni perchè gli altri, sempre nello stesso principio, non possono? L'unico organismo preposte alla modifica delle regole è il Parlamento si può, come in questo caso forzare la mano al legislatore, spero che sia questa la ratio, ma non si può gridare allo scandalo se un funzionario dello stesso Stato viene chiamato al rispetto delle regole. Almeno fino a quando esisterà uno Stato di diritto !

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