sabato 3 dicembre 2005

La dignità e la protervia sono inconciliabili.

Cosa dire di un parlamentare della Repubblica, l’avvocato romano Cesare Previti, che definisce la sentenza dei giudici che lo condannano in appello a cinque anni di galera, una «esecuzione pianificata, come un colpo di pistola» e che la condanna «è una ingiusta e ridicola sentenza»? Ecco un fatto esemplare che accade in Italia, dove un parlamentare che si fregia di rappresentare democraticamente i suoi elettori, che è stato Ministro della Repubblica, non riconosce validità a una sentenza dello Stato. Due sole parole per affermare che questi individui non meritano di rappresentare neanche se stessi nel momento in cui non sono in grado di riconoscere il diritto a un tribunale di decidere della sua sorte. Ecco il disprezzo di un individuo nei confronti dell’autorità giudiziaria in un paese in cui se rubi una mela ti mettono subito in galera, viceversa, se giri a un giudice compiacente una tangente enorme vuoi farla franca dicendo che la magistratura non è imparziale. E che aggiungere alla dichiarazione dei suoi legali che affermano «faremo ovviamente ricorso per Cassazione, per fortuna la Corte di Cassazione è a Roma»? Forse che i giudici di cassazione sono più morbidi di quelli di Milano? A nostro parere questo è un modo di ragionare inammissibile e inaccettabile.

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