giovedì 27 settembre 2012

Ipocrisia e libertà di diffamazione a mezzo stampa.


Cerchiamo di essere seri, per favore. Dopo la conferma della condanna della Cassazione al Direttore de Il Giornale a 14 mesi di carcere per diffamazione, si sta ufficializzando la solita “operazione all’italiana” per permettere a un condannato, con sentenza passata in giudicato, di evitare che paghi per un delitto commesso e riconosciuto da tutti come esemplare. In altre parole, si sta permettendo a un condannato, reo di avere commesso un reato, di evitare la sentenza con vergognosi trucchi e ripieghi meschini. Questo signore è la fotocopia di quell’altro, Adriano Sofri, che è riuscito a farla franca mediante la collaborazione dei suoi amici politici “progressisti” di sinistra nonostante fosse stato condannato per terrorismo, con sentenza anche qui passata in giudicato, senza mai piegarsi a riconoscere il diritto di un Tribunale della Repubblica di condannarlo. L’operazione è pericolosa perché, al solito, politici e giornalisti mostrano una singolare sintonia di comportamenti sintetizzabile nella frase che “loro sono al di sopra dei cittadini comuni”. Avrei voluto vedere se a essere condannato fosse stato un qualsiasi cittadino al di fuori della Casta. Il rischio è, e non se ne accorgono, che stanno ridicolizzando uno Stato di diritto che quando emette una sentenza ci sono i mezzucci per evitarne le conseguenze. Adesso si grida allo scandalo perché questo signore va in carcere. Scusate, ma i politici e i suoi colleghi giornalisti dov’erano negli anni precedenti? Perché non hanno approvato una legge in grado di trasformare il carcere in risarcimento di denaro? Adesso è giusto che vada in carcere e che questo fatto serva da monito a tutti. Altrimenti è tutta una burla e a pagare sono sempre i più deboli.

1 commento:

Giancarlo T. ha detto...

La burla è che in carcere non ci andrà. La burla è, come ho scritto alla FNSI, che l'articolo lo ha scritto un ex giornalista radiato dall'albo perchè a tempo perso faceva lo spione. La burla è che oltre tutto il Sig. (si fa per dire) Sallusti in alcune sue dichiarazioni si dice "vergognarsi d'essere cittadino di questo Paese". La burla è, infine, come lei dice, scoprire che quella che si può senza dubbio definire una diffamazione ci viene propagandata come diritto della libera stampa alla critica. Infine la burla è che quando gli amici avevano la possibiltà di cambiare l'articolo del codice penale hanno pensato a tutto, anche a Ruby, ma non a questo, che in quel momento non era poi tanto importante per tutti i cittadini.

Support independent publishing: buy this book on Lulu.