martedì 27 dicembre 2005

Dibattito sull'amnistia: un dibattito sterile e sgradevole.

Abbiamo ascoltato con attenzione il dibattito alla Camera dei Deputati sul tema caldo, caldissimo della amnistia. E' stato difficile riuscire a controllarsi durante gli interventi dei parlamentari. Ne abbiamo sentito di tutti i colori ed abbiamo preso atto che in Parlamento vi sono posizioni talmente separate che ci siamo meravigliati come sia possibile che persone consapevoli di svolgere un compito così difficile, come quello svolto da coloro che legiferano, possano dare giudizi diametralmente opposti su un unico fatto. Non si finisce mai di stupirsi per le contraddittorietà che emergono nei dibattiti politici. Molto brevemente diremo la nostra sulle conseguenze di questa discussione. Tuttavia, la prudenza è d'obbligo. La cautela è di per sé necessaria in tutti quei casi in cui si parla di libertà, ma in questi casi essere circospetti è ancora più importante. Naturalmente non mancheremo di usare la chiarezza che è altrettanto necessaria in relazione allo stesso tema.

Cominciamo col dire che siamo sensibili al problema della pena e della mancanza di libertà dei condannati al carcere. Senza ombra di dubbio guardiamo ai carcerati come a persone che hanno sbagliato nella vita e per questo si trovano in un luogo non solo di espiazione ma, soprattutto, di rieducazione. Questi principi sono importanti e non bisogna mai perderli di vista. Dunque, siamo sensibili alle questione che giustificano una amnistia. Dal punto di vista teorico siamo d'accordo che, in condizioni straordinarie, un Parlamento può prevedere un intervento di clemenza e offrire ai detenuti una possibilità in più per usufruire della libertà. La Costituzione lo prevede, e il Diritto lo riconosce. Dunque, non siamo prevenuti sull'istituto della clemenza. Il fatto è un altro. Il fatto riguarda la modalità della comunicazione delle idee dei parlamentari che parlano a favore o contro. La dialettica democratica prevede il confronto delle idee e pertanto è uno straordinario esercizio della libertà di pensiero ascoltare interventi contrapposti. Ma da qui ad arrivare ai certi discorsi presentati da alcuni parlamentari dell'estrema sinistra certamente fa venire in mente l'idea che c'è qualcosa che non va per il verso giusto. Non è possibile ascoltare interventi che peroravano la causa dell'amnistia così sfacciatamente di parte. Sembravano discorsi che avrebbero dovuto decidere le sorti di una società, della sopravvivenza o meno di una civiltà. Sembrava di essere al Parlamento inglese quando si temeva da un momento all'altro la fine della democrazia da parte del dittatore nazista Hitler durante la seconda guerra mondiale. Suvvia. Tutto sommato si sta parlando di persone che sono state giudicate da un tribunale onesto e democratico. E invece i toni, le arringhe erano quelle di altri tempi, come se in gioco ci fossero le sorti dell'intera nazione. Ecco, tutto questo è inaccettabile. Ma soprattutto è inaccettabile ascoltare interventi a senso unico, senza che nessuno di questi oratori si fosse posto almeno un solo problema del perché il provvedimento veniva avversato dagli avversari. Fa senso dover ammettere che, a parte certe considerazioni di troppo, solo il centrodestra ha argomentato concretamente con ragioni migliori di quelle del centrosinistra. Noi siamo dell'avviso che è stato un errore richiedere una sessione straordinaria di un ramo del Parlamento senza che ci fossero i numeri e l'atmosfera adeguata per pervenire a un provvedimento legislativo concreto. Ma, soprattutto, è stato un errore per le forze politiche di sinistra ammettere che ancora una volta si risponde alla sfida politica del centrodestra non con le armi della ragione e della consapevolezza ma con quelle identiche degli slogan e dei discorsi elettorali del berlusconismo più sfrenato. Prevediamo una sconfitta non di uno dei due contendenti lo schieramento politico di maggioranza o di opposizione ma della stessa cultura della ragione. Che è stata l'unica in questa vicenda a perdere. Un?occasione mancata per ristabilire il primato della ragionevolezza. Che pessimi attori su un palcoscenico di un teatrino di periferia.

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