Aiuto! E’ tornato. Mamma mia, si salvi chi può. E com’è suo costume l’ha sparata grossa. Vuole vendere tutte le migliaia di chilometri di coste per fare un po’ di soldi e dare un po’ di respiro alle stremate casse dello Stato. Stiamo parlando dell’ex Ministro delle Finanze, Giulio Tremonti, adesso fresco Vice Presidente del Consiglio. E’ sempre lui: creativo e spaccone come al solito. Non è cambiato. Ma non crediamo che le sue proposte avranno successo. Anzi. Visto che ci siamo, perché l’ex Ministro delle Finanze non propone di vendere tutta la catena delle prealpi orobiche e delle alpi retiche? Porterebbe un po’ più di soldi a casa. No? La nostra opinione è che consideriamo queste dichiarazioni delle colossali sciocchezze. E mentre le chiacchiere in Italia vanno al massimo, a Tolouse, in Francia, nella stessa giornata in cui a Roma il Governo Berlusconi si ripresentava in Parlamento per la fiducia, veniva inaugurato il primo volo dell’Airbus A380, fresca creatura e vero gioiello tecnologico dell’industria aeronautica europea, nel cui consorzio l’Italia, per decisione del filo americano Berlusconi, è fuori. Dopo aver disonorato clamorosamente i suoi impegni in quattro anni prendendo decisioni che non erano state previste nel programma elettorale (imposta sulle donazioni, falso in bilancio, rogatorie, Cirami, Cirielli, salva-Previti, riforme dell'ordinamento giudiziario, ecc..) adesso Berlusconi si ripresenta con la storia del partito unico. Diciamo la verità, non è un bel “bilancio”. Forse, sarebbe il caso di dire che il Presidente del Consiglio ha fatto la figura di un tipo "da spiaggia”.
martedì 26 aprile 2005
La vendita delle spiagge: rilancio dell’economia del Sud o ultima spiaggia del Governo Berlusconi?
lunedì 25 aprile 2005
Resistenza al nazi-fascismo e resistenza a partecipare alle ricorrenze istituzionali: una dimenticanza o una scelta?
Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, lombardo e milanese doc, non ha partecipato a Milano alla sessantesima ricorrenza dell’anniversario storico della liberazione dal nazismo e dal fascismo, avvenuta nel 1945. L’On. Berlusconi, da quattro anni capo del Governo della Repubblica, non ha mai partecipato una sola volta alla manifestazione. Preso atto che non è dipeso da contrattempi, vuol dire che è stata una sua deliberata scelta. Qualunque sia stato il motivo rimane il fatto che non ha considerato importante partecipare alla ricorrenza. Questi i fatti. La nostra opinione è che egli ha sbagliato. Si tratta del quarantasettesimo errore che commette dall’inizio della legislatura, a fronte delle quattordici decisioni giuste che lo hanno riguardato in questi lunghi quattro anni. Fate voi il bilancio.
domenica 24 aprile 2005
Il nuovo matrimonio spagnolo: una scelta o una provocazione?
Ci siamo. E’ arrivato. Adesso il Codice civile spagnolo è completo. Accanto al matrimonio cattolico (unico e indissolubile), di fianco a quello cristiano (plurimo e ripetibile), oltre a quello musulmano (fino a quattro mogli, ripudiabili e sostituibili) è arrivato l’ultimo, quello omosessuale (polivalente e intercambiabile). Tutti a questo punto hanno la possibilità di scelta e a ognuno è permesso di fare a piacimento la sua scelta, come al supermercato, in cui i prodotti sono tutti e subito disponibili per tutti i generi e i desideri possibili. Cosa si vuole di più? Questi i fatti. E passiamo alle opinioni. Non sappiamo se essere sbalorditi o indifferenti. In ogni caso non siamo sicuramente disinteressati alla questione. Quindi, pensiamo di dover dire la nostra, che naturalmente è la nostra opinione e come tale possiamo essere in disaccordo con quella degli altri. La decisione, a nostro parere, non è né tragica, né comica. E’ semplicemente grave. La decisione è stata troppo frettolosa. E si sa che "gatta frettolosa fa i gattini ciechi". A nostro parere la legge poteva benissimo essere approvata successivamente, pensandoci di più e meglio, emendata nelle parti forti e sfumata in quelle più rivoluzionarie. Non credo che si sarebbe perduto molto. Un atteggiamento più eticamente consapevole sui temi religiosi è una scelta sempre intelligente, soprattutto quando a fare la legge è un governo contrario ai religiosi. Ma gli spagnoli, lo sappiamo, hanno una gran fretta di stupire. Hanno grandi tradizioni, sono una bella, dinamica e straordinaria nazione. Ma un po’ più di calma, suvvia, non poteva non fare loro che bene. Ma così non è stato. Quindi, crediamo che la legge sia stata voluta in questi termini perché essa soddisfaceva una esigenza politica di discontinuità con il vecchio governo di Aznar, e male ha fatto il legislatore spagnolo a volere tutto e subito. Ma veniamo alle critiche che la interessano. Il Governo spagnolo è libero di prendere la decisione che crede. Certamente si assume una grande responsabilità. E non si tratta di bruscolini. Qui c'è in ballo la conservazione o la distruzione della famiglia, perchè la legge votata dal Parlamento spagnolo non si può non dire che non danneggia la famiglia così come è sempre stata considerata l'unione di un papà e di una mamma. Poi, si è liberi di votare tutte le leggi che si vogliono. Ma l'iniquità della legge sta proprio in questo: che è sbagliato utilizzare i termini "famiglia" e "matrimonio" nel senso non semantico del termine. In un vocabolario, per famiglia si intende l'unione di una donna e di un uomo, con l'obiettivo di "mettere su famiglia", nel senso di creare figli e habitat "familiare", non certo l'associazione tra persone che non possono procreare. Questa aggregazione tra persone omosessuali è possibile, per carità. Ma è un'altra cosa! Con questa legge, sicuramente viene meno una peculiarità relativa alla tradizione della “cattolicissima Espagna”! Isabella di Trastámara, Regina di Castiglia, in questo momento, si sta dimenando nella tomba e non avrebbe approvato. Temiamo che il Governo Zapatero abbia voluto copiare, in negativo, gli atteggiamenti simili del Governo Berlusconi il quale, a colpi di maggioranza in Parlamento, si è lanciato in una riforma costituzionale che potrebbe diventare la pietra tombale della sua esperienza governativa. Prevediamo una simile difficoltà per il Bambi spagnolo. A nostro giudizio non si può decidere un fatto così epocale con una decisione a maggioranza, per giunta risicata, senza aver consultato, con un referendum, il popolo. Fin qui le osservazioni sono di carattere politico. Dal punto di vista sociale abbiamo un elenco di critiche che presentiamo in forma schematica. Primo. In Spagna non esistono più i papà e le mamme, il marito e le mogli. Sono stati aboliti per legge, a causa della incoerenza di queste "vecchie" categorie con le nuove. Se non è una baggianata questa, per favore, diteci, che cos’è una baggianata? Secondo. Se la decisione Zapatero è quella giusta, allora in tutti i secoli, anzi i millenni precedenti, tutte le società hanno sbagliato a non introdurre il matrimonio gay. Non sembra un po’ presuntuoso? Terzo. Se il modello vincente sta nell’aggregare persone dello stesso genere e natura, anche un club potrebbe essere considerato una nuova famiglia. E’ serio metterla su questo piano? Quarto. L’adozione di bambini da parte di omosessuali può essere mai concepita come significante quando la natura non è legittimata a essere l’elemento di base della famiglia? Oppure è un ripiego, come quello di adottare una cagnetta o un micio per evitare la solitudine? Quinto. E’ giusta una legge che elimina di fatto la possibilità di avere sorelle e fratelli? Sesto. Obbligare per legge i mariti a lavare i piatti, sparecchiare la tavola, cambiare i pannolini al pupo per legge mi sembra una di quelle che i siciliani chiamano “minchiata”. Ci fermiamo qui. Ma non vorremmo essere nei panni dei “genitori” spagnoli gay quando i loro bambini adottati, diventando grandi, capiranno che sono stati presi in giro da una legislazione che dire allegra, offende i gestori di onoranze funebri. Già, questa legge ci sembra che sia un funerale. Il funerale della tradizione e delle radici di un popolo straordinario. Speriamo che una legge così estremista in Italia non si approvi mai. Almeno una volta saremo più "civili" degli altri popoli europei. Naturalmente: "our opinions do not necessarily have to be true".
Zeno
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Carissimo Zeno,
ho letto il tuo blog sul cosiddetto matrimonio gay legalizzato dal governo Zapatero. Be', francamente trovo eccessive, perfino un po' fraudolente, le considerazioni che tu svolgi. A un certo punto scrivi: "Qui c'è in ballo la conservazione o la distruzione della famiglia, perchè la legge votata dal Parlamento spagnolo non si può non dire che non danneggia la famiglia così come è sempre stata considerata l'unione di un papà e di una mamma." La legge voluta dal parlamento spagnolo attenterebbe alla famiglia quale noi tutti conosciamo, minandone la sopravvivenza futura? Via, si tratta di un'enormità, di un'affermazione clamorosa "pour epatér le bourgeois". Il cardinale Lopez Trujillo, a proposito dell'approvazione della succitata legge, ha esclamato: "Ma allora, tutti gli uomini di tutti i tempi che hanno pensato la famiglia come l'unione di un uomo e di una donna, si sono sbagliati?" La domanda stupefatta del prelato è davvero stupefacente, perchè presuppone, chissà poi perche', che ammettere il matrimonio gay significhi ritenere "sbagliata" la famiglia eterosessuale. Come se includere nella legalità un costume di minoranza dovesse, in se', mettere in discussione il costume di maggioranza. Naturalmente nulla di simile consegue dalla decisione del governo Zapatero. Forse il vero pensiero debole, quale emerge dal tuo post, e quale sembra essere quello della "Iglesia catolica", consiste nel leggere negli stili di vita altrui (minoritari) un'insopportabile minaccia ai propri, e nel paventare decadenza, quando non disordine e contagio, quando si concede anche alla "diversità" di esistere alla piena luce del diritto. Oppure no?
Aleko
sabato 23 aprile 2005
Doppiopetto e stile: si può essere più incoerenti di così?
L’ex Presidente della Regione Lazio, Francesco Storace, ha assistito Domenica scorsa, nella casa del Presidente del Consiglio, alla partita in tv tra il Milan e l’Inter, per l’accesso alle semifinali della coppa dei campioni di una delle due squadre italiane. Questo il fatto, che adesso analizzeremo brevemente. In cosa consiste la curiosità e quale opinione ci siamo fatti? Semplice. L’ex Governatore del Lazio ha illustrato le scene a cui ha assistito durante la partita insieme a Berlusconi. Si tratta di un vero e proprio spettacolo del Presidente del Consiglio, che lo ha mostrato come un tifoso accesissimo della sua squadra, agitato come non mai, che si è contorto sulla poltrona come un bambino dall’inizio fino alla fine, con una passione per la squadra rossonera che ha fatto meravigliare tanto il navigato ex-Governatore laziale che ne è rimasto profondamente stupito. Dice Storace che “mai e poi mai avrei creduto di vedere Berlusconi come tarantolato esultare per il gol fatto dalla sua squadra all’Inter, eppoi più tardi correre verso la tv e invitare i suoi giocatori a non rimanere in campo per festeggiare la vittoria perché vi era il rischio di disordini in campo”. La nostra opinione è che a essere meravigliati di questo spettacolo da Bar Sport dovrebbero essere soprattutto gli italiani, i quali mentre il loro Presidente del Consiglio si contorce per il tifo, loro sono costretti a contorcersi per stringere la cinghia e trovare qualche decina di euro al giorno per sopravvivere. Invece di impiegare il suo tempo per fatti così superficiali e inutili, il Presidente del Consiglio si impegnasse di più a far navigare meglio la barca del Paese, che fa acqua da tutte le parti. La poca serietà di Berlusconi era già emersa dalle precedenti decisioni politiche, una delle quali ha riguardato la cosiddetta "diminuzione delle tasse". Con questo provvedimento ha preso letteralmente in giro decine di milioni di cittadini. La sfacciataggine di questo Signore ha dell’incredibile. Pensate che tempo fa si paragonò a De Gasperi, autoproclamandosi il De Gasperi della modernità. Sfacciato e presuntuoso, il nostro Silvio nazionale quella volta la fece grossa. Noi non sappiamo se De Gasperi fosse un tifoso di calcio del Merano o del Trento. Sappiamo invece che De Gasperi era l’espressione più autentica di un eccezionale Servitore dello Stato, di quelli autentici, che visse in quasi povertà dedicando tutte le sue energie alla causa degli Italiani. Un raro esempio di dedizione e di altruismo generoso che non ha eguali nella storia patria. Un democristiano doc che fece tanto per l’Italia. Il nostro Presidente del Consiglio, reduce della più rovinosa caduta elettorale della storia d’Italia, di De Gasperi ha una sola cosa: il doppiopetto della giacca. Per il resto, a cominciare dallo stile, sono all’opposto. Tanto Signore l’uno, tanto impostore l’altro, che ha detto che avrebbe diminuito le tasse a tutti gli Italiani quando invece i cedolini mensili dello stipendio dicono esattamente l’opposto. Ecco chi governa il Paese: un individuo che invece di trascorrere il tempo alla formazione del nuovo governo, perde il suo tempo ad assistere a una partita di calcio. Ahi. Poveri noi.
venerdì 22 aprile 2005
Relativismo e fondamentalismo : l’uno, l’altro o uno dei due riveduto e corretto?
“Tutto è relativo”. No. “Esiste l’assoluto”. E viceversa. Sono celebri frasi che in breve sintetizzano il senso del “problema dei problemi” che investe la vita di tutti gli esseri umani. La questione non è per niente semplice. Anzi, è maledettamente complicata e, temiamo, presenti una soluzione che non è facile da digerire, soprattutto per chi abbraccia, in modo acritico, una delle due tesi tout court. Il filosofo Bertrand Russell ha detto che «tutti sanno che Einstein ha fatto qualcosa di importante, pochi sanno cosa egli abbia veramente fatto». Da un punto di vista abduttivo chi è ricco di idee e di pensieri forti, propositivi e giustificativi della vita che conduce nella attuale società contemporanea, non può non essere che critico verso il relativismo. La ragione è da ricercare nel fatto che molta gente pensa con categorie politico-filosofiche forti, addirittura mediante ideologie. Il relativismo prospettato da certi ambienti è lo specchio di una particolare posizione politica che, negando ogni tipo di assolutismo, favorisce una completa libertà. Per questa strada, tuttavia, si corre il rischio di perdere completamente la bussola, e di prendere delle sonore cantonate, soprattutto relativamente al problema del giudizio e della valutazione che prima o poi si deve dare alle azioni decise dall’uomo. Esagerando a sproposito il valore della libertà di opinioni, si cade in una forma di “soggettivismo morale” che dal punto di vista antropologico è una semplice illusione, mentre dal punto di vista spirituale e religioso è una contraddizione. Prendiamo per esempio la celebre frase "tutto è relativo". Com'è noto, si richiama ad Albert Einstein che con il suo profondo “messaggio” scientifico ha rappresentato nella scienza una delle due rivoluzioni della fisica moderna dei primi lustri del ‘900. Però, attenzione. Tutto è relativo non significa che Einstein fosse relativista. Tutt’altro. Il grande fisico tedesco era profondamente religioso, naturalmente alla sua maniera, personalissima, in cui i dogmi non erano la Trinità, la Resurrezione, il Ramadan o il Sabato festivo. Per Einstein i dogmi erano assiomi della sua teoria spirituale che richiamavano l’Ordine cosmico (l’Universo, non poteva essere il frutto del caso), la Pace (fu un convinto pacifista nel senso più completo del termine), la Razionalità (credeva fermamente nell’importanza dell’uso della ragione, intesa come capacità dell’uomo a risolvere problemi sia scientifici, sia sociali, sia umani), la Moderazione (celebre la sua posizione critica sugli eccessi “fondamentalisti” ed esasperati della meccanica quantistica, alla quale aderirono i sostenitori della Scuola di Copenaghen, che lo costrinse a dire la famosa frase “Dio non gioca a dadi”). Potremmo continuare. Quindi, “tutto è relativo” non va. Per molti addirittura significa solo faciloneria e scarso sforzo di immaginazione. Noi non siamo relativisti. Ci dispiace deludere qualcuno, ma non crediamo che dal relativismo possano venire fuori né i buoni propositi di Einstein, né quelli di Giovanni Paolo II, nè quelli di Gandhi o di madre Teresa di Calcutta. Papa Benedetto XVI ha detto recentemente, e noi concordiamo, che “in questo tempo si sta costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura soltanto il proprio io e le proprie voglie”. Ed è vero. Basta osservare un po’ l’andazzo delle società occidentali, consumistiche, in cui ciò che conta è apparire, in cui tutti cercano l’avere, il possesso, il piacere, la droga, il sesso, la pornografia. E questo non va, non può andare a chi è alla ricerca di cose che si elevano al di sopra dei piaceri edonistici. L’altra tesi, ovvero, il fondamentalismo, nasce dall’idea che è fondamentale che esista un primato assoluto della fede sulla ragione. A livello di principio può andare bene e ci sentiamo di approvarla. Il problema nasce quando si passa ad approfondire le domande conseguenti: quale fede? Che tipo di fede? In breve, la religione affermando la superiorità della fede sulla ragione secondo il nostro parere sottovaluta la forza del pensiero razionale, filosofico e scientifico. L’errore dell’integralismo nasce qua, dal presupposto o pregiudizio che qualunque critica al fondamentalismo sia sbagliata. Ebbene noi ci schieriamo con Galileo, che fu un convinto uomo di fede ma che seppe tenere testa al fondamentalismo cattolico del Cardinale Bellarmino. Galileo propose che la religione non poteva spiegare la scienza, né con il linguaggio che era inadeguato, né con le categorie bibliche che erano errate sul piano scientifico, mentre le uniche risposte possibili erano le idee della ragione e non quelle della fede. Parodiando il filosofo Giorello, ci preme far notare come lo spettro del fondamentalismo sia un’etichetta di comodo per stili di vita e forme di pensiero estremamente diverse e sovente incompatibili tra loro. L’ammucchiata desiderata dagli omosessuali, e cioè il “siamo tutti uguali” e quindi tutto deve essere permesso, non ci convince. Il libertinismo come categoria umana, in cui non esistono regole e ognuno può evitare qualunque vincolo religioso, morale ed etico ci sembra la peggiore delle soluzioni possibili. Noi pensiamo che queste interpretazioni estreme siano, in fondo, la conferma dell’incapacità umana a rispondere alle sfide della vita con l’unica cosa che non si deve fare, cioè con l’assenza di responsabilità, che significa cedimento dei valori, crollo della tradizione e rovina delle cose buone che l’umanità è riuscita a produrre, tra le tante sbagliate, in questi ultimi millenni. Per favore non sprechiamo il capitale di intelligenza che abbiamo ereditato dalle generazioni precedenti. Dunque, ci piacciono di più le persone religiose che quelle libertine. Di costoro non abbiamo da rimpiangere nessuno.
giovedì 21 aprile 2005
Presunzione e cavoletti amari.
Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, per la prima volta e dopo aver perduto tutte le elezioni svolte nel quadriennio di governo, ha finalmente riconosciuto che la Casa delle libertà attraversa una “fase di difficoltà". Capito? Il premier, dopo il collasso elettorale che non ha precedenti, riconosce per la prima volta che si, c’è qualche difficoltà. Avete compreso? Dice che si tratta solo di piccole difficoltà. Capperi, che lucidità politica. Pendindirindindina, che capacità di comprensione del paese. Perdincibacco, come capisce bene Lui il popolo italiano e come è sviluppato il suo senso termometrico della nazione, nessuno lo batte. Peccato che sia troppo tardi. E dire che il suo Sottosegretario Letta, glielo aveva detto più di una volta. Silvio, stai attento, non essere così presuntuoso. Mostrati più modesto. Non apparire che ascolti solo lo squinternato Bossi. Ascolta anche gli altri partner della coalizione. Non emarginarli. In fondo in fondo, se sei Capo del Governo lo devi al Sud. Dove trovi una regione come la Sicilia, dove nelle ultime elezioni hai fatto l'en plein di 62/62 Parlamentari? Se continui così andrai incontro a grossi guai. Come puntualmente si è verificato. Il premier ha dovuto rassegnare le dimissioni. Chi lo avrebbe mai detto. Adesso sono cavoletti amari. Comunque vada a finire questa storia, non è un finale piacevole.
mercoledì 20 aprile 2005
Papa Benedetto XVI : un progressista o un conservatore?
La stampa e in generale tutti i media italiani, provinciali come un curato di campagna, sono attualmente impegnati in una sovrabbondanza di informazioni circa la personalità del Papa. Si assiste a un oceano di commenti, illazioni, deduzioni, tutti a voler dire l’ultima sul nuovo Papa. La maggior parte dei commentatori politici, soprattutto quelli di sinistra, giudicano negativamente la personalità di Papa Ratzinger e hanno espresso dubbi sulla scelta dei cardinali. Vi è un consenso notevole di commenti negativi, di pregiudizi che a nostro parere stona considerevolmente. Conservatore, reazionario, integralista, antiprogressista, moderato, tradizionalista, conformista, nostalgico, contrario al relativismo, Papa Benedetto XVI appare come un fondamentalista ultraconservatore, perché è il difensore della dottrina e della morale cattolica. Per molti, dunque, questo Papa ha deluso ancor prima di prendere la prima decisione e i primi provvedimenti. Questi i fatti. La nostra opinione è diversa. Proviamo a spiegarci. In primo luogo attenzione ai pregiudizi. Mai come quando si hanno dei pregiudizi si possono prendere “lucciole per lanterne”. Nel migliore dei casi si rischia di fare brutta figura ovvero, fare la figura del pirla, perché potrebbe verificarsi il contrario di quanto detto o immaginato. Per esempio chi l’avrebbe mai detto che il laburista di sinistra Tony Blair, eletto per la prima volta Primo ministro inglese, proveniente dall’ala sinistra laburista, avrebbe successivamente preso decisioni politiche così conservatrici come quella di schierarsi a fianco di George Bush nella guerra per l’Iraq? Chi l’avrebbe mai pensato a quel tempo? Per Blair si è verificato il contrario di quello che è stato per Ratzinger, cioè “è entrato alla Camera dei Comuni da progressista e ne è uscito per Downing Street da conservatore”. E’ vero o non è vero? Chi ci dice invece che il Cardinale Ratzinger non sia “entrato in Conclave conservatore e ne sia uscito progressista”? Questa storia di tirare il Papa per il bavero, ovvero per la giacchetta, è irritante, superficiale e inopportuna. Persino a Berlusconi sono stati dati i famosi 100 giorni a inizio di legislatura e noi non vogliamo darli al Papa, la cui Legislatura dura tutta una vita? Attenzione, dunque, agli improvvisi e imprevidenti giudizi dati all’inizio di pontificato. Soprattutto se si è girotondini, rifondaroli e no-global di sinistra. Addirittura si legge sui giornali di oggi che il deputato dei DS, On. Grillini, dell’Arci Gay, si è dichiarato amareggiato e deluso da questa elezione. Ci chiediamo, se è lecito, ma cosa avrebbe desiderato l’On. Grillini, che il Papa avesse deciso che fare le “ammucchiate” è bello? Mah! Non abbiamo parole. Siamo contrari a questo tiro al piccione, a questo tifo calcistico da curva sud degli stadi. Sia chiaro, l’elezione di un Papa non è la finale del campionato del mondo di calcio. E’ molto, ma molto di più. Naturalmente i calciatori e i tifosi di calcio, come i girotondini di sinistra-sinistra, non sono in grado di comprenderlo. Per loro tutto il mondo si riduce alla visione manichea del Che e alla caduta non tanto del Governo Berlusconi, quanto dei difensori del G8 e degli interessi statunitensi in Italia. L’antiamericanismo è diventato sinonimo di tifo teppistico da curva sud. Per favore, tacciano i massimalisti, non facciano savonarolismi, e diano al nuovo Papa il diritto di iniziare il suo lavoro con calma e serenità. Noi siamo fiduciosi che Benedetto XVI seguirà le orme del precedente super-papa Karol Woytila. Intanto il Cardinale Ratzinger parte bene: ha una grande cultura, ama la musica (dicono che suona il piano abbastanza bene) e ha irrorato il suo primo discorso con una forte dose di umiltà. Non capita tutti i giorni vedere una persona arrivare sullo scranno più alto e affermare che l’Altissimo si è purtroppo dotato di "strumenti insufficienti". E piace anche questo esempio di umile servitore nella vigna del Signore. A noi, lo diciamo con sincerità, il vino piace. Come inizio non c’è male.