Dicono che la lettera, con la quale il Direttore dell’Università Luiss di Roma Pier Luigi Celli invita il figlio a lasciare l’Italia dopo la laurea, perché in questo paese non c’è futuro, ha ricevuto migliaia di commenti, alcuni dei quali di critica (in verità pochi) e altri di compiacimento (molti). Questo il fatto. E passiamo al nostro commento. Diciamo subito che di fronte a questa lettera ci sono due possibili atteggiamenti. Il primo di solidarietà al Sig. Celli, per il coraggio che ha avuto nel denunciare gli aspetti negativi della attuale società italiana. Il secondo di critica, per l’ipocrisia mostrata nella missiva in cui dimentica che il figlio è stato agevolato nei suoi studi dal suo ruolo di Direttore di una Università. Ma siamo proprio sicuri che non esistono altre posizioni in merito a questa faccenda? In fondo in fondo Pier Luigi Celli non ha detto nulla di inusuale. Ha solo confermato che in Italia non si vive bene e che il mondo del lavoro è accartocciato su se stesso impedendo ai giovani di trovare lavoro e vivere con sicurezza la propria vita nel futuro. D’altronde il Sig. Celli ha sicuramente avuto la possibilità di aiutare il figlio, anche solo con le possibilità economiche guadagnate nell’incarico di Direttore. Dunque, niente di nuovo all’orizzonte? No. Le cose non stanno così. Stanno molto peggio. Molto brevemente diciamo che il Direttore generale della Luiss fa un'analisi impietosa e veritiera della società italiana. Tuttavia si guarda bene dal dire, con nomi e cognomi, chi siano stati coloro che hanno causato questo autentico disastro. Ci prendiamo noi l’onere di dire quello che il Sig. Celli non ha detto, partendo subito dal fatto che in Italia le grandi Istituzioni hanno fallito. Indipendentemente da ciò che ha scritto il Sig. Celli è la Repubblica Italiana ad aver fallito il suo obiettivo. Una vera e propria bancarotta politica, etica e sociale. Nonostante l’impegno dei fondatori in fase costituente e negli anni immediatamente successivi possiamo dire che adesso, dopo più di sessant’anni, questa Repubblica è moribonda. Il vero disastro sta nella pochezza etica e morale delle personalità che hanno diretto questo paese negli ultimi trent’anni. Politici e dirigenti nella loro impazienza a comandare, nella loro fretta a entrare nelle stanze del potere, nel loro desiderio di guadagnare più soldi possibili, nella loro trasgressione sistematica a ricercare i piaceri del potere, nella loro collaborazione e indulgenza con la criminalità organizzata, hanno tutti fallito. In questo quadro sconfortante ha fallito anche la Chiesa Cattolica che con la sua ansia di fare in fretta i suoi interessi non proprio trascendenti non è riuscita ad impedire i fenomeni di mercimonio, che ha chiesto e ottenuto dal potente di turno sempre più favori, che ha impegnato le parrocchie come macchine di voti, che ha dimenticato i veri valori del cristianesimo (che sono l’interesse verso la povertà, la rinuncia alle cose del mondo, la lontananza dalle stanze del potere), che si è fatta notare per essere entrata spesso a gamba tesa nei fatti interni della Repubblica con la scusa che doveva fare magistero (mentre il vero magistero doveva essere a favore degli svantaggiati, dei lavoratori licenziati, dei poveri e dei bisognosi), che è stata silente, afasica e permissiva nei confronti della pedofilia di molti preti cattolici, che non si è tenuta lontana dalla speculazione finanziaria, etc. In questo paese hanno fallito tutti. E l’Italia di oggi è ciò che hanno voluto gli italiani di questi ultimi trenta anni, di quelli tanto per essere chiari che incontriamo ogni giorno al supermercato, in metropolitana, per le strade delle città, nelle chiese ad ascoltare le sante messe, etc. Hanno fallito perché si è creata l’Italia ma non gli italiani. Hanno fallito persino le ideologie: il comunismo, la rivoluzione di classe, il decentramento regionale, la politica del territorio, i verdi, l’ambiente, il socialismo, la Democrazia cristiana. Tutti hanno perduto e tutti hanno deluso. Non se ne è salvato nessuno. La bancarotta finanziaria del paese è stata evitata per i colpi di fortuna di essere agganciati politicamente con gli USA, per aver aderito a suo tempo alla NATO, per essere entrati prima nel MEC e successivamente nell’euro, per la proverbiale capacità di sopravvivenza degli italiani, tutti immersi nel fare denaro non importa come, tutti a infischiarsene dei valori e delle regole. Ha vinto l’imbroglio, la furbizia, l’italica predisposizione alla delittuosità, lo sfruttamento dei beni comuni per fini individuali, l’uso sempre più massiccio della droga, dell’alcool e delle trasgressioni sessuali tra i politici come anche tra i giovani, la cafonaggine, il declino della scuola, della sanità, addirittura della lingua italiana, che ormai nessuno parla più correttamente sostituendola sempre più con il dialetto. Ha vinto Berlusconi, quello scaltro e furbo vittimista che è l’attuale Presidente del Consiglio, padrone di Mediaset e della RAI, che è diventato l’uomo più ricco d’Italia di tutti i tempi, il più potente ma nello stesso tempo il peggiore degli italiani, divorziato una prima volta e una seconda volta in itinere, che si fa portare - tra una trattativa politica e l’altra - le escort nel palazzo, che ha tutte le televisioni ai suoi piedi, che ha il più grande e colossale conflitto di interessi, che ha trasformato l’Italia in un paese padronale, che invita gli italiani a fare festa comunque e a comprare anche l’inutile oltre che il futile, che non dorme la notte per ridurre la giustizia a inutile orpello, sempre a favore di indulti, di sanatorie, di condoni e amnistie varie per salvare se stesso e chi ha commesso reati. Adesso ci si accorge che le cose non vanno. Noi diciamo che le cose andranno ancora peggio. La ragione sta nel fatto che questa società è marcia. Si regge sui fannulloni che non fanno nulla nei luoghi di lavoro e sulla incapacità di chi detiene il potere di risolvere i problemi. Speculazioni, costruzione di strutture pubbliche abbandonate e inutilizzate con spreco di denaro pubblico, tangenti pagate a politici e dirigenti, favoritismi al potente di turno sono un piccolo campionario del modo di essere degli italiani di oggi. Al fondo di tutto governa in modo inesorabile l’imbroglio: nelle tasse dove è una vergogna vedere ricchi che dichiarano di guadagnare quanto un cassintegrato, nella delinquenza che viaggia in Ferrari e veleggia con gli yacht e che se ne infischia della crisi, nei privilegi dei ricchi che aumentano il divario economico e le certezze del futuro con gli svantaggiati che non hanno nulla, etc. E tutto ciò con il placet di chi non ti saresti mai aspettato che appoggiasse il nostro super Primo Ministro, ovvero dalle Eminenze Eminentissime della Romana Chiesa Cattolica. Che nausea!
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