venerdì 20 maggio 2011

Maleducazione a ripetizione nel centrodestra.

Continuano gli attacchi e le insolenze del centrodestra al candidato del centrosinistra alle elezioni a sindaco di Milano. Questa volta è la Lega, con Umberto Bossi, che offende Pisapia. Bossi ha dichiarato che: "non lasceremo Milano nelle mani di un matto". Alcune osservazioni ci sembrano doverose su chi ha sempre avuto poco controllo sulla sua lingua e sull’interesse nazionale in politica. Che Bossi fosse un politico rozzo e scortese lo sapevamo già. Ricordate la dichiarazione sulla bandiera nazionale che lui adoperava al posto della carta igienica? Diciamo, dunque, che non c’è nulla di nuovo. Semmai viene confermato il proverbio che il lupo perde il pelo ma non il vizio. Definire “matto” Pisapia perché propone di permettere la costruzione di una moschea a Milano e di creare le condizioni affinché gli emarginati siano sempre più integrati nella società meneghina ci sembra il massimo della volgarità e della villania nel linguaggio e la conferma che il suo partito è xenofobo e razzista. Detto in modo semplice Pisapia dice le stesse cose che dice la Chiesa cattolica, che è contraria all’emarginazione e alla discriminazione degli svantaggiati. Preti e gerarchie cattoliche sarebbero tutti matti? Sul vocabolario la parola “matto” significa più di una cosa. Si va dal “pazzo, sconsiderato” a “persona che si comporta in modo avventato e sconveniente”. E’ sinonimo di “squilibrato, demente, folle, pazzoide”. Vi sembra questo il modo di etichettare un avversario politico che si presenta alle elezioni per realizzare il massimo della democrazia che consiste nel confronto civile tra persone che evidenziano progetti differenti per dare ai cittadini un quadro completo di scelte su chi votare? Vi pare logico che uno dei contendenti dichiari che l’altro è un pazzo? Noi siamo persone civili e lo dimostriamo coi fatti nella pratica quotidiana usando un linguaggio che non supera mai le righe e che riesce a criticare l’avversario in modo corretto. Noi non siamo né leghisti, né berlusconiani. Il bon ton, la correttezza, lo stile, il linguaggio misurato sono atteggiamenti alieni per questi rozzi leghisti. Non ci siamo proprio. Questa gente non è adatta a governare città, provincie e regioni e men che mai l’intera nazione. Se lo ricordino le gerarchie cattoliche se non vogliono assumersi la responsabilità di essere tra coloro che appoggiano candidati pro-Berlusconi dai profondi limiti culturali e civili.

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