mercoledì 4 gennaio 2012

Un prete con poco sacerdozio e molta finanza.

Don Verzè, il sacerdote che ha fondato l'Ospedale milanese "San Raffaele" è morto. A 91 anni ha lasciato questo mondo dopo una tempesta giudiziaria che l’ha visto indagato dalla magistratura per gli sperperi e gli imbrogli prodotti nell’amministrare il complesso ospedaliero milanese. Siamo costretti a tirare in ballo questo prete, a nostro parere poco sacerdote e molto finanziere, perché in un nostro precedente post avevamo lasciato in sospeso il giudizio sulla sua persona. Se non fosse stato per il Vaticano che si è accollato l'onere di risanare finanziariamente lo scandalo per un ammontare enorme di denaro a quest'ora ci sarebbe stato il fallimento in tribunale. Ci chiediamo come sia mai possibile che la Chiesa cattolica continui a commettere l’errore di produrre scandali del genere? Ancora una volta il mondo cattolico si mischia con uno scandalo finanziario e si trova al centro di interessi poco chiari. Di solito quando muore una persona sarebbe doveroso esprimere solo sentimenti di pietà umana. Normalmente è così. Ma in questo caso non crediamo sia possibile seguire questo modello di comportamento. Il defunto non ha eluso il prezzo di un gelato o di una mela. Il caro estinto ha manipolato centinaia di milioni di euro con presunzione, arroganza, faciloneria e interessi poco trasparenti. Aggiungiamo che è stato più di una volta sponsor di quel Silvio Berlusconi che a ripetizione, nell'ultimo decennio da Presidente del Consiglio, ha terremotato etica e morale e tutto diventa più chiaro. Don Verzè, o chi per lui, non può pretendere alcun riguardo quando si manipolano soldi e voti alla faccia della trasparenza e della irreprensibilità. La magistratura afferma che è andato sotto per più di 1 miliardo di euro. Ci domandiamo: come si fa in un momento di crisi terribile come quella che stanno attraversando l’Italia e gli italiani accettare l'idea che un defunto prete ha, a parere dei media, manipolato finanziariamente un colosso della sanità e poi pretendere di non essere soggetto a critiche? Ricordiamo ai distratti che un conto è la religione sotto il profilo spirituale e un altro conto è la politica dei religiosi, i quali ultimamente si sono interessati di faccende molto terrene e poco spirituali. Massimo rispetto e deferenza ai primi ma nessuno sconto ai secondi. La nostra è una società laica e non clericale. Non lo si dimentichi mai. Alla luce delle cose lette in questi ultimi mesi sulla figura controversa di Don Verzè noi diciamo una sola cosa: il suo comportamento non si può definire francescano. Tra le tante cose questo “prete imprenditore” ha avuto il coraggio di paragonarsi a Gesù Cristo in croce. Via, non è possibile accettare queste mistificazioni. Non vorremmo essere stati nei suoi panni quando si è presentato al Giudice Supremo.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Zeno,
concordo con Lei che il comportamento di Don Verzè non possa definirsi francescano. Ma bisogna comunque dire che a parte le questioni giudiziarie in cui è stato coivolto, di cui ancora non sono state accertate le sue responsabilità, Don Verzè è stato un prete " controcorrente ". Ha preso infatti posizioni autonome dal Magistero, per esempio sulle tematiche legate alla bioetica alla sessualità e alla ricerca scientifica, arrivando addirittura ad essere " sospeso a divinis ". Come poi non ricordare la sua amicizia con dei laici come Cacciari ,Vendola e Pannella.
Lo stesso Vendola addirittura voleva appaltargli il San Raffele del Mediterraneo a Taranto.
Non era un santo, sicuramente ma nemmeno un diavolo.

Zeno ha detto...

Caro Anonimo,
intanto grazie del commento. Quanto al contenuto, mi permetto di farle notare che ai miei occhi l'amicizia dei tre Signori che lei ha nominato è un ulteriore aspetto negativo a carico del Nostro. Essere amico di Massimo Cacciari, via, non è il massimo. Le ricordo che Cacciari è lo stesso individuo che propose anni fa di spezzare il PD in un PD del Nord e l'altro del Sud. Concorderà che non si è trattato di una trovata intelligente. A Vendola, oltre al colore e alla nebulosità dei suoi discorsi, non gli riconosco altro che la coerenza del disegno di un post-comunista autentico. Quanto a Pannella dico solo che si è incartapecorito a portare avanti il disegno di far uscire dalle carceri i condannati. Ma non è più facile costruire più carceri per evitare il degrado della vita dei carcerati? Ma Pannella vuole stupire. A lui non basta essere originale. Vuole essere anche contro-corrente. Infine, mi lascia perplesso la sua conclusione. Dire che un prete non era un santo ma neanche un diavolo, mi creda, non è un vanto per chi si è paragonato a Gesù in croce. Va da sè che quando un prete maneggia milioni di euro è più pericoloso di uno speculatore di finanza. Mi creda.

Ciccillo ha detto...

Niente di nuovo al di là del Tevere.
I protagonisti, seppur invecchiati o sostituiti da prestanomi successivi, sono sempre gli stessi dai tempi del Banco Ambrosiano: la chiesa (la finanza bianca), la massoneria (più o meno segreta) e la mafia, i 3 unici veri nemici di un paese normale e democratico. Al confronto perfino la dicotomia leghista (e di Cacciari) nord-sud fa sorridere.
Non è il primo scandalo e non sarà l'ultimo, finché i 3 'protagonisti' sopravviveranno.

Jonny Dio ha detto...

Scandali del genere possono permettersi di produrli perchè non sono altro che piccoli incidenti di percorso di un sistema che produce talmente tanto potere, che non bastano nemmeno i soldi per misurarlo; infatti tirano fuori un miliardo senza battere ciglio, sono ben pochi i soggetti che se lo possono permettere senza ripercussioni significative, e senza nemmeno bisogno, come sempre capita in questi casi, di addossare al morto tutte le responsabilità. Oltretutto, dato che la cosa viene aggiustata presto e bene, si smetterà presto di parlarne, e per la maggior parte della gente lo scandalo non esisterà più.
Nella remota eventualità che qualcuno avesse dubbi, è anche la dimostrazione che questo sistema di potere funziona.
Dopo trecento anni siamo ancora fermi a nobiltà (senza titolo ma con privilegi e relative modalità di accesso sostanzialmente invariati), clero e terzo stato. E del clero non te ne liberi neanche con la rivoluzione.

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