sabato 3 luglio 2010

Fede e ragione: compatibili o incompatibili?

















I teologi italiani sono straordinariamente bravi nel trasformismo. Riescono a cambiare le carte in tavola in modo sfrontato e spesso temerario. Ma se la corda viene tirata troppo … alla fine si spezza. Vediamo di chiarire di che si tratta. Da alcuni lustri la Chiesa cattolica è all’attacco su una questione percepita come importante. Si tratta del “nuovo” rapporto tra religione e scienza o, meglio, tra fede e ragione. Sembra che il Vaticano abbia deciso di dare addosso alla scienza non sul piano della lotta allo scientismo (ché avrebbe ragioni da vendere) ma sul versante di una inedita relazione tra chiesa e scienza rifiutando alcuni aspetti che meno gli aggradano e facendo propri alcuni asserti utili alla sua visione del mondo. Sono ormai tramontati gli anni in cui Galileo Galilei veniva considerato una specie di “traditore” delle radici cristiane, a causa della sua ostinazione a criticare alcuni aspetti dogmatici di tipo metodologico della religione all’interno del paradigma cristiano. Oggi il panorama è cambiato. In coincidenza della presa del potere politico berlusconiano, la Chiesa cattolica ha deciso di sfruttare al massimo la prospettiva di potere regalatole dal “cattolico” Berlusconi, svoltando in modo repentino e vantaggioso nel rapporto con la scienza in generale e con Galileo in particolare. In altre parole, i teologi cattolici - dopo la decisione storica di Papa Wojtyla di recuperare la credibilità perduta sulla questione Galileo chiedendo perdono per la persecuzione dello scienziato - hanno deciso di sdoganare definitivamente il Grande Toscano acquisendone meriti e metodi in modo tale da far fruttare rendite nel rapporto scienza-religione. Dunque, recupero delle radici della scienza come valori religiosi e sfruttamento della cattolicità di Galileo come garanzia del legame tra religione cattolica e scienza galileiana. Certo ciò che sta riuscendo alla Chiesa con Galileo sarebbe impossibile con Newton, il quale fu uno dei più infervorati antipapisti che si siano mai visti sul suolo europeo. Ma Newton da Roma sembra lontanissimo, se è vero come è vero che in nessuna scuola cattolica liceale e in rarissime occasioni in quella statale si parla di Isaac Newton con apertura e senso critico verso le sue idee filosofiche e scientifiche. Dunque, è diventato di moda recuperare il rapporto filiale della Chiesa con Galileo su alcuni temi della scienza. Si, ma di quale scienza parlano i Reverendissimi? E, soprattutto, a quale Galileo si stanno interessando? Perché la cosa più stravagante è che ognuno può ritagliarsi il proprio Galileo tagliando una frase qui e una lì, quasi sempre dal Galileo del Dialogo e mai dal Galileo dei Discorsi. Si va da dichiarazioni caute a commenti entusiastici sulla visione galileiana della Natura per passare subito dopo all’accettazione piena di tesi che fino all’altro giorno sembravano vere e proprie eresie, tutte condite da certificazioni chiare della “cattolicità” dello scienziato che sembra essere la cosa più importante in questo nuovo approccio. Ecco due esempi illustrativi della visione strumentale che ha oggi la Chiesa su Galileo. Monsignor Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, afferma che anche Max Plank diceva che “scienza e religione hanno bisogno di uno dell’altro”. Strana affermazione quella dell’Eccellentissimo teologo Ravasi che scopre oggi, a più di un secolo di distanza dai travagli di Plank, alcune sue dichiarazioni le quali, estrapolate dal contesto, possono far prendere “lucciole per lanterne”. E' irritante rilevare il vizietto di tirare la storia dalla sua parte. Oseremmo dire che, a momenti, i teologi cattolici stavano riuscendo egregiamente ad effettuare l’appropriazione indebita delle idee della scienza al servizio della religione. Se non fosse stato per alcuni errori tipici che vengono di solito commessi da chi soffre di un delirio di potenza e di egemonia sulla nuova cultura italiana, a quest’ora - nell’indifferenza di un giornalismo servo del potere - l’annessione di un pensiero che non fa parte della cultura cattolica era quasi fatta. Lo abbiamo scoperto noi, smascherando questo disegno utilitaristico quanto strumentale dell’annessione delle idee della scienza a favore dei dogmi religiosi. Cose da pazzi! La presa effettiva del potere berlusconiano e il cambiamento di marcia nello stravolgimento delle regole politiche volute da Berlusconi stesso, stanno facendo rivivere in negativo i periodi più bui della scienza seicentesca. Ne è sintomo la mostra “Galileo Divin uomo” che lo stesso Monsignor Ravasi ha fortemente voluto, dedicando l’intero spazio della navata centrale della Chiesa di S. Maria degli Angeli di Roma alla scandalosa esposizione delle tesi di Antonio Zichichi su Galileo e alla conseguente interpretazione fuori dalle righe che ne danno i due. Dice Mons. Ravasi che ai fanatici dell’ipse dixit Galileo dice che “a saper tutto su come è fatto il mondo non è Aristotele ma Dio. E’ a Lui che dobbiamo porre le domande giuste”. Quando invece le domande giuste Galileo non le poneva a Dio, che in questa fase dell’indagine scientifica non c’entra nulla, ma le poneva direttamente alla Natura attraverso gli esperimenti, i cui risultati non potevano essere manipolati, cosa che la Chiesa cattolica ha alcune volte fatto in passato per evitare pericoli di contagio alla religione. Di Zichichi diciamo solo che a manipolare Galileo pro-religione non fa un buon servizio alla sua intelligenza, perché le manipolazioni prima o poi vengono a galla. Zichichi ne fa molte. Una per tutte. Il Nostro afferma che “fare scienza vuol dire decifrare la logica di Colui che ha creato il mondo” quando invece anche le pietre sanno che fare scienza non significa studiare Dio o la Sua logica ma significa semplicemente tentare di decifrare, e sempre in modo incompleto e inesatto, la logica della Natura che si manifesta non con i dogmi delle religioni (parliamo al plurale perché il discorso riguarda tutte le religioni e non solo quella cristiana) ma con i caratteri della matematica che permettono di confermare in laboratorio leggi sempre più complesse con metodo scientifico quantitativo. Qui le religioni non hanno titoli per entrare nel merito. Se così fosse non ci sarebbe più scienza. E tutti i tentativi di manipolare i frutti della scienza per scopi di fede sono destinati a fallire. Lo sappiano l’Eccellentissimo Mons. Ravasi, il divulgatore Zichichi e tutti coloro che vogliono sfruttare la scienza per loro fini, poco nobili. Su Antonio Zichichi, venditore di fumo, a questo link ci sono le risposte che merita.

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