mercoledì 16 novembre 2005


Approvata la riforma della Costituzione. Amare considerazioni.

La riforma in senso federalista dello Stato è stata varata definitivamente dal Parlamento con il voto al Senato da parte della sola maggioranza di governo. Dunque, il centro-destra è riuscito nel suo intento di modificare in modo non certo indolore la Carta Costituzionale che datava dal 1946. Questi i fatti della giornata. Ricordiamo questa infausta data: mercoledì 16 Dicembre 2005. E' una data che definire luttuosa per la storia della nazione è poco. E passiamo alle opinioni. Non si può far finta che non sia successo nulla. Qui non si tratta di una piccola faccenduola. Si tratta di un profondo cambiamento delle regole della vita pubblica che la nazione ha scelto all'inizio della Repubblica. E' giocoforza prendere atto che lo scenario che si presenta ai nostri occhi è un cambiamento violento del modo di concepire la vita politica, parlamentare e sociale della nazione. E' necessario pertanto che si chiamino per nome i rozzi protagonisti di questa disavventura politica che l’Italia non meritava. Nello stesso tempo, però, è necessario non perdere la calma. E’ fondamentale a questo punto serrare le fila, e compatti e uniti si deve lavorare pubblicizzando negativamente la legge di riforma per far fallire questo miserrimo prodotto di un parto mostruoso del berlusconismo. Un gruppo di "manigoldi" politici, con la scusa di un federalismo col trucco, inutile, dannoso e ridicolo sul piano storico e giuridico, ha cancellato un fiore di carta costituzionale che ha visto crescere il paese dal periodo nero del fascismo e dalle distruzioni della guerra a un ciclo unico di stabilità sociale, economica e politica del dopoguerra. La stabilità politica e la crescita economica e culturale dell’Italia è potuta avvenire con la Costituzione dei Padri fondatori della Repubblica (i padri con la P maiuscola) che hanno permesso crescita, sicurezza, miglioramento di vita che i cittadini di questo paese non avevano mai visto e conosciuto nell’intera storia millenaria dei suoi abitanti. Ci ritroviamo con una Costituzione violata, ferita da un gruppo di birbanti senza scrupoli, il cui unico intento è stato quello di fare contento un improvvisato e incoerente uomo politico, quell'Umberto Bossi che qualche anno fa nei comizi della lega Nord gridava di usare la bandiera tricolore come carta igienica, screanzato sul piano della comunicazione, volgare nelle sue battute ciarlatane e ignorante dal punto di vista sintattico. Questo astuto furbacchione alla Bertoldo nel giro di due decenni, approfittando della crisi istituzionale della politica avvenuta con la caduta della prima Repubblica e con la collaborazione di un clan di screanzati, xenofobi e ubbidienti portabandiera è riuscito a fare i propri interessi di bottega ed ha saputo mettere nella propria tasca un autentico bottino politico che solo pochi sono riusciti a imitare nella storia della regione lombarda. Questo pensiamo noi, modesti cittadini della Nazione, non certo piccoli furbacchioni di villaggio, che abbiamo sempre creduto nella forza delle idee democratiche e della partecipazione allo sviluppo del paese, intero e non a spezzatino. Intendiamoci. Nessuno ha mai pensato che un governo e una maggioranza parlamentare liberamente eletta non possano legiferare per cambiare la Costituzione. Per carità. Siamo dell'opinione che una maggioranza politica è delegata a legiferare come crede. Il fatto è un altro e cioè che nel mentre è vero che si può cambiare la Costituzione realizzando la cosiddetta "devoluzione", nello stesso tempo è altrettanto vero che la maggioranza, in questo caso, ha l'obbligo di dire la verità. E la verità non è quella detta dai soloni del centro-destra. La verità è esattamente al contrario. Dunque, la furbata, o meglio, l'imbroglio sta tutto qua: la maggioranza non ha detto che questo cambiamento costituzionale porterà quasi certamente al dissolvimento del paese a causa della insanabile questione meridionale che di per sè presenta variabili incontrollabili, figuriamoci con con il federalismo. Si tratta di variabili che prevedono una miscela esplosiva in grado di rovinare la pax sociale italiana. Facciamo alcuni esempi. In primo luogo la collusione tra politica e criminalità (la mafia, la 'ndrangheta, la camorra e la sacra corona unita non sono una nostra invenzione). In secondo luogo la atavica mentalità meridionale di vivere nella incapacità di creare un tessuto economico e produttivo adeguato allo sviluppo. In terzo luogo il federalismo produrrebbe non più una sola sanità nazionale uguale per tutti ma venti sanità disuguali tante quante sono le regioni. E potrammo continuare. Ecco perchè parliamo di imbroglio. E la tecnica ipocrita della rassicurazione manifestata a più riprese dall'On. Calderoli e dai suoi amici con il sorriso sulle labbra lo dimostra. In realtà, all'ex On. Bossi non importa nulla del federalismo. A lui interessa portare via le regioni ricche del Nord dal sistema centralizzato romano (ricordate Roma ladrona?) per scaricare le regioni meridionali al loro destino. Ma il pateracchio della nuova costituzione non deve passare. L'opposizione ha già annunciato che ricorrerà alla raccolta di firme per promuovere il referendum confermativo previsto per le leggi costituzionali. Bene. Dovremo impegnarci tutti ad aiutare ciò che è rimasto in questo paese di serio e onesto per distruggere il progetto di personalizzazione degli interessi di questi dritti predatori del paese. Per parte nostra faremo il possibile per far fallire il progetto sciagurato di cambiamento della costituzione. Fin da domani saremo all’opera nei luoghi di lavoro per convincere gli altri ad essere contro i furbi e i cialtroni. Una chiosa finale che la dice lunga sul principale responsabile della riforma costituzionale. Le cronache narrano che il Presidente del Consiglio ha salutato l'approvazione della riforma saltellando con i leghisti al grido di «chi non salta comunista è». Che schifo!

Nessun commento:

Support independent publishing: buy this book on Lulu.