lunedì 17 maggio 2010

Nepotismi dei politici e disuguaglianze tra i cittadini.

Iniziarono per primi i re e i governi della monarchia dei secoli scorsi. Avevano fatto l’Unità d’Italia da poco che subito produssero nomine scandalose nel Parlamento, nelle banche e nei latifondi. Una sconcezza. Li seguirono a ruota i fascisti, quando dissero che Loro erano i soli ad essere al di sopra degli imbrogli. Alla fine furono i peggiori. Lo stesso Mussolini si auto sbugiardò perché nominò ministro degli esteri il genero Galeazzo Ciano. Bell’esempio di virtù morale. Una vergogna. Vennero poi i socialisti di Craxi che con la “Milano da bere” dissero che Loro erano diversi dagli altri. Finì con il pretendere addirittura le mazzette al “Pio Albergo Trivulzio”. Uno scandalo. Continuarono alla stessa allegra maniera praticamente tutti: comunisti, repubblicani, liberali, socialdemocratici, etc. Tutti dissero che Loro erano diversi. Fu un’indecenza. Poi venne Berlusconi. Disse che Lui era contro il “teatrino della politica” ed era venuto per “il fare” non per “il dire”. Abbiamo visto cosa ha fatto Lui, con il conflitto di interessi, e successivamente i suoi ministri, l’ultimo dei quali poche settimane fa dichiarò che non sapeva chi gli avesse pagato più della metà del valore della sua casa comprata di fronte al Colosseo. Una oscenità. Adesso c’è l’ultimo della serie. Si chiama Renzo Bossi ed è il figlio del capo della lega Nord. L’Umbertone leghista ha sempre detto che le famiglie del Sud amano depredare lo Stato con il nepotismo romano mentre Lui difende l’idea di democrazia perché fa quello che gli chiede “il popolo”, combattendo i nepotismi laziali. E’ finita che ha fatto eleggere il figlio deputato regionale nella Grande Lombardia. Una immoralità. Non rimane altro da dire se non che tutti questi politici italiani, da nord a sud, da est ad ovest, della prima, seconda e anche della terza Repubblica a venire, suonano sempre la stessa musica, con il solito strumento: l’interesse di famiglia che viene prima di ogni pensiero. E intanto milioni di giovani italiani che hanno studiato e si sono laureati con la lode aspettano un concorso o una chiamata per un posto che non ci sarà mai. Che schifo!

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