giovedì 22 luglio 2010

Inchiesta della magistratura su “politica e malaffare” del partito di Berlusconi.

Non diciamo nulla di strano se ricordiamo alcuni fatti che stanno interessando diverse Procure giudiziarie a proposito di alcuni uomini di potere del partito del Presidente del Consiglio. E’ ovvio che qui non ci saranno pronunce sommarie, né dichiarazioni di colpevolezza generalizzate nei confronti di chicchessia. Sarà la magistratura, e solo lei, a decidere i risultati delle sue indagini. Qui si vuole soltanto porre in evidenza l’aspetto politico e aetico che i fatti propongono all’osservazione imparziale di chi ha un piccolo spirito di indagine critica. Si tratta, per l’ennesima volta, di fatti immorali e indecenti che si ripropongono come un motivetto già conosciuto e che si ripete sempre allo stesso modo. Una intercettazione telefonica permette ai giudici di indagare su sospetti di malaffare il cui risultato è il rigonfiamento corposo dei conti correnti di faccendieri politici dell’area di Berlusconi che crescono a dismisura in numero e in qualità, appropriandosi illegalmente di milioni di euro con una facilità sorprendente. Noi non ci scandalizziamo se autorevoli personalità del mondo della cultura, della finanza e dell’economia hanno, come si suol dire in questi casi, “fatto i soldi”. Non siamo né invidiosi, né vogliamo impedire che ciò si verifichi. Se un cittadino italiano è bravo, ci sa fare perché lavora bene e i soldi li fa in maniera onesta e paga le tasse non c’è assolutamente nulla da ridire. Anzi. Ce ne fossero di questi novelli Stakanov. Ci mancherebbe altro. Ma se si è politici di una qualsivoglia maggioranza di governo, con posti di alta responsabilità sul piano dell’organizzazione nazionale di partito e si viene intercettati dalla magistratura con dichiarazioni di bonifici di milioni di euro che passano da un faccendiere all’altro e alla fine si ritrovano nel loro conto corrente bancario (stiamo parlando esplicitamente del Coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini) allora, se permettete, qualcosina vogliamo dirla! Ricordate l’ex ministro Scajola? Si era scoperto che qualcuno gli aveva pagato quasi per intero l’appartamento romano di fronte al Colosseo. La risposta goffa e imbarazzata del Sig Scajola fu: “devo indagare chi mi ha pagato la casa”. Noi che siamo normali cittadini da una dichiarazione del genere ci siamo sentiti presi in giro due volte dal Sig. Scajola e, soprattutto, abbiamo pensato che cose del genere non si erano mai viste in nessuna epoca storica italiana. L’Italia ha dovuto aspettare centinaia di anni per ascoltare simili tentativi di presa in giro. Adesso c’è l’On. Verdini che si trova in una analoga situazione. La magistratura scopre versamenti da capogiro sul suo c/c e lui cosa dice? Afferma che quei 2,6 milioni di euro sono frutto di sacrifici e di rinunce per metterli da parte per il futuro. Domanda: 2,6 milioni di euro, ovvero cinque miliardi di vecchie lirette, frutto di sacrifici e di rinunce? Ma questo vuol dire prendere in giro la gente! Com’è possibile risparmiare 2 600 000,00 euro da uno stipendio? Ci viene in mente quante volte abbiamo letto sui giornali di famiglie e pensionati che guadagnano cinquecento o mille euro al mese e non riescono ad arrivare a fine mese e poi un politico, facente parte del facoltoso entourage del ricchissimo sultano Silvio Berlusconi, si permette di affermare che si possono risparmiare duemilioni e seicentomila euro come se fossero bruscolini. La verità? “Dall’inchiesta emerge intorno al potere di Silvio Berlusconi una rete affaristica che somiglia a quella dei primi anni ‘90”. Non lo diciamo noi ma lo abbiamo appreso dal CdS, a pag.9 del 22 luglio del 2010, i cui giornalisti ne sanno sicuramente più di noi. Come vogliamo concludere questo post? In una maniera forse banale, ma chiara e soprattutto logica. Chi ha permesso, con più del 15% dei voti dati alla lista di Berlusconi, di creare la rete affaristica di questi politici con poca morale, molta sfrontatezza e un’alta predisposizione all’imbroglio? Per caso gli Eminentissimi et Eccellentissimi Cardinali di Sacra Apostolica e Romana Chiesa Cattolica? A voi la risposta su un tema sempre più sconcertante dell’attività poco spirituale di sostegno alla politica berlusconiana. Ascolta, taci e realizza dice un vecchio adagio del tempo che fu.

domenica 18 luglio 2010

Evasori fiscali, ipocriti e risorse rapinate.

I dati resi noti dall’Agenzia delle Entrate sono indegni di un paese che si professa civile. 100 miliardi di euro evasi al fisco da chi li può evadere. Stiamo parlando non certo di pensionati e lavoratori dipendenti, pubblici e privati che dir si voglia, che le tasse sono costretti a pagarle fino all’ultimo centesimo perché tassate alla fonte. Stiamo, viceversa, parlando dei veri evasori o evasori doc, di quelli - per intenderci - che dichiarano al fisco di avere guadagnato in media in un anno appena più di 15000 euro di imponibile Irpef, addirittura meno di quanto guadagna un bidello. Chi sono costoro? Sono medici, avvocati, industriali, liberi professionisti e autonomi. Perché evadono? Per due motivi. Il primo è che loro si sentono furbi. Novelli Narcisi lo fanno per dimostrare a loro stessi che la furbizia di cui sono legittimi possessori non consente loro di pagare le tasse come i miseri impiegati e operai. Sarebbe inconcepibile confondersi con quei “tonti” dei lavoratori dipendenti che pagano le tasse alla fonte. Il secondo motivo è che loro non si riconoscono in questo Stato e in questa Società. Ne sono mille miglia lontani perché pensano solo al proprio interesse e qualunque discorso etico non li riguarda. Anzi, li infastidisce. Loro sono indifferenti ai problemi della società, se ne infischiano delle sofferenze e dei sacrifici dei più deboli, non si sentono rappresentati che solo da una classe politica che solidarizza con le loro esigenze. Vivono per essere diversi dai comuni mortali. Hanno frequentazioni da alta società e non si mescolano con i comuni mortali. E vanno a messa ogni domenica. Non hanno il senso delle Istituzioni, vedono solo i propri problemi e danno voti e contributi solo ai politici che rappresentano i loro interessi. Naturalmente la parte politica che fa i loro interessi è la destra di Berlusconi, che si è identificata in loro più di quanto costoro avessero potuto sperare. Lo dimostrano le quotidiane scoperte degli inquirenti con le intercettazioni telefoniche. Questo è il fatto che desideriamo commentare oggi, brevemente. Vogliamo proporre una sola considerazione. Noi crediamo che in politica tutto questo cinismo di questo ceto agiato sia ammissibile ancorché riprovevole. Quello che riteniamo essere, viceversa, inaccettabile è che a questa cordata di “liberi mascalzoni” venga dato supporto politico e, soprattutto, elettorale dalle Autorità religiose della Chiesa Cattolica. Ciò che noi non possiamo tollerare è che la voce di Gesù Cristo, di Colui cioè che disse “spogliatevi dei vostri beni materiali e venite con me”, sia sistematicamente violata proprio dalle Gerarchie cattoliche che invece di pretendere da Berlusconi & C. l’impegno a essere onesti, a non approfittare dei vantaggi della Casta, ad aiutare i meno fortunati e di lavorare per il bene della collettività, al contrario, tacciono con un assordante silenzio e raccolgono i benefici di questa loro solidarietà con Silvio Berlusconi mediante i tanti episodi di scambio di favori, come per esempio, per citare due soli episodi, l’esenzione del l’Ici degli immobili della Chiesa cattolica adibiti ad alberghi e ristoranti e l’immissione in ruolo degli insegnanti di religione cattolica nella scuola statale. Di questi fatti ne vogliamo parlare oppure facciamo finta di niente? Ipocriti. Ecco chi sono tutti coloro che fanno finta di niente. Ma era così anche ai tempi di Gesù Cristo, il quale li chiamò, per nome e cognome, proprio ipocriti.

martedì 13 luglio 2010

Tra cene corrette e inviti sbagliati.

Viviamo una vita all’insegna del dinamismo e della velocità, ma anche della superficialità. Costretti a muoverci in questa estate torrida tra diverse città di diverse nazioni europee, con lingue e pratiche di informazioni differenti, ascoltiamo e leggiamo notizie da telegiornali francesi, inglesi, spagnoli e tedeschi (i notiziari italiani in Europa praticamente non esistono e se ci sono nessuno li legge) che a furia di stratificarsi velocemente nella nostra mente ci rimangono solo flash giornalistici quasi sempre incompleti e approssimativi. In questi ultimi giorni le maggiori televisioni europee (la Rai è sempre assente dalla scena internazionale) hanno insistito, giustamente, sull’anniversario della strage di Srebenica per ricordare il massacro di quindici anni fa quando furono trucidati ottomila musulmani bosniaci con la complicità pilatesca di un reparto di militari olandesi dell’ONU (i famosi caschi blu) che avrebbero dovuto proteggerli dalla furia omicida dei reparti serbo-bosniaci, capitanati dal folle e psicopatico generale Mladic. In Italia c’è stato solo un piccolo trafiletto e basta. Dicono che questo tipo di informazione annoia gli italiani. Avremmo voluto approfondire questo tema denunciando la colpevole assenza dei politici europei del tempo (e di oggi) e delle Nazioni Unite di allora, che hanno permesso, non dimentichiamolo mai, lo scempio dei valori relativi alla difesa della vita dei più deboli. Assassini sono stati i serbi-bosniaci che hanno stuprato donne e ucciso poveri e inermi cittadini della Bosnia, ma corresponsabili sono state le autorità religiose cristiano-ortodosse di quel paese, che non hanno fatto nulla per fermare il massacro. Di questo nessuno ne parla. Ancora una volta abbiamo assistito alla irresponsabile condotta di religiosi che invece di aiutare i più deboli hanno facilitato il compito agli aguzzini. Siamo molto arrabbiati contro i serbi di quel Milosevic che aiutò le truppe serbo-bosniache dell’assassino Mladic ma siamo ancor più arrabbiati contro la Rai berlusconiana di oggi che invece di pubblicizzare adeguatamente questi fatti li ha colpevolmente taciuti. Rientrati in Italia abbiamo visto che di tutto questo, sulla stampa nazionale, non vi è alcuna traccia. Trionfa invece la “madre di tutte le notizie”, ossia che nel salotto di casa Vespa - complice il trucco dei suoi 50 anni di attività giornalistica e in coincidenza degli altri 50 anni di attività religiosa del Cardinal Bertone Ministro degli Esteri del Vaticano - i due si sono incontrati a cena insieme, guarda un po’, a Silvio Berlusconi e ad altri commensali di illustre rango. Siamo sbalorditi da siffatta notizia. Ma a una riflessione più attenta e adeguata ci siamo detti che non poteva non essere che così. Cosa volete che interessi ai giornali italiani il tragico avvenimento bosniaco a confronto della ghiotta notizia della presenza di Sua Eminenza Eccellentissima il Cardinal Bertone nel salotto di Vespa? Nonostante tutto noi siamo rimasti di stucco per questo ennesimo fallo a gamba tesa dell’Eminentissimo Cardinale di Sacra, Apostolica e Romana Chiesa Cattolica. Diciamo a chiare lettere che a nostro parere la presenza del Cardinal Bertone alla tavola di casa Vespa e soprattutto alla presenza del Presidente del Consiglio non solo ci sconcerta ma addirittura ci procura un senso di nausea sulla inopportunità della sua presenza. Ma siccome il “diavolo”, a volte, ci mette lo zampino, il Cardinale non ha calcolato che così facendo ha lasciato la prova ufficiale dell’esistenza del rapporto politico preferenziale esistente tra il Vaticano e il governo Berlusconi. Non si spiega altrimenti il perché della sua presenza alla cena che, al di là dei trucchi più o meno ingenui e sempliciotti del padrone di casa per nascondere i veri motivi dell’incontro, si trovava lì per veri scopi di squallida politica di do ut des. Forse per rinnovare quel “patto d’acciaio” che ha permesso ai due di avere quello che volevano in quest’ultimo decennio? Ma non si era detto che era necessaria una libera Chiesa in un libero Stato? C’è il rischio che la Chiesa Cattolica, ormai sconfitta in modo irreversibile in Europa in tema di valori dove ormai impera un vero e proprio laicismo di Stato, da troppi anni ha scelto come “protetto-protettore” politico il discutibile e discusso Cavaliere Silvio Berlusconi, protagonista ormai imbattuto delle maggiori vicende giudiziarie del paese. Che squallido giochetto ci sta proponendo il Cardinal Bertone? Certo che a voler insistere sul tasto che la Chiesa “non fa politica” a questo punto neanche i sassi ci credono più! Come siamo caduti così in basso. Mai avremmo potuto immaginare che la Grande Chiesa Cattolica più che essere lo sponsor per eccellenza del Cavaliere è proprio Lei ad essere sponsorizzata da quel Silvio Berlusconi pluri-divorziato e insuperato gaffeur di Stato, che esalta il cucù alla Cancelliera Merkel , e che continua imperterrito con il suo gigantesco e colossale conflitto di interessi a fare soldi in modo improprio e interessato.

sabato 3 luglio 2010

Fede e ragione: compatibili o incompatibili?

















I teologi italiani sono straordinariamente bravi nel trasformismo. Riescono a cambiare le carte in tavola in modo sfrontato e spesso temerario. Ma se la corda viene tirata troppo … alla fine si spezza. Vediamo di chiarire di che si tratta. Da alcuni lustri la Chiesa cattolica è all’attacco su una questione percepita come importante. Si tratta del “nuovo” rapporto tra religione e scienza o, meglio, tra fede e ragione. Sembra che il Vaticano abbia deciso di dare addosso alla scienza non sul piano della lotta allo scientismo (ché avrebbe ragioni da vendere) ma sul versante di una inedita relazione tra chiesa e scienza rifiutando alcuni aspetti che meno gli aggradano e facendo propri alcuni asserti utili alla sua visione del mondo. Sono ormai tramontati gli anni in cui Galileo Galilei veniva considerato una specie di “traditore” delle radici cristiane, a causa della sua ostinazione a criticare alcuni aspetti dogmatici di tipo metodologico della religione all’interno del paradigma cristiano. Oggi il panorama è cambiato. In coincidenza della presa del potere politico berlusconiano, la Chiesa cattolica ha deciso di sfruttare al massimo la prospettiva di potere regalatole dal “cattolico” Berlusconi, svoltando in modo repentino e vantaggioso nel rapporto con la scienza in generale e con Galileo in particolare. In altre parole, i teologi cattolici - dopo la decisione storica di Papa Wojtyla di recuperare la credibilità perduta sulla questione Galileo chiedendo perdono per la persecuzione dello scienziato - hanno deciso di sdoganare definitivamente il Grande Toscano acquisendone meriti e metodi in modo tale da far fruttare rendite nel rapporto scienza-religione. Dunque, recupero delle radici della scienza come valori religiosi e sfruttamento della cattolicità di Galileo come garanzia del legame tra religione cattolica e scienza galileiana. Certo ciò che sta riuscendo alla Chiesa con Galileo sarebbe impossibile con Newton, il quale fu uno dei più infervorati antipapisti che si siano mai visti sul suolo europeo. Ma Newton da Roma sembra lontanissimo, se è vero come è vero che in nessuna scuola cattolica liceale e in rarissime occasioni in quella statale si parla di Isaac Newton con apertura e senso critico verso le sue idee filosofiche e scientifiche. Dunque, è diventato di moda recuperare il rapporto filiale della Chiesa con Galileo su alcuni temi della scienza. Si, ma di quale scienza parlano i Reverendissimi? E, soprattutto, a quale Galileo si stanno interessando? Perché la cosa più stravagante è che ognuno può ritagliarsi il proprio Galileo tagliando una frase qui e una lì, quasi sempre dal Galileo del Dialogo e mai dal Galileo dei Discorsi. Si va da dichiarazioni caute a commenti entusiastici sulla visione galileiana della Natura per passare subito dopo all’accettazione piena di tesi che fino all’altro giorno sembravano vere e proprie eresie, tutte condite da certificazioni chiare della “cattolicità” dello scienziato che sembra essere la cosa più importante in questo nuovo approccio. Ecco due esempi illustrativi della visione strumentale che ha oggi la Chiesa su Galileo. Monsignor Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, afferma che anche Max Plank diceva che “scienza e religione hanno bisogno di uno dell’altro”. Strana affermazione quella dell’Eccellentissimo teologo Ravasi che scopre oggi, a più di un secolo di distanza dai travagli di Plank, alcune sue dichiarazioni le quali, estrapolate dal contesto, possono far prendere “lucciole per lanterne”. E' irritante rilevare il vizietto di tirare la storia dalla sua parte. Oseremmo dire che, a momenti, i teologi cattolici stavano riuscendo egregiamente ad effettuare l’appropriazione indebita delle idee della scienza al servizio della religione. Se non fosse stato per alcuni errori tipici che vengono di solito commessi da chi soffre di un delirio di potenza e di egemonia sulla nuova cultura italiana, a quest’ora - nell’indifferenza di un giornalismo servo del potere - l’annessione di un pensiero che non fa parte della cultura cattolica era quasi fatta. Lo abbiamo scoperto noi, smascherando questo disegno utilitaristico quanto strumentale dell’annessione delle idee della scienza a favore dei dogmi religiosi. Cose da pazzi! La presa effettiva del potere berlusconiano e il cambiamento di marcia nello stravolgimento delle regole politiche volute da Berlusconi stesso, stanno facendo rivivere in negativo i periodi più bui della scienza seicentesca. Ne è sintomo la mostra “Galileo Divin uomo” che lo stesso Monsignor Ravasi ha fortemente voluto, dedicando l’intero spazio della navata centrale della Chiesa di S. Maria degli Angeli di Roma alla scandalosa esposizione delle tesi di Antonio Zichichi su Galileo e alla conseguente interpretazione fuori dalle righe che ne danno i due. Dice Mons. Ravasi che ai fanatici dell’ipse dixit Galileo dice che “a saper tutto su come è fatto il mondo non è Aristotele ma Dio. E’ a Lui che dobbiamo porre le domande giuste”. Quando invece le domande giuste Galileo non le poneva a Dio, che in questa fase dell’indagine scientifica non c’entra nulla, ma le poneva direttamente alla Natura attraverso gli esperimenti, i cui risultati non potevano essere manipolati, cosa che la Chiesa cattolica ha alcune volte fatto in passato per evitare pericoli di contagio alla religione. Di Zichichi diciamo solo che a manipolare Galileo pro-religione non fa un buon servizio alla sua intelligenza, perché le manipolazioni prima o poi vengono a galla. Zichichi ne fa molte. Una per tutte. Il Nostro afferma che “fare scienza vuol dire decifrare la logica di Colui che ha creato il mondo” quando invece anche le pietre sanno che fare scienza non significa studiare Dio o la Sua logica ma significa semplicemente tentare di decifrare, e sempre in modo incompleto e inesatto, la logica della Natura che si manifesta non con i dogmi delle religioni (parliamo al plurale perché il discorso riguarda tutte le religioni e non solo quella cristiana) ma con i caratteri della matematica che permettono di confermare in laboratorio leggi sempre più complesse con metodo scientifico quantitativo. Qui le religioni non hanno titoli per entrare nel merito. Se così fosse non ci sarebbe più scienza. E tutti i tentativi di manipolare i frutti della scienza per scopi di fede sono destinati a fallire. Lo sappiano l’Eccellentissimo Mons. Ravasi, il divulgatore Zichichi e tutti coloro che vogliono sfruttare la scienza per loro fini, poco nobili. Su Antonio Zichichi, venditore di fumo, a questo link ci sono le risposte che merita.

domenica 27 giugno 2010

Quando l’interesse prevale sull’amore.

Il matrimonio è una cosa seria e, soprattutto, non è un contratto di natura economica e finanziaria. Alla base di tutto ci dovrebbe essere il rispetto e la grandezza d'animo. Noi pensiamo che il rapporto di coppia non possa essere condizionato e snaturato da interessi di bottega, altrimenti non è matrimonio. E’ altro. Ci rendiamo conto che in una società relativista e materialista come quella attuale, in cui gli interessi relativi al “Dio Denaro” prevalgono su quelli morali ed etici, potrà sembrare provocatorio scrivere che l’idea giusta di matrimonio sia quella di marito e moglie legati da valori e ideali di altruismo e generosità, validi per sempre, fino a che morte non li separi. Cos'altro aggiungere se ormai tutto è rivoluzionato in negativo e anche il matrimonio viene visto come un normalissimo contratto giuridico, come quello che si stipula fra due pastori a proposito dell’uso di una mucca per un certo numero di anni con la sola condizione che deve produrre più di un certo numero di litri di latte al giorno? A nostro parere è totalmente sbagliato scegliere un contratto di matrimonio fra marito e moglie che preveda separazione di beni a favore del più ricco e ai danni del più povero. Che razza di contratto matrimoniale può essere quello che prevede la separazione dei beni, quando dovrebbe esserci la comunione dell’amore e degli affetti? Questa “cosa” della separazione dei beni noi non l’abbiamo mai compresa e la rifiutiamo. Il matrimonio deve essere unico, con comunione dei beni. La "separazione" fa scadere il vincolo in un fatto di mero interesse. E poi, non sta bene che tutti appaiano uguali quando non lo sono. Non è vero che tutti sono uguali. Chi ha scelto la comunione non è uguale a uno che ha scelto la separazione. Non sta bene che due innamorati si sposino e che tra un bacetto e l’altro l’uno ricordi all’altro che la casa degli zii dell’uno è sua mentre la catapecchia dello zio dell’altro è dell’altro. Ci ricorda la massima degli ipocriti cattolici che dice che “rubare è peccato, ma non nel commercio”. Sta di fatto che allo stato attuale è possibile prevedere, all’atto di sposarsi, il regime di separazione o di comunione dei beni nella coppia. Complimenti a chi sceglie la separazione. Vuol dire che se il matrimonio non funzionerà ci si tutelerà in anticipo dei propri beni permettendo la felicità materiale dei due innamorati a causa del ritrovamento intatto del “gruzzolo”. Ma vi pare possibile una bassezza del genere? Come può partire e mantenersi bene nel tempo un vincolo matrimoniale quando si dice che la casa, i terreni e i titoli di stato in banca sono miei e devono rimanere miei anche se dovessimo separarci? La stranezza ci è apparsa in modo ridicolo quando ci è stato presentato l’elenco dei condomini di un condominio che ha ben 155 unità immobiliari su 156 senza la doppia intestazione di marito e moglie, ma quella di uno solo dei coniugi. In altre parole, i proprietari della totalità degli appartamenti sono solo uno dei due coniugi. Come dire che c’è la conferma del regime di separazione dei beni a livelli di “fobia egoistica”. La statistica ci ha meravigliati e preoccupati. Possibile che si sia trattato di un solo caso su 156? Siamo a meno dell’ 1%! Che dire di tutto questo? Premesso che in democrazia tutto quanto non collide con la legge è da accettare, nessuno si sogna di imporre agli altri i propri convincimenti. Che tutti possano scegliere il regime che vogliono è un fatto indiscutibile. Non è questo quello che ci preoccupa. Che la gente scelga uno o l’altro dei due regimi fiscali a noi non interessa un fico secco. Tuttavia, dal punto di vista sociale, morale e statistico non possiamo non rimarcare tutto il nostro stupore per le “fondamenta” affettive e d’amore che stanno alla base delle unioni di molte persone che hanno scelto il regime si separazione dei beni. Quello che vogliamo stigmatizzare è che tutti vanno a messa la domenica e tutti si professano cattolici, animati da intenti altruistici e caritatevoli rendendo concreto l’insegnamento di Cristo di dare agli altri parte di quello che si possiede. Che colossale ipocrisia! In più lo Stato consente la reversibilità della pensione da un coniuge all’altro nonostante il motto: “ciò che ho è mio e ciò che hai è tuo”. Come dire chi più ne ha, più ne risparmi per se stesso. E poi ci dicono che l’anima è al di sopra del corpo! Bravi, continuate così che la “società della Jungla” è ormai vicina. Apices juris non sunt jura.

venerdì 25 giugno 2010

Il caso Brancher: e la Chiesa Cattolica ancora non interviene?

Il fatto di oggi interessa l’ennesima beffa commessa da Berlusconi ai danni dell’immagine della Chiesa Cattolica e del paese. Com’è noto Silvio Berlusconi è il Presidente del Consiglio dei Ministri, cioè il Capo del Governo che ha vinto le elezioni perché la Chiesa Cattolica lo ha appoggiato alle elezioni politiche. Giustamente, le Gerarchie cattoliche non si sono fidati del Partito Democratico di Veltroni prima e di Bersani dopo. La Chiesa Cattolica ha pertanto deciso di appoggiare l’elezione di Berlusconi riuscendovi pienamente. I calcoli dei tecnici hanno portato al risultato che le Parrocchie italiane e il meccanismo elettorale cattolico interno alle istituzioni cattoliche ha oliato le liste elettorali di Berlusconi per una percentuale a due cifre. Dunque, se Berlusconi è diventato Capo del Governo lo deve per una grossissima fetta al voto delle Parrocchie. Naturalmente non si è trattato di un regalo disinteressato, come quello di Babbo Natale, ma di uno scambio di favori perché la Chiesa ha avuto grandi “ritorni” dal partito di Berlusconi. Ma questo è un altro discorso. Queste le premesse. Ma cosa è successo dopo? Che la vita politica e quella privata del Capo del governo ha lasciato molto, ma molto a desiderare, tanto che direttamente o indirettamente la Chiesa Cattolica in molte occasioni è stata messa in forte imbarazzo dalla “politica” berlusconiana. Adesso l’ultima trovata del Cavaliere di Arcore è che ha nominato di soppiatto, all’insaputa di tutti, Ministro per l’Attuazione del Federalismo il deputato Aldo Brancher. Come mai? Lo spiegano sul Corriere della Sera e su Repubblica i giornalisti P.G. Battista e Giuseppe D’Avanzo. Entrambi criticano Berlusconi affermando che la nomina è stata decisa solo da Lui per mettere Brancher "in sicurezza", ovvero al riparo dalla magistratura, sfruttando la legge ad personam approvata appena qualche settimana fa in Parlamento e fortemente voluta da Berlusconi medesimo. Chi volesse avere davanti agli occhi due articoli di diverso orientamento ma entrambi critici nei confronti di Berlusconi vada a leggere quanto hanno scritto i due giornalisti. Noi non abbiamo molto da aggiungere. Quello che di originale vogliamo introdurre è che non passa settimana che Berlusconi non metta in difficoltà l’Istituzione cattolica. E questo è inaccettabile. Per un motivo o per un altro trova sempre l’opportunità di commettere azioni (gaffes) che irritano le Gerarchie cattoliche, mettendole in forte disagio e provocando turbamento, come quando si è fatto scoprire che si portava a letto la escort D’Addario tra una seduta e l’altra in Parlamento o quando il giornalista berlusconiano Feltri ha fatto dimettere il Direttore del Quotidiano cattolico l’Avvenire riconoscendo alla fine che lo aveva fatto senza avere prove per la sua omosessualità. Adesso nomina ministro di un fantomatico dicastero dell’Attuazione del Federalismo il suo deputato ex-Fininvest quando c’è già un ministro (e che ministro!) che è Bossi in persona che è, com’è noto, Ministro per il Federalismo. Ma a che gioco giochiamo? Facciamo i doppioni e aumentiamo le spese invece di aiutare i poveri e i diseredati? A nostro parere la Chiesa Cattolica dovrebbe assolutamente prendere in considerazione l’eventualità, prima che Berlusconi commetta altri guai, di minacciarlo che alle prossime elezioni non lo appoggerà più, preferendogli il meno fariseo Casini, che sta aspettando da anni, pazientemente, di avere l’incarico di dirigere il prossimo governo. La Chiesa Cattolica deve pensare che i suoi obiettivi (millenari e spirituali) sono di natura completamente diversa di quelli del Presidente del Consiglio (immediati e materiali). La Chiesa non può aspettare che il divorziato Berlusconi la metta ancora in difficoltà. Gli Eminentissimi et Eccellentisimi Cardinali sono avvisati.

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