sabato 5 dicembre 2009

Quando si dice che il pesce puzza dalla testa.

Finalmente un po’ di chiarezza, ma a che prezzo. Dopo più di due mesi, Feltri ammette che Boffo non aveva commesso alcunché di illegale e le sue dimissioni, perché accusato con nota anonima di essere omosessuale, lo hanno dispiaciuto. Questo il fatto che vogliamo commentare oggi. Prima però chiariamo i termini della questione. Feltri è il Direttore del Giornale, cioè del quotidiano di proprietà di Paolo Berlusconi, fratello di Silvio Berlusconi Presidente del Consiglio dei Ministri. Boffo è l’ex Direttore del quotidiano l’Avvenire di proprietà della CEI, cioè dei Vescovi della Chiesa cattolica italiana. Il primo, Feltri, con un’azione di “killeraggio prezzolato”, ha fatto “fuori” il secondo, Boffo, facendolo dimettere perché quest’ultimo con i suoi articoli sull’Avvenire dava fastidio, sul piano dell’etica e della moralità, a Silvio Berlusconi. Adesso che abbiamo chiarito i termini della questione ecco la nostra opinione. Quando si verifica un’azione di sciacallaggio come quella condotta dal giornale di Paolo Berlusconi, fratello del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, e si perviene alla conclusione che ci si è sbagliati, i casi sono due: o è stato fatto involontariamente e in tal caso, visti i clamorosi risvolti sulla vita privata di Boffo, l’Editore del Giornale rimuove Feltri e si scusa del danno arrecato a Boffo, oppure l’Editore - non licenziando Feltri per un’azione così platealmente malvagia e disgustosa sul piano morale - si accolla l’intera responsabilità, rimanendone coinvolto come il produttore di una attività immorale ed eticamente perversa di favoritismo familiare. Non esiste una terza via. O è bianco o è nero. Non esiste il grigio. Dobbiamo dedurre che si sacrifica un innocente a vittima per sporchi interessi di copertura mediatica delle cattive azioni e delle pessime abitudini di condotta morale di Silvio Berlusconi. Se noi fossimo stati nei panni del Presidente del Consiglio avremmo suggerito al fratello Paolo Berlusconi di licenziare Feltri. La ragione è che nei panni di Presidente del Consiglio non si può far finta di niente su un caso così odioso di calunnia in quanto la carica pubblica di Capo del Governo prevede la inattaccabilità sul piano dei principi etici e dei valori dell’uomo che rappresenta l’Italia. Purtroppo, così non è stato e “nulla di nuovo all’orizzonte”. L’attività immorale di un qualche Berlusconi continua.

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