Il primo impulso è stato quello di pensare a chi dei due l’ha fatta più grossa. Ci riferiamo alle due notizie più sensazionali di oggi, relative alla carenza di etica di due personaggi che in modo diverso operano nella società italiana. La prima. Il giudice costituzionale Luigi Mazzella, nominato dal Presidente del Consiglio all’alta carica della giustizia italiana, invita a cena a casa sua il medesimo Presidente del Consiglio e dopo essere stato scoperto in questo “conflitto di interesse” non solo non si pente per la “leggerezza” commessa (è stata minata, dicono le opposizioni, l’imparzialità e l’indipendenza della Corte) ma addirittura contrattacca, affermando che per l’amico Silvio lo rifarebbe subito. L’altra. Il titolare di un noto ristorante nel centro di Roma, chiamato il "Passetto", è stato denunciato dagli agenti della Polizia di Stato per truffa ai danni di due fidanzati giapponesi in vacanza a Roma, perchè a fine pranzo la coppia ha dovuto pagare un conto salatissimo. Per due semplici pasti completi, con vino e acqua, la cifra addebitata loro sulla carta di credito è stata di 689,50 euro, mancia compresa. Che dire dei due fatti?
Una semplice deduzione, ci porta a considerare il secondo fatto e, cioè, che il pranzo per i due giapponesi, che è costato loro mezzo stipendio mensile di un operaio, sembra essere più grave della cena che il giudice costituzionale ha offerto al Presidente del Consiglio Berlusconi e agli altri illustri commensali. Dicono le cronache che è costato più il pranzo per i due fidanzatini del Sol Levante che la cena per i quattro apprezzati ospiti, oltre ai due padroni di casa. Da questo punto di vista, dunque, il vero “mascalzone latino” è stato il titolare del ristorante che in un solo colpo ha fatto perdere credibilità alla categoria dei ristoratori romani (c’erano dei dubbi?). Noi non siamo di questo avviso e non perché Silvio Berlusconi ci fa antipatia. No. A nostro giudizio il vero “mascalzone latino” che in questo caso si dovrebbe chiamare lo “sfrontato Azzeccagarbugli” è il giudice della Consulta, il quale non ha avuto neanche il decoro di riconoscere di avere effettuato un invito “inopportuno”. Stiamo zitti sui motivi che hanno indotto i due, anzi i tre, perché alla cena era presente anche l’altro giudice costituzionale Paolo Maria Napoletano, oltre ai fidatissimi ministri Alfano e Letta, a essere presenti contemporaneamente quando tra qualche mese la Corte dovrà prendere la decisione di giudicare costituzionale o meno il Lodo Alfano che, come è noto, interessa in maniera vitale Silvio Berlusconi perché se la decisione della Corte gli sarà favorevole sarà uno dei soli quattro italiani che non potrà essere indagato dalla magistratura per nessun reato. Oo mai vist ón teater compagn!
giovedì 2 luglio 2009
Parafrasando Dante Alighieri: più che ‘l dolor poté la faccia tosta.
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