sabato 26 novembre 2005

Si può coniugare fede e ragione?

Il titolo di questo articolo riguarda l’ennesimo tentativo di rivisitare la vecchia e annosa questione che ha diviso la cultura occidentale secondo due linee di pensiero nettamente contrapposte: da una parte la tesi cattolica che la scienza non può avere la libertà assoluta della ricerca e dall’altra quella della scienza che ribadisce per l’ennesima volta che la religione non ha alcun diritto di entrare nella sfera delle questioni scientifiche. Se non fosse perché la riflessione sulla natura della scienza è un elemento fondante della conoscenza umana si potrebbe aggiungere che dopo quattro secoli siamo punto e a capo. La ragione di questa sintesi sta nel fatto che in questi giorni si è avuto un imprevisto e pesante intervento delle gerarchie cattoliche a proposito della tesi che “la scienza deve aprirsi a Dio”. Lo ha detto il Papa e lo ha ribadito il Cardinale Ruini. Cosa dire di nuovo? Ci sembra eccellente la soluzione di riprendere qui di seguito l’esemplare intervento del prof. Boncinelli, famoso biologo italiano, il quale afferma, in estrema sintesi, che fra fede e scienza vi è un matrimonio impossibile da celebrare. La risposta è basata sul fatto che l’unico criterio che è fondante e oggettivo per evitare forzate interpretazioni di parte è che la sperimentazione nella scienza e l’uso del linguaggio matematico sono le sole cose che importano e basta. Ecco la importante tesi del prof. Boncinelli. “La scienza si basa sulla razionalità e sulla verificabilità sperimentale. Questi, e non altri, sono i due cardini della scienza come li conosciamo da quasi quattrocento anni. Nessuna apertura alla trascendenza, nessun criterio alternativo alla dimostrabilità sperimentale. Alla razionalità, caratteristica di matematica e filosofia, le scienze uniscono la sperimentazione. Due concetti che non possono essere separati”. A proposito della ricerca del bene e del vero che le gerarchie cattoliche perseguono, e fanno bene perché questo è il loro lavoro, il prof. Boncinelli ha detto che la scienza non può rispondere a domande che non la riguardano perché estranee al suo lavoro e ai suoi interessi. In ogni caso non esiste e non può esistere nessuna sintesi tra fede e ragione: questo matrimonio non è possibile celebrarlo perché le due sfere non possono essere mescolate se non a costo di una grande confusione. Tutto qua. Chiunque volesse criticare questa posizione è libero di farlo. Si assume però la responsabilità di forzare la natura della questione che riguarda l’esistenza stessa della cultura. Se poi, scienziati e autorità religiose vogliono collaborare per trovare semplici intese su alcune questioni particolari che interessano il sentire comune, ben vengano i confronti, le tavole rotonde e i dibattiti. Noi tuttavia la pensiamo come il prof. Boncinelli. A noi certe dichiarazioni in cui da una parte si tenta di forzare la natura della scienza affermando che la scienza deve essere in sintonia con la religione, oppure viceversa che la scienza è una nuova fede che deve portare l'uomo alla sua rinascita ci sembrano sconvenienti e fuori luogo. Ognuno a suo posto, per favore.

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