giovedì 2 giugno 2011

Silvio Berlusconi sempre più inaffidabile.

Dopo essere stato sconfitto in maniera inequivocabile alle elezioni amministrative il premier continua a commettere errori. Se la prende con i media che a suo dire non hanno messo in evidenza quanto lui sia stato bravo. Il suo narcisismo e la sua vanità continuano a negargli la comprensione della realtà. Ormai è fuori dal mondo e cerca di salvare il non salvabile. Vogliamo parlare qui del suo modo di essere politico e di operare in Parlamento. Dopo più di quindici anni di attività ancora non ha capito che non si può governare sempre con lo stesso “partito di plastica” che lo ha finora rappresentato e che non prevede l’elezione democratica di un Segretario. A suo tempo ha depositato dal notaio lo Statuto del suo partito, fatto a immagine e somiglianza di una S.p.a., in cui c’è un solo soggetto (lui) come proprietario e tutti gli altri che vi operano come subalterni che eseguono ordini. Nello statuto di Forza Italia prima e del Pdl dopo c’è chiaramente scritto che il partito non può essere guidato da nessun Segretario ma solo da Coordinatori proposti dal Presidente (che è lui), ed è vietata la elezione di qualsiasi Segretario. Berlusconi perde le elezioni amministrative, comprende che le cose si stanno mettendo male e che fa? Incolpa il partito di avere commesso degli errori, lui parla di “errori di comunicazione” (sic!) e che fa? Elimina in un solo colpo i tre Coordinatori nazionali e nomina un Segretario (si, proprio quel Segretario che non avrebbe mai dovuto essere nominato) che dovrà tirarlo fuori dalla palude senza che lo Statuto ne preveda l'elezione (ha deciso di nominare su quella poltrona un suo delfino, l’attuale Ministro della Giustizia Alfano). Anticipa le eventuali difficoltà giuridiche dichiarando che lo farà eleggere da un Consiglio Nazionale. Insomma, è il solito ipocrita, padrone di tutto, che decide tutto, contro tutto e tutti. All’orizzonte si profilano però guai grossi per il suo futuro. Un esempio tra i tanti. La chiesa cattolica che lo ha sempre considerato una specie di difensore politico della cattolicità adesso, lentamente e gradatamente, si sta distanziando. Lo dimostra lo spot televisivo presente su youtube in cui si invitano i cattolici ad andare a votare il referendum sull’acqua perché si afferma che l’acqua è un bene comune. E’ evidente che chi andrà a votare un referendum, molto probabilmente, voterà anche il referendum sulla legge del legittimo impedimento, che gli ha fatto finora da scudo ai processi e che, se ci sarà il quorum, verrà abrogato con conseguenze inimmaginabili. La sua inaffidabilità trova così conferma, tanto da essere riuscito nell'inimmaginabile, cioè di mettersi contro la Chiesa cattolica. Naturalmente nè la Cei, nè il Vaticano riconosceranno questa verità. Diranno al solito che loro non fanno politica. E al danno si aggiungerà la beffa.

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