sabato 15 ottobre 2005

La sfacciataggine non ha limiti.

Evidentemente ci eravamo sbagliati. Credevamo che i Ministri della Repubblica fossero persone equilibrate e misurate nella loro attività di pubblicizzazione delle leggi fatte approvare in Parlamento. E in verità il detto funziona per tutti tranne in un solo caso: il Ministro della Pubblica Istruzione Moratti che, in questa rappresentazione, è una novità assoluta. Da tempo si leggono sui giornali interviste a mitraglia da parte di questo iper-ottimista Ministro. Sembra che il suo atteggiamento fiducioso resista a qualunque attacco. E infatti Lei, l’imperterrita Letizia, animata da spensieratezza e felicità, dispensatrice di contentezza e di fiducia, conferma fino alla noia che ha risolto definitivamente una volta per tutti i gravi problemi della scuola italiana. Laddove tutti i suoi predecessori hanno fallito, lei ha vinto alla grande. Evidentemente questa donna è straordinaria: ci ricorda i kamikaze giapponesi, che consideravano una vittoria il loro suicidio. A sentire Lei, superministro dell'ottimismo e della volontà, la sua Riforma è un inno al buon esito del suo lavoro: ha risolto tutto quello che c’era da risolvere. Dal bilancio all’organizzazione, dalla trasformazione dei precari in docenti stabilizzati al consolidamento della dirigenza scolastica (trasformando i presidi in dirigenti a tutti gli effetti); dalla previsione dei bilanci che prima non esistevano all’ampliamento dell’offerta formativa; dalla trasformazione dei curricoli superati e obsoleti di prima ai curricoli moderni e funzionali di oggi; dalle cattedre assegnate in anticipo ai docenti all’eliminazione del precariato e via di seguito, è tutto un inno di lode per il suo lavoro. Peccato che gli studenti italiani siano diventati molto più ignoranti di prima sia nelle materie umanistiche e, peggio, in quelle scientifiche e che gli esami di stato siano diventati una autentica pulcinellata: si promuove circa il 99% dei candidati. Possibile? E' proprio così. In pratica vengono promossi tutti! Peccato che gli insegnanti siano stati trasformati da professionisti in impiegati e che mentre prima avevano prestigio e autorevolezza adesso sono diventati baby sitter degli studenti nelle aule. Peccato che prima a scuola si insegnavano programmi completi e significativi mentre adesso gli studenti di ultimo anno non sanno neanche scrivere e parlare correttamente. Peccato che prima gli studenti leggevano montagne di libri prima di terminare gli studi secondari mentre adesso non leggono neanche un libro. Peccato che prima gli studenti imparavano ad accettare i regolamenti, i codici di comportamento ed erano "personcine a modo" mentre adesso sono giovani che non sanno neanche cosa significhi educazione. Peccato. Peccato. Peccato. Diciamo piuttosto come stanno veramente le cose, anche se per il Ministro tutto funziona, la realtà è un'altra. La scuola della Moratti è la scuola delle chiacchiere, delle verbosità, dei grandi proclami universali e dei giganteschi paroloni pedagogici, vacui, inutili e controproducenti. Questo modo verboso e retorico, tipico delle grandi enunciazioni di intenti berlusconiani, tutto centrato sulle dichiarazioni di principio che anticipano la mancanza di azioni che non si verificheranno, è sempre seguito dall’inconsistenza, dalla mancanza di praticità e dalla totale assenza di operatività. Dunque, l’aspetto fondamentale della questione è che con la riforma Moratti cambia la facciata, fioccano i proclami ma la sostanza non cambia. Non cambiano i comportamenti degli insegnanti perché non cambiano i comportamenti dei dirigenti e quando cambiano, per qualche preziosa coincidenza, mutano solo nella forma. In pratica, fanno peggiorare i risultati, mai li migliorano. Il proliferare delle circolari interne, l’insistere sulla realizzazione dei progetti a danno del programma, in verità nasconde il vuoto e l’assenza di capacità di dare alla scuola efficacia di apprendimento adeguato. Tutti cercano il proprio tornaconto: dai docenti che hanno paura di richiedere agli studenti impegno e studio ai dirigenti che non vogliono fastidi. Caro Ministro, ad essere sempre ottimisti si rischia di prendere lucciole per lanterne. Ma tant’è, con quel super ottimista capo di governo che si ritrova al suo fianco nella sala del Consiglio dei Ministri, come cattivo maestro, anche Lei ha imparato a scambiare la buona gestione della scuola con l’impossibilità di poter comprendere se una scuola funziona o meno. A quando l’ultimo tassello del suo progetto relativo alla sua sicurezza di aver trasformato i nostri studenti in premi Nobel?

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