domenica 20 giugno 2010

L’Homo Italicus: dalla spensieratezza alla volgarità.

Chi ha qualche capello bianco in testa ricorderà con piacere che gli italiani di una volta erano un popolo cortese e pieno di garbo. Chi non ricorda il riguardo nei rapporti con gli altri, la disponibilità nei rapporti sociali, le buone maniere nei rapporti quotidiani e la cordialità nei rapporti, anche delicati, della contesa o della contrapposizione? Senza andare a scomodare Goethe (in realtà lo scomoda, e bene, Domenico De Masi che nel suo interessante articolo “la scienza del buon vivere” pubblicato su Style n.7, Luglio 2010 che consiglio di leggere) – il quale più scendeva nella Penisola verso il Sud e più riconosceva agli indigeni qualità elevate, come l’accoglienza, la disponibilità, l’estroversione, l’allegria e la generosità nei rapporti sociali e umani - adesso c’è solo volgarità, scostumatezza, livore, trasgressività, inciviltà e cafonaggine. Vero o no? In realtà De Masi va al di là di una analisi superficiale della questione, mettendo in evidenza da un lato analisi dei bisogni e dall’altro conseguenze del loro soddisfacimento. Ma a noi interessa capire piuttosto chi e perché ha prodotto questi guasti. Ci rendiamo conto che chi scrive su un giornale come Il Corriere della Sera non ha la nostra libertà nel denunciare i nomi e i cognomi dei politici responsabili. Noi colmiamo questo vuoto, prendendoci la libertà di individuarli e di denunciarli. Prima però desideriamo pubblicare un passo molto efficace e intelligente di De Masi a proposito dei nuovi italiani. Dice De Masi che : “Ai tempi di Goethe eravamo un popolo modello di accoglienza, allegria e gentilezza. Oggi a guardare la violenza dei programmi televisivi è impossibile riconoscerci in quel Paese. […] da maestri di vita cortesi ci siamo trasformati in voraci cafoni assatanati, sempre pronti a scavalcare gli altri nelle file, frodare il fisco nei ristoranti, profittare del turista per spennarlo, sfruttare lo straniero disprezzandolo, urlare quando usiamo il telefono, sgambettare il collega per superarlo in carriera”. Tutto vero. Cerchiamo di capire, brevemente, quando e perché si è creato questo iato nella mutazione dei pregi dell’italiano medio in altrettanti difetti. Tutte le virtù scomparse, a nostro giudizio, sono da imputare a due processi inarrestabili di questi ultimi trent'anni: l’avvento della televisione privata e la rilassatezza dei costumi etici per la trasformazione della politica da servizio “al paese” a “servizio al potente”. Gli elementi cardini della società attuale, che giustificano il cattivo cambiamento delle virtù in vizi, sono da ricercare nell’avere spostato il tema della televisione e della politica da “servizio” a “piacere”. La tv, all’inizio, serviva gli abbonati con i telegiornali, con programmi educativi e con programmi di intrattenimento di apprezzato spessore culturale che nel mentre limitavano le trasgressioni (niente parolacce, niente pornografia, niente cafonaggine, niente litigi, ecc.) esaltavano l’esatto opposto (morigeratezza, equilibrio, sobrietà, apertura all’Europa con programmi quali il festival della canzone europea, i giochi senza frontiere, ecc.). La politica era fortemente ideologizzata, gli iscritti ai partiti, riconosciamolo, lavoravano per il partito e non per la propria tasca, gli uomini politici - essendo eletti con la preferenza - erano più direttamente collegati a una visione di libertà e di autonomia della propria funzione e non di totale dipendenza dal Capo, che adesso li nomina, bontà Sua, parlamentari. Dunque, politica e informazione avevano dei paletti etici e dei significati morali che adesso non esistono più. In altre parole, vi erano dei limiti morali oltre i quali non si poteva andare, pena l’eliminazione dal giro e il ludibrio generalizzato, senza privacy. E si viveva meglio. Adesso, con l’avvento di questa televisione privata e di questa politica come premio all’appartenenza all’azienda, tutto è cambiato in peggio. Adesso rispondete, se volete, a una semplice domanda che comporta la individuazione del responsabile del degrado. Chi, secondo voi, è arrivato ad avere l’azienda televisiva privata più potente d’Italia che influenza, direttamente o indirettamente, l’intera società italiana? Chi ha preso tutto il potere politico (in primo luogo il rastrellamento dei politici dell’ex-partito di Craxi) facendolo degenerare (insieme agli altri) in tangentopoli della seconda Repubblica? E chi ha fomentato e fomenta l’odio per l’avversario, dividendo gli italiani invece di unirli? Se siete stati in gamba a capire chi è stato costui che attualmente fa vedere questa tv e produce questa politica siete a metà del guado. E a chi va, secondo voi, l’altra parte della colpa? Risposta: alla Tradizionalissima, Importantissima et Unica Istituzione che avrebbe dovuto mettere in pratica il detto “libera Chiesa in libero Stato” con l’obbligo (secondo il dettato dei Vangeli) di criticare i ricchi e i potenti, scacciandoli fuori dal Tempio, se non avessero fatto gli interessi dei poveri, dei diseredati e dei giusti (leggansi: lavoratori dipendenti con stipendi da fame che pagano tutte le tasse, salariati, cassintegrati, licenziati e pensionati al minimo). Noi la pensiamo così. Provate voi, se ne siete capaci, a fare una analisi differente di quella che abbiamo proposto noi. Se siete capaci.

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