domenica 23 ottobre 2005


Politica e omicidi: un intreccio perverso

“Vi saluto piangendo per l'uccisione violenta di una scuola, l'Istituto Tecnico Industriale, in cui ho insegnato per 28 anni e in cui continuo a credere nonostante il suo carattere sia molto cambiato da quando l'ho lasciato 9 anni fa e deprecando l'insipienza autolesionistica di certi organismi che a quanto pare ignorano anche i loro stessi interessi”. E' la dichiarazione sconfortante di una docente che ha insegnato nella scuola tecnica per molti anni. La ragione è l'entrata in vigore della riforma Moratti che ha deciso la chiusura di queste scuole e la loro sostituzione con scuole insulse, inutili, che produrranno una ulteriore fonte di giovani ignoranti votati alla disoccupazione. Poche considerazioni necessarie per illustrare il senso della realtà della scuola di oggi così come si presenta agli occhi di un osservatore. Diciamo subito che ad essere stata uccisa non e' una tipologia di scuola (vedi ITIS) ma l'INTERA scuola. Gli assassini non sono solo qualche insegnante fidato, qualche Dirigente scolastico compiacente, qualche Ispettore filogovernativo, qualche Dirigente Generale in odore di candidarsi nelle file del centrodestra o il centro studi della Confindustria montezemoliana. No. La scuola intera italiana è stata uccisa dal potere politico, di centrodestra e di centrosinistra a cui vanno tutte le responsabilità. Cioè dal paese tutto che ha sempre considerato la scuola il terreno ideale di scontro delle proprie ideologie, ormai fuori tempo. Chi ha perduto siamo noi, i nostri figlie e gli italiani tutti. Cosa sarebbe necessario fare per diminuire questa folle corsa all'autodistruzione? Far ritornare un po' di buonsenso e di serietà nel prossimo governo. Rimboccarsi le maniche e ripartire da zero. Con molta modestia e molto pragmatismo, lasciando a casa i voli pindarici delle grandi affermazioni pedagogiche e i soliti stereotipi post-sessantotteschi. La scuola deve ritornare agli insegnanti, a coloro che insegnano, che hanno responsabilità concrete nel processo di educazione e lasciamo a casa i grandi intenti legislativi che a questo punto devono cedere il passo ai propositi di base.

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