Francesco Cossiga è ricoverato in ospedale. E' una notizia che in questi giorni si trova su tutti i quotidiani. Come esseri umani che hanno appreso la notizia che un loro concittadino versa in gravi condizioni siamo dispiaciuti. Gli auguriamo una pronta guarigione. E' necessario però dire anche che l'ex Presidente emerito della Repubblica Italiana non è un cittadino qualunque e, soprattutto, è un uomo che ha avuto una grande responsabilità politica nel passato. Ci corre l'obbligo, pertanto, di non lasciare sotto silenzio l’evento e di ricordare chi è stato Francesco Cossiga. L’uomo è conosciuto come uno dei maggiori politici che hanno usato la polemica come arma politica. Famosi i suoi ‘sassolini nella scarpa’ tolti simbolicamente e sparati come pallini di piombo sui suoi destinatari causando gravi conseguenze sui riceventi. Più pertinente è l’immagine che ha voluto dare di sé come “picconatore” della Prima Repubblica. Un politico lontano anni luce dalla sobrietà e dalla discrezione che avrebbe dovuto mostrare, soprattutto come Presidente della Repubblica. Potremmo dire che è più famoso per le critiche e le invettive velenose appioppate “a destra e a manca” che come uomo politico dedito al bene comune. Insomma, noi lo abbiamo sempre visto come una calamità nazionale piuttosto che come un uomo politico dedito alla costruzione di una causa comune, tanto da affermare che questo paese ha dovuto subire i suoi modi acidi e spesso spietati come arma politica. In realtà è più conosciuto come dispensatore gratuito di titoli di Cavaliere della Repubblica come Presidente della Repubblica di cui, peraltro, ci vergogniamo di essere stati cittadini italiani durante il suo infelice settennato. Abbiamo conosciuto più di un professionista che ci ha candidamente confessato che ha ricevuto il titolo di Cavaliere della Repubblica senza nemmeno averlo richiesto. Insomma, un “vu cumprà” di cavalierati che dispensava gratuitamente per essere maggiormente riverito. Che figura! Ma la maggiore “anormalità” di Francesco Cossiga è stata a nostro parere un’altra. Si tratta di quella stravagante e infrequente dicitura di "Presidente Emerito" che ha sempre richiesto a chi si riferiva a lui o a chi lo intervistava. Ma emerito "de che" ci verrebbe da dire alla romana? Emerito per decreto ad presidentiam che non sta nè in cielo, nè in terra? Emerito forse per essere stato nominato Presidente del Comitato "Matti per Salemi"? O per essersi laureato in giurisprudenza a soli 19 anni e mezzo in un periodo storico in cui la scuola e l'Università erano in mano a nessuno? Oppure ancora per avere ottenuto dalla Sacra Rota la dichiarazione di nullità del suo matrimonio? Oppure, e arriviamo "al dunque", per le sue esternazioni polemiche sempre volte a dividere piuttosto che a unire? Ci ricorda un altro Presidente, questa volta del Consiglio dei Ministri, che spacciando il suo partito come Partito dell’Amore ha più fatto polemiche lui che tutti i sessanta milioni di italiani messi insieme. Per non parlare poi della mania ossessiva di considerare la sua nascita in Sardegna come la scusa più grande per mostrare il suo narcisismo e la sua sete di diversità con tutti gli altri politici del suo partito. Ha prodotto più guai lui a rivolgersi ai terroristi baschi fornendo loro un alibi per gli omicidi commessi contro lo Stato spagnolo che Berlusconi quando racconta barzellette o fa le corna o fa il cucù nei vertici europei. Ma com’è possibile una caduta di gusto, di forma e di sostanza così smisurata nell’elogiare da Presidente della Repubblica Italiana la lotta armata dei baschi dell’ETA sol perché hanno radici comuni di tipo linguistico con gli abitanti della Sardegna? Cose da rimanere sdegnati per un’intera esistenza. Purtroppo, questo paese non conosce misura: o le figure pubbliche sono grandi e realmente emeriti come i Dante, i Michelangelo, i Galileo, etc. oppure sono nani come il duo Cossiga-Berlusconi. Non ci sono compromessi, purtroppo.
giovedì 12 agosto 2010
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