Il Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, in questi ultimi mesi sta facendo parlare di sé tutti i giornali. Molti commentatori ne evidenziano le virtù e ne sottolineano le qualità mentre altri ne palesano l’ipocrisia e la finzione. L’uomo è al centro di uno scontro energico con il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi il quale ha asserito che Fini è un traditore perchè ha rinnegato le proprie radici. Vogliamo dire la nostra sull’evoluzione politica che sta caratterizzando questa nuova fase della vita politica del Presidente della Camera. Ne parleremo bene perché l’attuale Fini lo merita. Gianfranco Fini è l’ex Presidente di AN, cioè dell’ex MSI, il partito che fu di Giorgio Almirante, quest’ultimo fascista dichiarato, anche se perdente in tutto il periodo della prima Repubblica. Noi abbiamo sempre visto Fini come un politico di destra, ancorato a una politica di destra, quella destra cosiddetta “sociale” che insieme ai suoi ex delfini (Alemanno, La Russa, Gasparri e via via tutti gli altri che lo hanno abbandonato per fare carriera nel partito di Berlusconi) a noi, questa sua precedente politica, non è mai piaciuta. Ultimamente però abbiamo scoperto un altro Fini, un politico attento ai valori della democrazia e della solidarietà, vicino ai problemi degli immigrati e uno dei pochi interessato alla coesione nazionale. Che cos’è successo all’ex-delfino di Almirante? Da un po’ di tempo siamo rimasti perplessi per questi suoi interventi di “sinistra” e nel tempo abbiamo creduto di vedere un nuovo politico che dice delle cose interessanti da condividere ma omologato al partito di Berlusconi. Recentemente invece Fini ha preso posizione nello scontro con il Capo indiscusso del PdL, quel Silvio Berlusconi, populista per eccellenza, che da più di tre lustri è riuscito a incantare gli italiani prendendoli in giro con una “non politica” che gioca sull’immagine e sul vuoto politico e valoriale. Ma quello che ci ha veramente reso soddisfatti è l’ultimo suo intervento che giudichiamo di alta qualità. Dice Fini che il guaio di Berlusconi è che il Capo del governo agisce sempre in base ai sondaggi. E questo è risaputo. Ma quello che nessun altro aveva mai detto prima è che Silvio Berlusconi programma l’«intera politica» del governo e della Nazione sulla base dei soli sondaggi (oltre che inchinarsi ai “desiderata” della Lega di Bossi) che, com’è noto, costituiscono orientamenti immediati, a caldo, inefficaci a lungo termine, basati spesso sull’onda di emozioni, di esaltazioni e fanatismi dettati dalla passione e spesso dall'irrazionalità che propongono soluzioni valide solo nell’immediato e mai per il futuro. Il Paese, sulla base di questa modalità berlusconiana di far politica, sta rischiando grosso perché non vengono effettuati programmi a lunga scadenza che sono indispensabili a un paese come il nostro che non ha ricchezze naturali proprie. E perché? Perché al Sultano Berlusconi non interessano progetti a lunga scadenza ma solo norme legislative che risolvano in primis i suoi interessi personali (il famoso conflitto di interessi) e per secondo gli attuali desideri dei sondaggisti. Questo ha detto Fini. E’ sorprendente che la stessa critica non sia mai stata fatta dal partito di opposizione, quel PD che avrebbe dovuto incalzare Berlusconi sul piano delle idee ma che, viceversa, è riuscito ad essere assente da anni nella progettualità dell’alternativa. Se aggiungiamo che gli uomini del PD sono personaggi per primo squalificati da risultati elettorali scadenti e per secondo politici mediocri, ne viene fuori un quadro desolante di una Nazione che sopravvive per inerzia nel mentre il suo Sultano fa gli interessi economici e finanziari della propria famiglia, il più delle volte con la collaborazione di ministri, parlamentari e affaristi corrotti. Dobbiamo essere grati a Fini se la vera opposizione la sta facendo solo lui. A nostro giudizio Fini ci ricorda un altro personaggio di destra, di una destra liberale, onesta, intelligente, acuta, che abbiamo sempre ammirato: Indro Montanelli. Che il Nostro lo voglia imitare? In tal caso lo chiameremmo Gianfranco Montanelli o Indro Fini. Se le parole hanno un senso il parallelismo potrà sortire speranze future. Ma intanto c'è da passare "a nuttata".
martedì 4 maggio 2010
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