giovedì 26 agosto 2010

Professionalità e deontologia dei Direttori dei quotidiani Il Giornale e Libero.

Sulla questione degli attacchi alla privacy effettuata dai due Direttori dei giornali berlusconiani contro Gianfranco Fini, reo di essersi messo contro Silvio Berlusconi, è necessario fare un po’ di chiarezza, altrimenti si rischia la confusione delle notizie e di conseguenza si consente di far passare per lecita un’azione che lecita non lo è per niente e che definire disgustosa e immorale è poco. E’ necessario pertanto richiamare l’attenzione sulla gravità dell’azione scandalistica di Feltri e Belpietro per quello che è: una ricerca ossessiva di notizie impacchettate secondo un piano calunnioso particolareggiato, senza alcun criterio di imparzialità e obiettività, onde massacrare Gianfranco Fini sul piano dell’immagine e forzarne le dimissioni. Tutto è tranne che giornalismo. Al nostro paese si chiama infamia. Il trattamento messo in atto ci ricorda ciò che è successo alla fine della seconda guerra mondiale nei paesi (poi diventati tutti comunisti) dell’est europeo, quando per raggiungere lo scopo di prendere il potere, i comunisti filosovietici misero in atto la stessa tecnica fatta di informazioni manipolate per eliminare dalla scena politica il Presidente di turno di quel paese che si opponeva alla richiesta comunista di consegnare le chiavi del potere. Ma quello che è più grave in questa vicenda è che qui i due direttori si sono messi a disposizione della proprietà per consentire il desiderio di Berlusconi (alla faccia della deontologia) di ottenere una vendetta personale contro Fini. Più immorale di così non si può. Quello che ci spaventa è l’accettazione supina dell’ordine di mettere a disposizione tutte le risorse dei due giornali per costruire una campagna infamante di dileggio contro Gianfranco Fini. L’obiettivo è permettere al Presidente del Consiglio, con le dimissioni di Fini, di avere di nuovo alle sue dipendenze la carica di Presidente della Camera e avere via libera per far approvare la proposta di legge che lo vuole porre al riparo da interventi ordinati dalla magistratura. La caccia indiscriminata della notizia per sostenere la richiesta di dimissioni di Fini è, in fondo in fondo, la riedizione attuale dello stesso metodo che fu in voga a cavallo degli anni ’40 e ’50 nei paesi comunisti. E non abbiamo difficoltà a riconoscere che i due sono bravissimi. Feltri e Belpietro stanno facendo un eccellente lavoro a favore del disegno berlusconiano, che qui possiamo definire, pornografico e disonesto. Di tutta questa vicenda noi non abbiamo capito una sola cosa: com’è possibile che il popolo della libertà, quella notevole massa di elettori cattolici moderati del partito di Berlusconi, non si sia finora fatta sentire per protestare contro questi metodi staliniani messi in atto dagli indecenti articoli dei due direttori. Dobbiamo trarre la conclusione che gli elettori cattolici di Berlusconi sono soddisfatti di questa campagna diffamatoria fatta di fango giornalistico fazioso e ordinata dai fratelli Berlusconi? Noi pensiamo che l’assordante silenzio dei berluscones cattolici abbia il significato di confermare l’idea che il cattolicesimo dei sostenitori del partito di Berlusconi sia in realtà un cattolicesimo “di parata” e che lo spirito di vendetta, la ripicca, il castigo di chi si è messo contro il Capo siano non solo accettati ma addirittura richiesti. E poi parlano di cattolicesimo. (v. approfondimenti [1] [2])

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